Il Parto Delle Nuvole Pesanti, è un progetto che ha le sue origini nella Bologna degli anni ’90, teatro dell’incontro tra Amerigo Sirianni, Peppe Voltarelli e Salvatore De Siena. Nel corso di questo quasi trentennio, i musicisti hanno vissuto la musica a 360 gradi, dividendosi tra grandi palchi come quelli del Primo Maggio e della Notte della Taranta , piece teatrali e docufilm. Conosciamo da vicino la band, in questa interessantissima chiaccherata.
MMI: Partiamo dal presente: durante il 3efilmfestival, è stato proiettato il film Alèteia, nel quale avete partecipato con dei cameo e nella realizzazione della colonna sonora, a distanza di nove anni da I colori Dell’Abbandono. Come vi siete ritrovati nei panni di attori? Com’è stato lavorare alle musiche di questo lungometraggio?
IPDNP: Stiamo vivendo un bellissimo momento, in cui sempre più la musica s’intreccia con l’arte di strada, con il cinema, il circo ed il teatro. E’ appena uscito il nuovo film “Aléteia”, una parola greca che vuol dire “Verità”, per il quale abbiamo fatto anche le musiche e una canzone originale dall’ironico titolo “Il percorso CalabroZen” che anticipa il nuovo album che uscirà nella prossima primavera.
Personalmente, ho dato una mano anche alla scrittura del film che inizialmente aveva un sapore più documentaristico. Io e il regista, Enrico Le Pera, abbiamo lavorato sull’iniziale idea e, parlando e scrivendo, è venuta fuori una bella storia di due ragazzi che s’innamorano scoprendo la bellezza della loro terra. E per raccontarla, senza tradire gli scopi documentaristici, abbiamo utilizzato un doppio piano narrativo, come nei grandi film Oci Ciornie di Michalkov e Titanic di Cameron… con la differenza che noi, più che raccontare su una storia da noi vissuta, riflettiamo ironicamente e con intermezzi musicali su una storia d’amore vissuta da altri. Raccontare una storia non vissuta è stata un’esperienza difficile ma bella, perché ci ha lasciato molto spazio per improvvisare, cosa che noi, che non siamo attori professionisti, abbiamo apprezzato molto. Questo lavoro inoltre ci ha dato la possibilità di scoprire, o riscoprire, luoghi di bellezza straordinaria tra la foce del fiume Neto e i monti della Presila, di ammirare Strongoli, un il paese del crotonese in cui è ambientato il film nonché l’antica anticamente chiamato Petelia, che secondo la leggenda sarebbe stata fondata dal mitico Filottete, compagno di Ulisse e valoroso guerriero. Cosi, dopo avere raccontato i paesi abbandonati del Sud Italia con il film documentario “I colori dell’abbandono”, stiamo cercando di raccontare anche la loro riscoperta e il tentativo di recuperarli.
©MariaGraziaDeSiena
MMI: Il nuovo videoclip è Meccaniche Terrestri, un brano che avete rispolverato dal vostro album “Il Parto”. Come mai avete effettuato questa retromarcia?
IPDNP: In realtà non è una retromarcia ma una sorta di percorso circolare che contempla il ritorno sulle cose del passato con la possibilità di ri-guardarle e trasformarle in un presente permanente. Meccaniche terrestri è un pezzo strumentale del 2005 contenuto nel fortunato album Il parto nel quale ci sono canzoni come Onda calabra, L’imperatore e Piccola mia. In questi anni è stato usato come sigla da diversi programmi radiofonici (10 oggetti che hanno cambiato la nostra vita, Pagina3, entrambi su Radiorai3), nonché come colonna sonora di film e documentari tra cui L’abbuffata di Mimmo Calopresti con Depardieu e Abbatantuono. Ma sin da quando l’abbiamo composta a me è sembrato un brano ideale per sognare… Cosi l’estate scorsa ho chiamato uno storico barbiere di Strongoli, dove mi trovavo per seguire la direzione artistica del “Suoni di Strada Strongoli Festival”, e gli ho chiesto se poteva farmi un bel taglio di barba all’aperto in riva al mare, con i piedi nell’acqua. Così è nato il videoclip…
MMI: La vostra musica ha un filo conduttore con il viaggio, l’ambiente e l’emigrazione, temi che la fanno da padrone nell’album Magnagrecia. L’emigrazione in particolare è un tasto dolente nella nostra attualità. Ci piacerebbe conoscere il vostro punto di vista a riguardo.
