Un nuovo e corposo taglio annunciato da Gazprom all’Eni e lo stop ai flussi via gasdotto alla Francia segnano un’altra giornata nera sul fronte energia per l’Europa e l’Italia.
La guerra del gas con Mosca è ormai entrata nel vivo e vede emergere via via con maggiore chiarezza la strategia del Cremlino: intrappolare il Vecchio Continente in una spirale fatta di prezzi alle stelle e approvvigionamenti sempre più a singhiozzo.
Il costo del metano alla borsa di Amsterdam è balzato del 43% in una settimana, passando da 82,5 a 117,74 euro, con un picco di 134 euro al MWh registrato dopo i nuovi tagli resi noti dai russi. Il trend potrebbe peggiorare e sulla tenuta degli stoccaggi comuni in vista dell’inverno nelle capitali europee comincia a pendere un minaccioso punto interrogativo.

La giornata si è aperta con le brutte notizie per l‘Italia. A fronte di una richiesta giornaliera da parte di Eni pari a circa 63 mln di metri cubi, Gazprom ha comunicato che ne fornirà solo il 50%. Ma il governo è pronto nel caso di un’emergenza sui rifornimenti di energia. Mosca ha ridotto mercoledì scorso il gas dando come motivazione ufficiale il fatto che, a causa delle sanzioni, mancano pezzi di ricambio per la manutenzione dei gasdotti
“Potrebbe essere una piccola rappresaglia“, ipotizza anche il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. Un avvertimento ai Paesi europei più dipendenti dal gas russo. Anche la Germania ha visto ridursi il flusso in entrata. “Abbiamo tutte le contromisure pronte” ha comunque rassicurato Cingolani. “Ma la prima cosa da capire è se questa diminuzione si stabilizza o se è solo un episodio. Vediamo cosa succede nei prossimi tre giorni, e poi la settimana prossima decideremo“
Il primo provvedimento sarebbe la limitazione del riscaldamento nelle abitazioni private e negli uffici. Potrebbe essere imposta una temperatura massimo inferiore di uno o due gradi e anche un numero definito di ore per l’accensione degli impianti