Il giardino segreto di F.H.Burnett è un classico per la Letteratura per l’Infanzia, e in occasione dell’anniversario di nascita della scrittrice è d’obbligo ricordare uno dei suoi capolavori letterari per ragazzi. Pubblicato nel 1911, Il giardino segreto è un romanzo rivoluzionario ricco di spunti pedagogici e riflessivi: la maturazione dei protagonisti, la rinascita attraverso la natura circostante e, successivamente, l’analisi del giardino come metafora dell’esistenza.
Il giardino segreto: il potere salvifico della natura e gli spunti pedagogici
Un libro rivoluzionario per il tempo, considerando che, Il giardino segreto, ribalta completamente i principi pedagogici di quel periodo. F.H. Burnett, infatti, sottolinea una nuova visione educativa. La vita all’aria aperta che, sin dalla giovane età, favorisce vigoria e un buon equilibrio psicologico; l’amicizia reciproca, la possibilità dei ragazzi di educarsi da soli senza l’intervento di un adulto. Tesi pedagogiche contrastanti con le convinzioni del periodo: l’amicizia doveva essere supervisionata da un adulto poiché, fuorviante; la vita all’aperto poteva predisporre gravi patologie; i giochi fra bambini di sesso opposto erano limitati e considerati disdiscevoli.
In contrasto con i principi didattici di Europa e Stati Uniti, il libro della Burnett, finì per rivelarsi un vero e proprio manifesto educativo innovativo e rivoluzionario. Nel testo sono presenti particolari appartenenti alla biografia della scrittrice: dalla passione per il giardinaggio, considerata dalla stessa formativa e terapeutica; alla morte prematura dei genitori e, successivamente, al trasferimento dal paese d’origine ad un altro. L’educazione promossa dalla Burnett è, quindi, improntata sulla cooperazione; sulla fiducia del bambino come promotore della sua stessa formazione.
Il giardino segreto: il potere del pensiero positivo
La trama de Il giardino segreto, a tratti, può sembrare banale. Tuttavia, racchiude una minuziosa analisi sulla rinascita interiore: un prezioso messaggio sul superamento degli ostacoli, un eco di speranza. Mary Lennox è una bambina di 9 anni nata in India da genitori inglesi molto facoltosi che, però, non le hanno mai mostrato dedizione. La piccola cresce deprivata dall’amore genitoriale, fondamentale nella prima infanzia come strumento per affrontare il mondo e le successive relazioni. Questa privazione di legame con il padre e la madre la fa crescere viziata ed egoista. I genitori muoiono in seguito ad un’epidemia di colera. Mary è affidata alle cure del ricco zio Archibald Craven. La bambina descritta dalla Burnett, non è la classica orfana amorevole dipinta in letteratura. Mary Lennox è descritta come brutta: nel testo è continuamente paragonata alla madre di cui è cantata l’immensa bellezza.
Mary Mary dispettosa,
cosa pianti nel tuo giardino?
I cavoli o la rosa
le patate o il gelsomino?
Inizia così Il giardino segreto, Mary che parte per la lontana brughiera inglese: la descrizione del suo personaggio come dispettoso, schernito dagli stessi coetanei. Il suo arrivo è accolto con freddezza dalla signora Medlock. E’ colpita dalla tragica vicenda della defunta signora Craven: la moglie dello zio, infatti, amava coltivare delle rose in un rigoglioso giardino segreto. Tuttavia, un giorno, cade da un albero e muore rendendo il giardino inaccessibile per sempre. A questo mistero, si inserisce anche quello dei misteriosi pianti che Mary sente di notte.
L’evoluzione di Mary Lennox
Due sono i personaggi positivi che aiuteranno la bambina nella sua evoluzione: Martha, la cameriera personale che la aiuterà a godere della natura e delle piccole cose. Quest’ultima, la farà concentrare sugli aspetti positivi della vita e sulla propria autonomia. Dickon, fratello di Martha: il ragazzo la introdurrà nelle meraviglie del giardino, sottolineando la potenza salvifica della natura. Sebbene questi due personaggi non si sviluppino eccessivamente nella trama, risultano fondamentali per la trama stessa. Dapprima, per la maturazione di Mary; successivamente, per Colin Craven. La ragazza, intanto, passa sempre più tempo all’aperto: si fortifica, mangia e, il colorito giallognolo, lascia ora il posto ad un tono roseo e sano. Fa amicizia con il burbero giardiniere Ben Weatherstaff e con un pettirosso.
