Manovra nel segno della crescita, nel frattempo i dati Istat fotografano un Italia in recessione. L’Istituto Statistico diffonde i numeri riguardanti la produzione industriale. Ingrana la retromarcia il settore automobilistico, 5,1% in meno negli ultimi 11 mesi.

Salvini, Conte, Di Maio e Giorgetti (CREDITS: corriere.it)

Mi attendevo e temevo un dato negativo della produzione industriale: già i dati per alcuni partner europei erano stati anticipati, ed era difficile che anche per l’Italia non fosse di segno negativo. Ma ancor di più è importante aver anticipato prima e compreso che sarebbe stata questa la ragionevole evoluzione del trend economico e ancora per questo è stato ancor più importante intervenire con quella manovra economica nel segno della crescita e dello sviluppo sociale”.

Queste le parole del Presidente Conte, un intervento volto a rassicurare i mercati e gli italiani. L’indole da “pompiere” del Premier è quantomai utile in questo momento all’esecutivo.

Il dato di Novembre 2018 indica una diminuzione della produzione industriale dell’1,6% rispetto ad Ottobre e del 2,6% rispetto a Novembre 2017. Il Pil italiano, tornato per la prima volta dopo quattro anni con i segno meno (-0,1%) fa da “traino” alla situazione dell’industria. Qualora questo segno non dovesse cambiare nei prossimi mesi, l’Italia si ritroverebbe davanti a un serio rischio di recessione.

A questo punto entrano in campo le previsioni di crescita, generose dalle parti di Palazzo Chigi. Nella prima versione della Manovra, la stima di crescita era addirittura dell’1,5%. Successivamente questa previsione è stata rivista al ribasso, 1,1%. Ad oggi le voci non confermate, anche interne alla maggioranza, vedrebbero una crescita dello 0,5%. Una percentuale addirittura più bassa di quella espressa dal Fondo Monetario Internazionale (0,9%). Quella dello 0,5% è una stima confermata invece da Goldman Sachs , una delle maggiori banche di investimento americane.

La chiave del successo o del fallimento del Governo del Cambiamento è il segno che ci sarà di fronte alle prossime misurazioni del pil. Sperando che le prime previsioni di Palazzo Chigi non siano state troppo “generose”.

Federico Rago