Il David è la celeberrima ed ormai iconica scultura realizzata in marmo da Michelangelo Buonarroti. Databile tra il 1501 e l’inizio del 1504 è conservata nella Galleria dell’Accademia a Firenze. Michelangelo, che all’epoca aveva solamente venticinque anni, decide di accettare la sfida forse più grande della sua carriera.
Il David fu commissionato all’artista, il 16 agosto del 1501 dai consoli dell’Arte della Lana e dagli Operai del Duomo di Firenze, con il vincolo di scolpire la figura da un grande blocco di marmo che giaceva abbandonato presso il cortile dell’Opera del Duomo. Michelangelo inizia però i lavori il 9 settembre 1501, provando la durezza del blocco sbozzandolo con qualche colpo di scalpello. In questa data storica, a distanza di ben 520 anni, ripercorriamo insieme la storia della creazione di uno dei simboli del Rinascimento Italiano.
Il David di Michelangelo, l’inizio del capolavoro
Nel settembre del 1501, Michelangelo inizia quindi a lavorare sulla statua, completandola nell’arco di un triennio. La statua era da collocare in uno dei contrafforti esterni posti nella zona absidale della cattedrale di Santa Maria del Fiore. L’artista sceglie di raffigurare David nel momento di massima concentrazione mentale prima di affrontare Golia, che fissa con sguardo penetrante ed espressione cupa. Le narici dilatate e una smorfia della bocca mostrano la fierezza dell’eroe biblico unita a un certo disprezzo per il suo avversario.
L’impresa era molto difficile, perché il blocco di marmo da usare, chiamato “il Gigante” per la sua grandezza, era stato già sbozzato dai tentativi di altri scultori, rendendolo inutilizzabile in teoria. L’enorme blocco di marmo bianco era infatti già stato abbozzato prima da Agostino di Duccio nel 1463-1464 e poi da Antonio Rossellino nel 1476. Abbandonato da entrambi per le caratteristiche non ottimali del pezzo, era stato sgrossato rozzamente e questo limitava le possibilità di intervento.
Un blocco di marmo problematico
Nonostante le difficoltà, Michelangelo in soli tre anni di lavoro, consegna alla storia un gioiello. Si trattava di un’impresa che non aveva precedenti nell’arte rinascimentale e che era già stata tentata due volte. Questo non era l’unico problema che Michelangelo dovette fronteggiare. Un altro problema principale era la fragilità del marmo, in quanto di scarsa qualità. La forma del blocco, così alta e stretta faceva pensare non possibile lo sviluppo anatomico della figura all’interno del blocco. Alcune zone del blocco stesso poi erano particolarmente fragili e friabili specialmente quella sotto l’attuale braccio sinistro.
Michelangelo però riesce nell’impresa. Si mette effettivamente all’opera il 13 Settembre. Il 14 ottobre fa costruire un recinto di tavole attorno al suo campo di lavoro per occultare la vista del suo cantiere e non essere disturbato dagli occhi indiscreti di chi voleva vedere “il gigante” in lavorazione. Il 23 giugno 1503, alla festa di S. Giovanni, patrono cittadino, venne aperto il recinto ed invitata la popolazione ad ammirare l’opera che era già a buon punto.
Il David è completo
Il 25 gennaio 1504 la statua viene definita “quasi finita” e si procede a nominare una commissione per decidere la collocazione. A maggio del 1504 la statua fu trasportata nella sua sede definitiva. Nonostante l’iniziale destinazione alla base della commissione dell’Opera del Duomo, la Signoria decide di farlo diventare il simbolo della città. Dunque, la statua trova posto nella piazza della Signoria.
Il David di Michelangelo diventa così una delle sculture più famose di tutti i tempi. Alta più di cinque metri, è un capolavoro assoluto, simbolo del Rinascimento, di Firenze e dell’arte italiana nel mondo.
“Perché in essa sono contorni di gambe bellissime et appiccature e sveltezza di fianchi divine; né mai più s’è veduto un posamento sí dolce né grazia che tal cosa pareggi, né piedi, né mani, né testa che a ogni suo membro di bontà d’artificio e di parità, né di disegno s’accordi tanto. E certo chi vede questa non dee curarsi di vedere altra opera di scultura fatta nei nostri tempi o ne gli altri da qualsivoglia artefice”
“Vite” di G. Vasari.
Ilaria Festa
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