La scoperta del giardino
Sarà proprio il pettirosso, in una delle solite esplorazioni di Mary, a farle trovare la vecchia chiave nascosta in una buca; ma anche l’entrata del giardino, posandosi su un ramo di edera. Il giardino segreto, chiuso da anni, è incolto: la bambina appura di non avere alcuna competenza a riguardo.A questo proposito, chiede aiuto a Dickon. Una notte Mary ode, nuovamente, il disperato pianto. Con sua grande sorpresa scopre che all’interno della casa c’è un ragazzino della sua età allettato. E’ Colin Craven, figlio dello zio Archibald, convinto di essere gravemente malato, storpio, e con la morte alle calcagna. Il background sociale di Colin è lo stesso di quello di Mary: anche lui è egoista, viziato, ipocondriaco, soffocato dalle cure, convinto di diventare gobbo come suo padre. La bambina rivede sé stessa in quel cugino recluso e si convince, che non abbia alcuna malattia: Colin ha solo bisogno di aria fresca.
Il giardino segreto, metafora di rinascita e fioritura dell’anima
La bambina tenta in tutti i modi di ottenere la guarigione di Colin, facendo nascere nel ragazzo il desiderio di lasciare la sua stanza. Gli parla del giardino, di Dickon, dell’India. Ottengono il permesso di uscire dalle stanze e, per la prima volta, Colin è all’aria aperta nel parco. Entrano di nascosto nel giardino dove, però, è Ben Weatherstaff a sorprenderli: irato per la profanazione alla memoria della signora Craven, dà dello storpio a Colin che reagisce, per la prima volta, alzandosi dalla sedia a rotelle, reggendosi sulle sue gambe e denudandole per dimostrarne l’assenza di deformità. Colin, come Mary prima, è ora padrone di sé stesso; ha vinto le sue bufere interiori e, diventando sempre più forte e fiducioso di sé, si reca ogni giorno nel giardino segreto per curarlo inseme a Mary e Dickon. Intanto, i tre ragazzi, mantengono il segreto sulla ritrovata salute di Colin in modo da fare una sorpresa al ritorno dello zio. In seguito ad un sogno, Archibald Craven, fa ritorno a casa rimanendo perplesso nel vedere il giardino ben curato: ma anche attonito di fronte alla salute del figlio; mentre, il personale di servizio, resta sconcertato di fronte al ritorno festoso del padrone.
Simbologia di una natura guaritrice
Il messaggio della Burnett è chiaro: influenzata dal Cristianesimo Scientista, dove Dio si ritiene una forza vitale e non un’entità vera e propria, la scrittura dell’autrice è un continuo miscuglio di misticismo – il sogno, il pettirosso, il rito nel giardino, la natura benefica – e di razionalità: la mamma di Dickon o la stessa Martha, personaggi concreti che hanno a cuore le sorti di Mary. La natura decantata dall’autrice è salvifica: ha il potere di guarire le ferite del corpo, certo, ma anche quelle dell’animo umano. Riesce a far alzare Colin dalla sedia, rendere piacevole l’animo di Mary, far abbandonare le sofferenze del passato al signor Craven. Cos’è quindi, il giardino? Una simbologia dell’importanza del potere del pensiero positivo: credere fermamente in un qualcosa, indica la possibilità che quel qualcosa si realizzi. Si inserisce, per cui, l’ideologia e la metafora colonna portante di tutta l’opera: il giardino – con la potenza rigeneratrice della natura, a sua volta pervasa dallo spirito di Dio naturalmente buono – che non va inteso solo come un luogo fisico ma, soprattutto, come dimensione dell’anima: un’oasi da coltivare e far rifiorire in seguito ad un ostacolo.
Stella Grillo
Foto in copertina: Il giardino segreto, illustrazione – Photo Credits: cinematographe.it
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