Lontano dal dj set del Papeete, Matteo Salvini incassa la maggioranza per il decreto sicurezza bis.
Il Ministro dell’Interno , è così sicuro dell’esito positivo delle votazioni, a tal punto da abbandonare l’aula di Palazzo Madama subito dopo aver espresso il suo voto.
A confermare la sua tesi, sarà il monitor pochi minuti dopo. Con 160 voti a favore e 57 contrari, il decreto sicurezza bis è legge.
L’aula del Senato diventa ancora una volta teatro di insofferenza e malcontento.
Da un lato un gruppo ristretto di senatori grillini che mal digeriscono il provvedimento approvato, e dall’altro l’opposizione che sventola striscioni con scritto ” Non sprechiamo l’umanità”.
Scenari ai quali tutti noi, ormai telespettatori passivi, siamo abituati ad assistere.
” Una bellissima giornata, quella di oggi, un grande traguardo è stato raggiunto per il bene degli italiani” esulta entusiasta Salvini.
” E vi aggiungo che non è di certo un caso se è accaduto oggi, poiché cade nel giorno del compleanno della Vergine Maria”afferma con gli occhi lucidi il vicepremier leghista.
I punti più discussi del decreto sicurezza bis
I punti più discussi del nuovo provvedimento riguardano in particolare l’inasprimento delle pene per le Ong ed un’intensificazione delle sanzioni per l’oltraggio all’ordine pubblico.
Nel concreto, il Ministro dell’Interno, potrà “limitare o vietare” l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale per motivi di sicurezza o di ordine pubblico.
E’ stata introdotta una sanzione amministrativa da 150 mila euro fino a un milione e la conseguente confisca dell’imbarcazione.
L’arresto del comandante se resiste o commette violenza contro una nave militare.
Sono stati aumentati i fondi delle operazioni di polizia contro il reato di immigrazione clandestina.
Introdotti nuovi e più pesanti aggravanti per il reato di minaccia e violenza contro il pubblico ufficiale.
L’ultima parola spetta al Capo dello Stato
A distanza di dieci mesi dal precedente decreto sicurezza, restano molte perplessità, soprattutto sul versante costituzionale.
Già nel primo provvedimento approvato nell’ottobre 2018, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarela, espresse in una lunga e dettagliata lettera le sue perplessità, sottolineando la necessità di dover far fede agli obblighi costituzionali ed internazionali di Stato.
Questa volta a detta di molti giuristi, non sarà escluso lo stesso comportamento, se non addirittura un vero e proprio stop dalla Consulta.
Intanto Matteo Salvini volta pagina, ancora tanti i nodi da chiarire e soprattutto da far digerire all’agonizzante partner di coalizione.
Ci aspetta un autunno caldo, ammesso che il nostro Governo ci arrivi, fatto di Tav o non Tav e legge sull’autonomia regionale. Ci sarà da divertirsi, si spera.