Il libro recensito oggi dal nostro “club” è Gli esploratori dell’infinito di Yambo (pseudonimo di Enrico Novelli) pubblicato per la prima volta nel 1906. L’edizione letta è quella illustrata (dallo stesso autore) della Cliquot (2019 – 285 pagine), con prefazione di Gianfranco De Turris e una postfazione di Fabrizio Foni.
Gli esploratori dell’infinito – La Trama
Prima decade del ‘900. Giorgio Halt è un redattore del quotidiano senza successo della Of the Good Young Gazette, testata di proprietà del filantropo miliardario Harry Stharr, personaggio curioso e in controtendenza con l’epoca. Il 10 Novembre del 1908 la rivista è la prima ad essere informata della notizia di un asteroide entrato nell’orbita terrestre e, causa la forza di gravità, divenuto in tutto e per tutto un nuovo satellite del nostro pianeta, ma distante solo 12 Km dalla superficie. L’asteroide viene battezzato Cupido.
Poche settimane dopo Harry Stharr proporrà al suo dipendente Giorgio Halt, dietro pagamento, di accompagnarlo in esplorazione dell’asteroide con lo scopo di abitarlo definitivamente. Tuttavia, giunti su Cupido, dove il giorno e la notte durano non più di 42 minuti, scopriranno d non essere soli e da quel momento inizieranno le loro disavventure, nonché il loro fantastico viaggio per il sistema solare.
L’autore
Yambo, pseudonimo di Enrico de’ Conti Novelli da Bertinoro (Pisa, 5 giugno 1874 – Firenze, 29 dicembre 1943) è stato uno dei più celebri scrittori, nonché illustratori e fumettisti, della prima metà del ‘900. Possiamo considerarlo in tutto e per tutto uno dei pionieri del genere fantascientifico in Italia, non solo dal punto di vista letterario ma anche cinematografico, infatti scrisse, diresse e interpretò Matrimonio interplanetario, cortometraggio muto del 1910, pellicola che rappresenta probabilmente l’esordio della cinematografia italiana nel genere.
Gli esploratori dell’infinito – Un commento personale
!Possibili Spoiler!
Un testo di fantascienza “liberty”, così lo definisce De Turris nella prefazione, nonostante lo stesso autore, in una nota iniziale, non lo definisca neanche un libro, ma piuttosto uno scherzo. Io lo definisco un “simpatico” trattato di fantascienza, intesa proprio come scienza fantastica o del fantastico.
Due i temi principali: il primo è il viaggio, con la relativa scoperta “dell’altro”, dello sconosciuto, di un qualcosa del quale si è solo sentito parlare da terze persone o nelle storie; il secondo è una raffinata critica alla società moderna (dell’epoca, ma sempre molto attuale) la quale impedisce all’essere umano di vivere in pace, qualunque sia il concetto di pace e benessere personale di ognuno, tanto che tale benessere sembra raggiungibile solo “cambiando pianeta”, come da desiderio del filantropo Harry Stharr. Parlando proprio proprio di lui e del suo compagno ma anche opposto Giorgio Halt non si potrà non notare, leggendo l’opera, della loro netta contrapposizione quasi sul modello yin-yang. Il primo ricchissimo, filantropo, onorevole, vegetariano e squisito nei modi, il secondo sempre in bolletta, pigro, bevitore e decisamente terra-terra. I due rappresentano i pesi di una bilancia che continuamente cerca di equilibrarsi: ricchezza contro povertà, astrattezza contro concretezza, virtù contro vizio.
Perché leggere Gli esploratori dell’infinito? Perché è una fantasticheria che ti insegna a fantasticare.
Voto 8 (soprattutto per i personaggi)
“Così venne che Sir. Harry comprasse il pianeta Cupido per un dollaro. Anche questo fatto, semplice ma strano, meritava di essere registrato nella storia dei mondi”
Dario Bettati
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