“Il traditore” di Marco Bellocchio interrompe bruscamente la sua corsa agli Oscar a seguito della diffusione della decina stabilita.

Manca poco oramai all’arrivo della stella cometa che ogni anno irradia tutto il mondo con la sua cresta luminescente. Il suo passaggio memore di scia e scintille è l’auspicio di bontà, serenità e prosperità. Nell’attesa un’altra stella è caduta lasciando ben altri umori al suo passaggio. “Il traditore” del maestro Bellocchio interroppe bruscamente la sua corsa all’Oscar a seguito della diffusione dei dieci lungometraggi favoriti a rappresentare il proprio paese in cinquina. Un’amarezza tanto per il valore del film che è degno di ben altro merito ma anche per gli sforzi intrapresi affinchè la stella continuasse brillante il suo percorso. Nonostante l’autoriale esclusione, la shortlist si fregia di costellazioni luminose e mirabili.

"Parasite" di Bong Joon-Ho foto dal web. Il traditore
“Parasite” di Bong Joon-Ho foto dal web

I due favoriti senza ombra di dubbio rimangono i figli di Cannes “Dolor y Gloria” di Pedro Almodovar che vanta un Antonio Banderas alter-ego elettrizzato di capelli, ma con un’ anima placidamente soave e fresco di prix d’interpretation masculine e “Parasite” di Bong Joon-Ho detentore della Palma d’Oro assegnata dalla giuria presieduta da nientepopodimeno che Alejandro J. Inarritu, infimo thriller borghese coreano e il francese “Les Misérables” di Ladj Ly premio della giuria al lido francese, candidato Golden Globe. Seguono poi a ruota il drammone senegalese “Atlantique” di Mati Diop, la prima donna di colore a concorrere al festival Francese e a vincere Il Grand Prix speciale della giuria, “The painted bird” di Václav Marhoul mattone ceco in bianco e nero recitato in lingua interslava ausiliara e arabesca e il religioso polacco “Corpus Christi” di Jan Komasais presentato al Lido. In terza fascia fuori dalla via lattea l’estone “Truth and Justice” di Tanel Toom, l’ungherese “Those Who Remained” di Barnabás Tóth, il macedone (del nord) Honeyland di Tamara Kotevska e Ljubomir Stefanov e il russo Beanpole di Kantemir Balagov.

Antonio Banderas in "Dolor y Gloria" di Pedro Almodovar foto dal web. Il traditore.
Antonio Banderas in “Dolor y Gloria” di Pedro Almodovar foto dal web.

Seppur il tradimento hollywoodiano al nostrano traditore, i titoli promettono una cinquina competitiva ed eterogenea che decreterà il novello possessore dell’ambita statuetta.