È stato accolto dal tribunale di seconda istanza ungherese il ricorso presentato dai legali di Ilaria Salis che può quindi uscire dal carcere e andare ai domiciliari, dopo 15 mesi di carcere, a Budapest.
La nostra connazionale, che è accusata di lesioni aggravate nei confronti di due neonazisti con l’aggravante dell’appartenenza a un’organizzazione antifascista, rischia fino a 24 anni di reclusione. L’avvocato Gyorgy Magyar ha spiegato che la sua assistita sarà libera su cauzione e che “ha garantito che non scapperà e avrà un braccialetto elettronico“.
Il trasferimento agli arresti domiciliari a Budapest per Ilaria Salis, deciso dai giudici ungheresi, apre la strada che agevola le tappe per il possibile rientro in Italia della 39enne in Italia. Le autorità italiane – si apprende da fonti di governo – potrebbero chiedere al dicastero ungherese – previa l’eventuale richiesta da parte dei legali di Salis – la necessaria documentazione e trasmettere il tutto all’autorità giudiziaria competente per il riconoscimento e l’esecuzione in Italia della misura applicata, secondo quanto prevede la legge quadro del Consiglio europeo del 2009, per il reciproco riconoscimento delle decisioni sulle “misure alternative alla detenzione cautelare”. Sulla norma, però, ci sarebbe una giurisprudenza non univoca in quanto quella applicata a Salis non è una misura conseguente ad una condanna definitiva, ma una misura cautelare.
Le polemiche politiche su questo caso sono montate al punto che Salis è stata poi candidata alle elezioni europee, in programma in Italia l’8 e il 9 giugno, con Alleanza Verdi e Sinistra: è stata inserita come capolista al Nordovest e seconda nelle Isole (cioè due delle cinque circoscrizioni in cui è diviso il territorio italiano per le elezioni europee).
La sua candidatura ha un valore politico fortemente simbolico, ma d’altra parte una sua elezione avrebbe anche effetti molto concreti: se fosse eletta infatti Salis otterrebbe l’immunità da europarlamentare, che avrebbe come conseguenza la sua liberazione, visto che i membri del parlamento europeo non possono subire processi o essere sottoposti a restrizioni della libertà per tutta la durata del loro mandato (tranne nel caso in cui vengano fermati in flagranza di reato). A quel punto la giustizia ungherese per procedere contro Salis dovrebbe passare da un’autorizzazione del parlamento europeo.