
Nel giorno in cui il nuovo governo giallorosso sembrava davvero essere ormai prossimo alla sua nascita, le dichiarazioni di Luigi Di Maio raffreddano a sorpresa il clima di ottimismo che aveva permeato la giornata.
All’uscita dal giro di consultazioni di ieri, il vice premier ha difatti lanciato un monito molto chiaro. Se le venti proposte del Movimento 5 Stelle non entreranno nel programma di governo, il ritorno alle urne sarà l’unica soluzione possibile.
Parole che hanno scatenato l’ira del Pd, costringendo Zingaretti ad annullare l’incontro con Di Maio che si sarebbe dovuto tenere subito dopo.
Una presa di posizione che era stata in realtà anticipata qualche ora prima dal Blog delle Stelle. Una mossa che sembra inoltre non sia stata affatto gradita dal Quirinale, che avrebbe fatto filtrare la sua irritazione in proposito.
Anche Conte sembra aver definito “poco utili” le dichiarazioni del leader del Movimento, e forse anche per questo nella serata di ieri, sono arrivate da parte dello stesso Di Maio dichiarazioni più distensive.
Il vice premier ha specificato che le sue parole non andavano affatto intese come un ultimatum o un tentativo di tirare la corda, quanto piuttosto come un monito ad occuparsi di temi e non di poltrone.
Sul tavolo della trattativa resta inoltre la sua conferma a vice, osteggiata dal Pd che la ritiene eccessiva in quanto il movimento ha già ottenuto il premier.
Di Maio ha però ribadito la posizione super partes di Conte, che non va dunque visto come un’emanazione diretta del Movimento. In ragione di questo, per i 5 Stelle la sua riconferma in quella posizione è indispensabile.
Toccherà adesso a Giuseppe Conte, con un nuovo giro di consultazioni che si terranno nella giornata di oggi, sbrogliare la matassa.