377 voti contrari, 293 favorevoli, 26 astenuti: il Parlamento europeo respinge così un’occasione per regolamentare gli apprendistati. Non c’è protezione per i giovani lavoratori, nonostante il 2022 sia l’anno che l’Europa ha deciso di dedicare proprio alle nuove generazioni.

Il 2022 è l’anno europeo dei giovani. In teoria. In pratica, ci sono state le votazioni per un emendamento che chiedeva di “vietare in modo effettivo e applicabile i tirocini e gli apprendistati non remunerati”, togliendo in questo modo i più giovani da posizioni di lavoro nero e stage non remunerati, ma da Strasburgo non arrivano notizie positive. L’Aula ha fallito il progetto e tradito le nuove generazioni di cittadini europei, ancora una volta. La decisione di dedicare quest’anno ai giovani e poi di vitali posizioni di lavoro adeguate, perdendo l’occasione di cambiare le cose, suona tanto come una presa in giro.

La proposta di modifica era legata alla speranza di rafforzare il ruolo dei giovani all’interno del mondo del lavoro, per facilitarne il loro ingresso a seguito della pandemia, che ha reso tutto più complesso e in molti casi inaccessibile.

L’Europa è piena di giovani disoccupati. Partiamo da questo. Alla destra sembra che non importi, dal momento che gran parte dei voti contrari all’emendamento coinvolge partiti popolari, conservatori e sovranisti, mentre i socialisti, i verdi, la sinistra e gli italiani del Movimento 5 Stelle sostengono questo cambiamento. Per quanto riguarda il ruolo dell’Italia all’interno della votazione, PD e M5S ripropongono l’alleanza di governo in sede europea, votando insieme. Forza Italia e Lega si dichiarano contrari, mentre Fratelli d’Italia si astiene.

Dopo due referendum mandati in fumo, con la decisione di non far passare i due referendum relativi uno alla legalizzazione dell’eutanasia assistita e l’altro della cannabis, ora anche quest’altro colpo. Sembra che gli italiani alla testa del paese non abbiano capito su cosa puntare per un avvenire più sicuro per tutti, soprattutto per i giovani. Rabbia e frustrazione, ma anche una grande stanchezza nei confronti di un governo che sa dire solo no, continuano a crescere sui social, per strada e tra i banchi di scuole e università.

Riconoscere il diritto a essere retribuiti è importante tanto quanto il diritto ad avere un lavoro: non basta uno stage per far felice un giovane.

A parlare è l’ex presidente del Parlamento europeo, David Sassoli. Anche lui si è sentito tradito dal risultato della votazione, come tutti gli altri. Perché l’Aula non ha capito? Perché la sicurezza di un giovane lavoratore deve essere messa da parte, piuttosto che essere innalzata quale diritto fondamentale e tutela della propria dignità? Stiamo parlando proprio di questo, di dignità. Il Parlamento, votando contro l’emendamento, ha voltato le spalle a migliaia di lavoratori che si trovano in condizioni sempre più precarie, che lavorano in nero, non sono assicurati, tutelati da nessun contratto, in balia delle casualità e ci mancava anche la pandemia a peggiorare le cose.

Perché dovremmo accettare di lavorare in nero? Di sbatterci tra uno stage non retribuito e un altro? Offrire tirocini ai ragazzi, come è successo in Italia con Garanzia Giovani, non è abbastanza. L’Europa deve offrire pari opportunità sul posto di lavoro – a prescindere dall’età – e contratti in bianco, simbolo del riconoscimento e della tutela dei proprio sforzi su un qualsiasi posto di lavoro. Se questo messaggio passa, allora sì che l’Europa può scegliere il 2022 come anno per celebrare i giovani.

Fino a quel momento, c’è poco da festeggiare.

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