Anton Čechov nasce il 29 gennaio del 1860, è stato un noto drammaturgo del teatro russo.  Figlio di un servo della gleba, si laurea in medicina e durante gli anni dell’università coltiva la sua passione per la scrittura. Collabora con molte riviste letterarie russe come “Il Pensiero russo“, “Il Messaggero del Nord” e gli “Elenchi russi”. Durante la sua carriera letteraria ci regala più di seicento opere, che arricchirono il patrimonio teatrale russo e che divennero famose in tutto il territorio internazionale. Tra sue le opere più celebri troviamo il suo ultimo lavoro intitolato ll giardino dei ciliegi del 1904. Dopo il grande successo di quest’ultimo spera di guarire dalla tubercolosi e si reca in Germania. Muore però molto giovane il 2 luglio 1904 a soli 44 anni.

Il giardino dei ciliegi, uno spaccato autobiografico dell’autore

Il Giardino dei ciliegi, Cechov ph. by Novara Today
Il giardino dei ciliegi

L’opera è composta tra il 1903 e il 1904 da Anton Čechov, il quale muore poco dopo questo suo ultimo capolavoro. E’ diviso in quattro atti a tratti autobiografici. La madre dell’autore infatti, tanti anni prima, si trovò in ristrettezze finanziarie, truffata da alcuni imprenditori che le avevano promesso di costruirle una casa. Per saldare i debiti la donna dovette vendere la proprietà di famiglia in cui Anton aveva trascorso l’infanzia. Questo evento segna irrimediabilmente la gioventù dell’autore che ne riporta la sofferenza proprio in quest’opera. Il giardino dei ciliegi dipinge le vicissitudini di una famiglia aristocratica russa e del ritorno nella loro proprietà, circondata da un’immensa coltivazione di ciliegi. Quest’ultima verrà messa all’asta per saldare i debiti che la famiglia aveva accumulato. L’opera è ambientata nel 1861, epoca nella quale cominciò lentamente la decadenza della nobiltà russa. La protagonista è Ljuba che manca da casa da ben cinque anni, durante i quali aveva sperperato quasi tutto il suo patrimonio.

Il tema trattato rispecchia a pieno la forza lavoro e l’economia del tempo in cui in Russia viene abolito il sistema feudale

Principalmente il testo teatrale è incentrato sulla problematica di poter conservare il casolare ma alla fine Ljuba sarà costretta a venderla e a lasciare quella che fino a poco tempo prima era un valore affettivo inestimabile. Gli alberi di ciliegio abbattuti nell’ultimo atto ne spiegano profondamente e inequivocabilmente il senso. Il tema trattato rispecchia a pieno la forza lavoro e l’economia del tempo in cui in Russia viene abolito il sistema feudale a favore della nascita della borghesia. La protagonista è Ljuba, aristocratica descritta da Čechov come una donna con le mani bucate, irrefrenabile ma che in realtà rimane travolta dagli eventi. Viene narrato in prima battuta il suo ritorno nella casa natale dopo cinque lunghi anni. La donna si era allontanata dopo la morte del figlio, tragicamente annegato nel fiume vicino la tenuta. L’avvenimento spinge Ljuba a trasferirsi per qualche tempo a Parigi. La proprietà ha nome ”Il giardino dei ciliegi”, per gli splendidi alberi in fiore che li circonda. Dopo aver prosciugato il patrimonio familiare la donna si reca quindi al giardino dei ciliegi con il peso di doverlo presumibilmente vendere per sanare  debiti.

Il giardino tanto caro a Ljuba, tra ricordi e sofferenza

A seguito di Ljuba fanno il loro ingresso alla tenuta le sue due  figlie, Anja e Varja, e il fratello Leonid Gaev. Leonid è un personaggio molto infantile, spesso ripreso da tutti, anche dai servitori che lo scherniscono soventemente. E’ un uomo che rimane particolarmente ferito dalla vendita della proprietà di famiglia, legato profondamente ai ricordi del passato. La giovane Varja è stata adottata e ci viene presentata come da sempre innamorata del mercante Lopachin. Quest’ultimo però si rivelerà ancora troppo legato alla madre della ragazza, e per questo non riuscirà mai a lasciarsi andare con la ragazza. Lopachin propone a Ljuba di dividere in lotti il terreno per costruirvi alcune villette. La vendita di queste ultime avrebbe potuto fruttare abbastanza, evitando così la vendita dell’intera proprietà. Il pensiero del disfacimento del giardino tanto caro a Ljuba e al fratello Gaev li angoscia e i ricordi legati a quella terra li fanno desistere e temporeggiare.

Ho comprato la tenuta dove mio padre e mio nonno erano schiavi

La proprietà finisce così all’asta. Il dramma si conclude con un fraintendimento amoroso fra Varja e Lopachin, nel quale il giovane commerciante non riuscirà a dichiararsi. Quest’ultimo riuscirà ad aggiudicarsi la proprietà all’asta e comincierà ad abbattere gli alberi dei ciliegi. Famoso rimarrà il suo annuncio riguardante la compravendita “Ho comprato la tenuta dove mio padre e mio nonno erano schiavi... Venite a vedere come Ermolaj Lopachine entrerà con un’ascia nel giardino dei ciliegi, come gli alberi cadranno a terra..”. Ad acquistare quindi la tenuta è un figlio di servitori, da sempre impegnati a lavorare nella villa. L’opera si conclude con l’anziano cameriere Firs, molto malato che decide di restare ancorato alla tenuta. Egli viene probabilmente paragonato alla nobiltà russa legata a beni materiali e al lusso dell’epoca. Ljuba riparte in concomitanza con la distruzione del suo amato giardino. Tutti i contadini sono venuti a salutare Ljuba. In questo frangente la donna ci appare molto provata, intenta nel suo ritorno a Parigi.

Il ricordo delle vecchie generazioni e la fine della servitù

Nel frattempo Lopachine offre champagne a tutti per festeggiare la vendita. Lopachine e Varja non coroneranno il loro sogno d’amore. Ljuba e Gaev si abbracciano piangendo. ll vecchio servitore è l’unico a rimanere in casa. Gli  alberi di ciliegio che si accasciano a terra chiudono tristemente la tragedia. Nell’opera i ciliegi sono paragonati alla servitù della gleba, che alla fine del racconto vengono abbattuti. Questo tratto dell’opera sta quindi a rappresentare la fine della servitù. In effetti in chiusura è proprio Muzhik, ex servitore, che si adopera per tagliare gli alberi.

Sabrina Baiocco

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