Il libro recensito oggi dal nostro “club” è American Gods di Neil Gaiman, pubblicato per la prima volta nel 2001. L’edizione letta è quella degli Oscar Mondadori (2016 – 528 pagine), la cui traduzione è stata affidata a Katia Bagnoli. Il romanzo ha vinto nel 2001 il premio Bram Stoker, mentre nel 2002 il premio Nebula e il premio Hugo.

American Gods – La Trama

Uscito di prigione dopo tre anni, Shadow si imbatte in un enigmatico, tanto eccentrico, Mister Wednesday che gli offre di lavorare per lui, ufficialmente come guardia del corpo. Pochi giorni prima del suo rilascio Shadow viene a sapere della morte di sua moglie Laura, pertanto, ormai senza risorse, né tantomeno più un famiglia, accetta l’insolita. I due viaggiano su e giù per gli Stati Uniti imbattendosi nelle bizzarre conoscenze di Wednesday, le quali non sembrano molto amichevoli nei suoi confronti.

Solo dopo Shadow scoprirà la vera identità del suo nuovo capo, il quale si rivela essere niente di meno che il dio Odino, giunto in esilio in America con una nave di vichinghi. Odino/Wednesday non è ovviamente l’unica divinità “sopravvissuta” e quasi tutti gli strani personaggi in cui si imbattono si rivelano esserlo, impegnati in una “nuova vita” e un nuovo mestiere, come Chernobog (antica divinità slava), ridotto a vivere della pensione maturata negli anni di lavoro al macello di Chicago. Il piano del padre degli dei nordici è raccogliere alleati per muovere guerra contro le Nuove Divinità, come ad esempio La Televisione, colpevoli di averli sostituiti nel tempo, costringendoli a un miserabile oblio.

L’autore

Definire Neil Gaiman (Portchester, 10 novembre 1960) solamente uno scrittore sarebbe riduttivo, egli è infatti anche un fumettista, un paroliere (Alice Cooper, Tori Amos) e uno sceneggiatore, tuttavia l’aggettivo più corretto per descriverlo è certamente “visionario”.

Tra le sue opere più famose, oltre ad American Gods, ricordiamo la saga fumettistica di Sandman, la miniserie, sempre a fumetti, 1602, Good Omens (tr. Buona apocalisse a tutti!), Coraline e Stardust. Molte delle sue opere principali sono state adatte per il grande e piccolo schermo, come ad esempio American Gods e Good Omens, dalle quali Amazon Prime Video ha ricavato delle serie TV in live-action con un cast d’eccezione che ha visto coinvolti attori del calibro di Michael Sheen, David Tennant e Ian McShane

American Gods – Un commento personale

!Possibili Spoiler!

L’idea di base è a dir poco interessante. Cosa alimenta un dio? Di cosa ha bisogno un essere supremo che tutto può? Di Ambrosia? No, “semplicemente” di un pubblico. Un dio trae potenza da coloro che credono in lui, pertanto la sua vita dipende dai suoi credenti. Una prospettiva che può sembrare banale, tuttavia per certi versi rovescia la consuetudine del “dio creatore” trasformando la divinità in “qualcosa di creato” dagli stessi uomini. Come nasce un dio? Da qualcuno che lo immagina e inizia a desiderarlo, ad amarlo, a pregarlo. Un divinità è pertanto, nel testo di Gaiman, qualcosa di estremamente naturale, anche quando è un’entità tecnologica e futuristica (come Mr. World) che lotta e si reinventa per mantenersi sulla bocca di tutti. Mai più vero fu il detto dell’immortale Oscar Wilde “purché se ne parli”.

Il libro, pertanto, concettualmente parlando, è un testo innovativo che strizza l’occhio agli studi storico-religiosi e antropologici, peccato che da un punto di vista della lettura sia molto poco scorrevole e che il finale, viste le “epiche” premesse, rischi di deludere un po’.

Voto 7 (soprattutto per l’idea)

Era un sogno e nei sogni non si ha scelta; o non ci sono decisioni da prendere, oppure le decisioni sono state già prese molto prima che il sogno avesse inizio

Dario Bettati

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