Questo nuovo dato colloca il vaccino messo a punto da Pfizer e BioNTech davanti a quello dell’azienda farmaceutica concorrente Moderna, la cui efficacia risulta ora pari al 94,5%. Alla luce della fine della sperimentazione, Pfizer e BioNTech hanno comunicato che depositeranno «a giorni» la richiesta di autorizzazione alla Food and Drugs Administration statunitense, premessa indispensabile per la distribuzione del vaccino.

La casa farmaceutica Pfizer e la società BioNtech hanno dichiarato di aver raggiunto un’efficacia del 90 per cento con il loro vaccino contro SARS-CoV-2. Accolto con entusiasmo, il risultato riguarda però dei dati che andranno completati, e lascia aperti interrogativi cruciali: come sono protette le diverse categorie di persone, quanto dura l’immunità e in che modo il vaccino influenzerà il contagio da parte dei soggetti asintomatici.

L’annuncio della casa farmaceutica Pfizer del 9 novembre offre la prima prova convincente che un vaccino può prevenire la COVID-19 e fa ben sperare per altri vaccini COVID-19 in fase di sviluppo. Ma le informazioni divulgate in questa fase iniziale non rispondono a domande cruciali per determinare se il vaccino Pfizer, e gli altri simili, sono in grado prevenire i casi più gravi o domare la pandemia del coronavirus.

“Abbiamo bisogno di vedere i dati conclusivi, ma questo comunque non smorza il mio entusiasmo”. È fantastico”, dice Florian Krammer, virologo della Icahn School of Medicine di Mount Sinai a New York City, che è anche uno degli oltre 40.000 partecipanti alla sperimentazione. “Spero di non essere nel gruppo placebo”.

Il vaccino, che viene sviluppato in collaborazione dalla BioNtech di Mainz, in Germania, consiste di istruzioni molecolari, sotto forma di RNA messaggero (mRNA), fornite alle cellule umane per far sì che la proteina spike del coronavirus diventi il bersaglio principale del sistema immunitario. Il vaccino a due dosi si è dimostrato promettente negli studi sugli animali e nei primi stadi di sperimentazione clinica, ma l’unico modo per sapere se funziona è somministrarlo a un gran numero di persone, e poi seguirle per settimane o mesi per vedere se si infettano e mostrano i sintomi della malattia. Quei risultati vengono confrontati con quelli di un gruppo di partecipanti a cui viene somministrato un placebo.