Benvenuti nell’universo narrativo di StoryLine. In occasione dei compleanni di Diodato e Tosca abbiamo dedicato a loro questa puntata. Lo abbiamo fatto realizzando un racconto originale intitolato “Il porto” ispirato a due loro canzoni
La banchina del porto scorreva sotto un placido sole d’estate mente gli occhi gli si abbassavano per il sonno in attesa della nuova coppia da trasportare alla marina di Cava dove solo le barche potevano mettere piede. Nel frattempo la musica di una vecchia armonica che si era portato alle labbra lo teneva sveglio. Così un vecchio attendeva con ansia il momento di ritornare in mare per lasciarsi da parte un po’ di tristezza. “Sono qui”, si sentì chiamare in quell’istante non riuscendo immediatamente a comprendere se fosse un sogno o un richiamo vero. Si girò infatti ma di fronte a lui i vicoli di fronte al porto scorrevano acciottolati e solitari. Riprese così la sua sonnacchiosa attesa salvo essere interrotto da un nuovo richiamo. “Vorremmo noleggiare la barca per andare alla spiaggia”, disse poco dopo una giovane turista con il marito indaffarato in una telefonata con chissà quale ad di quale società del nord.
Il porto, una storia di mare
“Ti piacerebbe andare aldilà dell’orizzonte alla scoperta di mondi esotici e non parlare più?”, disse un giovane uomo steso sul bagna asciuga di marina di Cava qualche anno prima mentre una giovane donna gli accarezzava i capelli. “No fa troppo caldo meglio il Mare del Nord mi sono sempre piaciute le foche”, gli disse scappando improvvisamente via. “Le foche vengono sempre prese dalle orche”, disse il giovane scherzano e andando verso la ragazza. Corsero felici a perdifiato per qualche minuto prima di finire uno nelle braccia dell’altra. “La verità è che ovunque andrai, io ti seguirò”, disse la ragazza. Un velo tristezza e gioia passò per un istante per il volto del ragazzo che si ricordò di essere un povero pescatore innamorato della figlia di ricchi turisti. “Sono qui”, lo richiamò la donna mentre un sogno cancellava quel breve momento di tristezza e il sole colorava i loro corpi.
Di fronte a lui il porto si allontanava sempre di più mentre il vecchio muoveva adagio il timone della barca dal fondo. “Vieni, vieni”, sentì confusamente nelle sue orecchie mentre un frastuono generato da un litigio copriva il fruscio delle onde. “Non preoccupatevi”, disse il vecchio girandosi verso la coppia di turisti, “dove andremo il mare è più tranquillo e siate felici è arrivata un’altra estate” . Per un attimo l’uomo indaffarato si dimenticò delle sue telefonate e fotografò la riviera con la donna poi ritornò parlare di borsa e di affari sotto lo sguardo brusco della moglie.
“Godetevi il mare”, disse il vecchio, “ha tante storie da raccontare”. E chissà quante ne avrebbe avute da dire, quante ne aveva dimenticate e quante ne stava per ricordare mentre per un attimo il vecchio si specchiò nell’acqua alla ricerca di qualcosa o qualcuno che continuava a chiamarlo. Il vecchio però decise di concentrarsi sul presente preparando un piccolo aperitivo di benvenuto a base delle sue alici marinate e di una bottiglia di prosecco.
False voci
Il giovane aveva deciso di lasciarsi, ormai perso nel sogno, definitivamente le sue realistiche considerazioni alle spalle. Girava per il paesino con la ragazza cercando di passare gli ultimi momenti spensierati prima di tornare alla sua barca quando qualcosa attirò la sua attenzione. Una prima pagina fuori da un’edicola riportava il nome del suo amore e alcune rivelazioni sul fatto che fosse una psicolabile. Guardò la ragazza sorpreso e amareggiato restando per alcuni attimi in silenzio. Poi “E’ tutto vero? Giovanna stai con me solo per divertirti?”, chiese il giovane a muso duro. “Non è così io ti amo davvero.. Federico”. Pochi istanti dopo però il giovane era lontano mente le lacrime affollavano il suo volto.
Ci fu un grande silenzio tra i due interrotto solo la sera seguente da una telefonata e da un “Amore io sono alla barca, partiamo insieme e dimentichiamoci di tutto perchè dobbiamo essere solo io e te e nient’altro”. Federico però quel viaggio non andò a mai preso da una rabbia che divenne sconforto quando il giorno dopo venne trovato il cadavere di Giovanna che aveva affondato la barca perchè non sapeva guidare.
“Pensa ad andare avanti invece di guardare il telefono se no ci ribaltiamo”, disse una duramente da una canoa una voce femminile che spezzò la quiete cresciuta nella mente del vecchio. Un ciarlare che continuò anche pochi istanti dopo che i due turisti raggiunsero la marina di Cava. Poi una voce e quel “vieni “che non sapeva di chi fosse mentre il vecchio guardò una foto che aveva in tasca. Improvvisamente si perse nel meandro dei suoi ricordi mentre quella strana voce continuava a parlargli come se lo chiamasse a scendere sulla spiaggia vicino agli enormi scogli che la costeggiavano.
Poi di nuovo una voce di litigio, il rumore di un cellulare che si rompeva e di una canoa che si allontanava. “Mi aiuti, mia moglie si è allontanata da sola con la canoa, la riporti indietro”, gli disse il turista ossessionato dal lavoro prontamente risalito in barca. Il vecchio noto la canoa capovolta dalla corrente e una donna aggrappata che invocava aiuto e subito mise in moto per aiutarla.
Epilogo
Pochi istanti dopo il vecchio si tuffò in mare nuotando a larghe bracciate mentre “Forza, aiutami non mi lasciare”, gli urlava una voce nelle orecchie. Il vecchio nuotò più veloce come se avesse capito di cosa si trattasse riuscendo ad afferrare la donna. Quando arrivò sulla barca era completamente sfinito e a pezzi mentre i due turisti cercavano di rianimarlo. Un sorriso apparve sulla faccia mentre una voce gli diceva: “Bravo Federico cel’hai fatta”. “Giovanna ti ho trovata, perdonami”, ripose piangendo. “Perdonami”, disse nello stesso istante l’uomo alla donna. Di fronte al loro il rumore del mare che si portava via un’altra storia da raccontare.
Stefano Delle Cave
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