Il Re Leone arriva nelle nostre sale con un mese di ritardo, ma noi in estate siamo abituati ad aspettare i nostri film dopo settimane, mentre nel resto del mondo sono già stati tolti dalle sale, perciò niente di nuovo. Tuttavia, InfoNerd è riuscito a vederlo in anteprima, e sicuramente ci sono alcune cose da discutere.
Questa volta la Disney si è cimentata nell’azzardo più grande che potesse fare. Il Re Leone è infatti il Classico che forse più di tutti scalda il cuore delle diverse generazioni che si sono succedute dal 1994 ad oggi.
Sicuramente è quello che ha incantato il maggior numero di persone.
Insomma, stiamo parlando del vero e proprio Re tra i film che hanno scandito la nostra infanzia.
Chi in giovane età non è stato temprato dalla tragica morte di Mufasa (e se qualcuno si lamenta di spoiler, sappiate che sono passati 25 anni, è andato in prescrizione), oggi non può essere definito un adulto completo.
Perciò, rimettere mano a questo gigante dell’animazione è stato sicuramente un compito immensamente delicato. Anche più di Aladdin, che già aveva fatto tremare la maggior parte di noi, e che poi alla fine ci ha fatto ricredere.
La grande difficoltà in questo caso, mettendo da parte l’inevitabile scontro con l’elemento nostalgico che può rivelarsi un’arma a doppio taglio, è che i produttori non hanno avuto a disposizione attori veri, ma solamente la traccia di un’animazione ineguagliabile e dei protagonisti animali. Tutto il resto è CGI.
L’esperimento era già stato fatto con Il Libro Della Giungla, diretto tra l’altro dallo stesso regista Jon Favreau, ma con Il Re Leone l’asticella si è decisamente alza. Quello che ci si chiede però è: alla fine il risultato è stato soddisfacente? Andiamo con ordine.
La storia di Simba la conosciamo tutti. C’è chi come me conosce le battute del film a memoria, o chi l’ha vista solo poche volte, ma la trama di questo grande classico è difficile che qualcuno la ignori completamente.
Forse proprio per questo motivo gli autori per la prima volta in un live action hanno deciso di seguire fedelmente la traccia del lungometraggio originale, lasciando le variazioni sul tema veramente ad un livello minimo e soprattutto ininfluente.
Ho sentito persone lamentarsi di questa scelta, accusando di poca originalità la produzione, quando per gli altri live action usciti, i cambiamenti di trama erano considerati un punto a sfavore.
La verità è che per un film del genere, che la maggior parte delle persone considera intoccabile, ritrovare addirittura le stesse frasi è qualcosa di confortante e positivo, che sicuramente ti fa predisporre in maniera più serena a ciò che stai vedendo.
E questo riguarda soprattutto le canzoni. Finalmente in italiano troviamo le canzoni di un live action senza alcuna variazione dalle originali, cosa che faceva saltare i nervi a molti nostalgici e che quindi è stata particolarmente apprezzata.
Promossi anche l’aggiunta della nuova canzone di Nala, Spirito, cantata in italiano da Elisa, e il nuovo adattamento del suo duetto con Marco Mengoni, voce di Simba, ne “L’Amore E’ Nell’Aria Stasera”.
Ciò che invece lascia perplessi è la perdita di drammaticità in alcuni punti della storia. Forse dovuti ad una congiunzione tra i due protagonisti che sono stati doppiati da non professionisti del mestiere (e nonostante non fosse il loro lavoro, sia Mengoni che Elisa si sono dati molto da fare, riportando un risultato non eccelso, ma superiore alle aspettative), alcuni lievi cambiamenti nelle battute e nelle situazioni, o forse delle scelte di regia differenti, i momenti salienti della storia sembrano avere un’intensità minore rispetto all’originale.
Una causa fondamentale di questo problema è stata probabilmente la mancanza di espressività dei personaggi, che tuttavia era inevitabile.
Rinunciando al design cartonato per una maggiore realisticità, i protagonisti hanno perso lo spessore che solo l’espressività Disney è in grado di infondere.
A farne le spese più di tutti è stato Scar, caduto anche lui nella maledizione che incombe su tutti i cattivi della casa di Topolino che vengono riportati alla realtà.
Scar, nella sua versione originale, è un capolavoro di character design, in cui ogni sua linea è disegnata per esprimere malvagità ed incutere timore. Lo sguardo dello zio di Simba è di quanto più penetrante e crudele si possa trovare nel panorama dei villain Disney, e la sua voce e le movenze ti provocano inevitabilmente qualche brivido.
Tutto questo non è stato possibile riportarlo nella versione realistica del live action, nella quale abbiamo un leone molto cattivo, e che, c’è da dire, almeno questa volta regge bene il ruolo di villain, contrariamente a quanto era successo con Jafar, ma che comunque non è che un pallido riflesso della terrificante perfezione del suo modello originale.
Insomma, complessivamente abbiamo un film mastodontico, perché a livello di realizzazione, probabilmente quest’opera non ha eguali, ma forse privo dello spirito che ha incantato intere generazioni.
Almeno in parte.
L’opera compiuta dagli artisti del CGI è davvero impareggiabile: all’interno del film sono presenti solamente due fotogrammi reali e non ritoccati dalla tecnologia, ma è impossibile riconoscerli. Il livello di realismo raggiunto dalla grafica 3D è così alto che più volte nel corso del lungometraggio si ha la sensazione di assistere a un vero e proprio documentario, fatto di scene prese dalla realtà, soprattutto se in sottofondo c’è la voce di Luca Ward che interpreta Mufasa.
Quindi su quest’aspetto non si può che fare i complimenti alla Disney per l’incredibile lavoro svolto.
Tuttavia, forse concentrarsi sulla parte grafica li ha distratti, facendogli perdere di vista, almeno in parte, due grandi punti di forza di un film come Il Re Leone: la profonda drammaticità e l’emotività travolgente. Sono elementi che comunque rimangono, e riescono a reggere l’intera opera, ma in qualche modo falliscono nel riportarne completamente lo spirito originale, e in tutta sincerità non si riesce a comprendere precisamente perché.
L’ultima menzione d’onore va fatta a Timon e Pumbaa, o meglio ai loro nuovi doppiatori, rispettivamente Edoardo Leo e Stefano Fresi, che sono stati una piacevole sorpresa.
Con la morte di Tonino Accolla, la paura che chiunque lo avesse sostituito nella voce di Timon avrebbe fatto un disastro era tangibile. D’altronde una voce e delle battute talmente iconiche sono decisamente difficili da dimenticare.
Ma i due attori, talentuosi e forti di una dinamica già ampiamente comprovata, hanno saputo indossare perfettamente i panni dell’esilarante coppia, rinfrescando un po’ i due ruoli ma mantenendo intatta la loro divertentissima natura.
Il Re Leone: considerazioni finali
Per concludere quindi, tra alti e bassi questo nuovo live action di casa Disney è comunque un film da vedere: assistere ad un tale spettacolo di tecnologia 3D lascerà inevitabilmente senza fiato, e ritrovare tanto di ciò che ci ha fatto innamorare de Il Re Leone la prima volta non potrà che trascinarvi in un inevitabile e irresistibile vortice di nostalgia.
Come film ha sicuramente le sue pecche, che forse questa frenesia del live action si trascinerà anche nei lungometraggi futuri, ma chiunque abbia amato l’originale non potrà fare comunque a meno di essere felice, nel sentirsi nuovamente parte del grande cerchio della vita.
ANTEA RUGGERO
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