Moby Dick è il grande romanzo americano di Herman Melville (1819-1891) pubblicato nel 1851 in cui il viaggio attraverso il mare diventa metafora di vita e di morte. La potenza del libro, la ricchezza della sua allegoria, la capacità evocativa della lotta tra il capitano Achab e la gigantesca balena, rendono Moby Dick un classico.
La storia è quella di una nave condannata ad essere affondata da una balena bianca. Il viaggio è quello della baleniera Pequod, comandata dal capitano Achab, a caccia di balene e capodogli. Il suo obiettivo è l’enorme balena bianca che dà il titolo al romanzo, verso la quale Achab nutre una smisurata sete di vendetta.
Moby Dick e la metafora del viaggio attraverso il mare
Quale metafora più potente e completa per descrivere la vita umana se non quella del viaggio attraverso il mare? E la lettura stessa del romanzo è un viaggio tortuoso; Moby Dick è un libro difficile, lungo, pieno di digressioni scientifiche, teologiche e filosofiche, spiegazioni sulla caccia e sulla navigazione. Vele spiegate, un’imbarcazione mai sufficientemente robusta per solcare la vastità dell’oceano, il pericolo delle tempeste, il rischio dei naufragi, la consapevolezza di poter contare solo sulle proprie forze.
Il mare non ha confini, neppure per i navigatori più esperti. Il mare è imprevedibile, accoglie speranze e, al contempo, le trascina alla deriva. È l’immagine del sublime romantico, entità tremenda e affascinante. Attraverso il viaggio, l’uomo riconosce a sé stesso che non può sottomettere qualunque cosa desideri alle leggi della ragione, ma ne matura consapevolezza quando ormai è troppo tardi. Sembra incredibile quanto, sfogliando le pagine, argomenti come il pregiudizio, il razzismo, la chiusura mentale, l’ossessione dell’uomo nel volersi sostituire a Dio, risultino ancora attuali.
Per il puritano Melville la lotta epica tra Achab e la balena rappresenta una sfida tra il Bene e il Male
Moby Dick rappresenta, inoltre, il Male dell’universo e il demoniaco presente nell’animo umano. L’anticonformista Achab ha l’idea costante di vendicarsi della balena che lo ha mutilato e a ciò si unisce una furia autodistruttiva: «La Balena Bianca gli nuotava davanti come la monomaniaca incarnazione di tutte quelle forze malvagie da cui certi uomini profondi si sentono rodere nell’intimo….». Ma la balena rappresenta anche l’Assoluto, immagine di ciò che l’uomo insegue ma non potrà mai conoscere e, quindi, dominare.
Alessia Ceci
Seguici su Google News