IPDNP: Se non fosse per la drammaticità della situazione che stiamo vivendo, sarebbe perfino banale rispondere ad una domanda sull’emigrazione. Infatti, solo che si pensi alla storia dell’Italia, verrebbe da liquidare l’argomento dicendo che si tratta di un fenomeno normale che è sempre esistito e che sempre esisterà nella storia degli uomini. Ma oggi, proprio per quello che sta succedendo, la rilevanza planetaria del fenomeno sta imponendo una nuova riflessione che noi abbiamo cercato di raccontare in diversi modi. Infatti, se nello spettacolo teatrale Slum, da noi portato in scena nel 2008, abbiamo un’Africa che parte da lontano, che si incrocia con le nostre radici, si inserisce nei nostri ritmi e nei nostri pensieri e ci fa intravedere origini ed orizzonti comuni, nell’album Magnagrecia abbiamo cercato di raccontare la storia di alcuni paesi abbandonati calabresi salvati e ripopolati proprio dagli immigrati, come ad esempio Riace che è diventato modello internazionale di accoglienza e di integrazione reciproca e non a senso unico. Mentre con La valigia d’identità, progetto culturale di ampio respiro realizzato nel 2007, abbiamo cercato di evidenziare come oggi l’identità delle persone si debba ricostruire proprio sulla base dei fenomeni migratori e dei viaggi e non di vuote e burocratiche pagine di passaporti. Ci siamo spinti fino ad auspicare il riconoscimento del diritto alla libera circolazione sulla terra come un diritto fondamentale dell’uomo, ribaltando l’idea che l’emigrazione sia solo sofferenza, lacrime, dolore e sradicamento. Abbiamo messo in luce anche gli aspetti positivi del viaggio migratorio come occasione di incontro e di arricchimento. Insomma, una prospettiva completamente diversa che ci consente di marciare in direzione ostinata e contraria alle paure verso lo straniero…
MMI: Terre di Musica – Viaggio Tra I Beni Confiscati Alla Mafia, è un progetto del 2015 nel quale avete raccontato l’esperienza dei beni confiscati e dato voce alle persone che ci lavorano, un ottimo esperimento di sensibilizzazione pubblica. Ci sarà spazio per progetti analoghi in futuro?
IPDNP : Terre di Musica è stato un lungo viaggio tra i beni confiscati alla mafia, che abbiamo realizzato in collaborazione con Libera e Arci, in giro per tutta la penisola. Un viaggio da Corleone fino a Milano, passando dai luoghi caldi della ‘ndrangheta calabrese e della camorra campana, e toccando Roma, Bologna e Torino per sottolineare come il fenomeno mafioso ormai sia diffuso su tutto il territorio nazionale. La cosa più emozionante è stata quella di vedere arrivare tanta gente nei beni confiscati dove noi abbiamo portato la musica. Non era facile, perché la gente comune non voleva esporsi, perché non si sa mai… ed invece è stata una sfida vinta, un grande successo. Abbiamo suonato nei luoghi appartenuti ai clan mafiosi più potenti al grido musicale di “Fuori la mafia dentro la musica”… e poi è successo che questo grido l’abbiamo portato pure al concerto del Primo Maggio a Roma e nelle scuole ed Università di tutta Italia.
MMI: Grande attenzione la riservate ai vostri video, che curate nei minimi dettagli, riuscendo a realizzare dei veri e propri corti, toccando tra l’altro temi forti come quello dei rifiuti tossici scaricati nel Mediterraneo raccontato ne La Nave Dei Veleni (ispirato al libro Navi A Perdere di Carlo Lucarelli, ndr)
IPDNP: E’ vero, i videoclip assumono una particolare importanza perché non accompagnano soltanto le canzoni ma sono microfilm capaci di raccontare le storie che ci stanno dietro. Abbiamo messo a punto un progetto che ci sta portando da un lato a concepire sin dall’inizio le canzoni con il relativo videoclip come se l’aspetto visivo fosse un terzo elemento della creazione artistica oltre alla musica e al testo, e dall’altro a recuperare molti brani del passato che secondo noi meritano di essere raccontati anche attraverso le immagini. D’altra parte con l’avvento di internet è cambiato totalmente il modo di fruire la musica che non è solo un’esperienza uditiva ma anche e forse soprattutto visiva. Grazie a questa idea nel corso degli ultimi anni abbiamo incrementato tantissimo la produzione di videoclip e di altri contributi video che raccontano sicuramente meglio del freddo disco la nostra storia artistica in cui i live sono di fondamentale importanza per apprezzare in maniera piena il nostro progetto. Le storie vengono pensate sempre più in termini autorali e cinematografici senza nessuna concessione agli aspetti commerciali. Così tanto per citarne qualcuno Che aria tira racconta il decadimento della società con spirito ironico, vicino allo sguardo che Sorrentino ha saputo conferire al suo film La grande bellezza, mentre Crotone è un videoclip che trae ispirazione da diverse pellicole, tra cui La vita è bella di Benigni, La stanza del figlio di Moretti, Amarcord di Fellini, Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini e racconta la devastazione ambientale in cui vive il Sud sospeso tra il mitico passato della Magna Grecia, l’Unità d’Italia e l’industrializzazione selvaggia. Come ricordavi, di recente abbiamo realizzato un importante videoclip della canzone la Nave dei veleni ispirata al libro Navi a perdere di Carlo Lucarelli. affronta. Il videoclip, che ha visto la partecipazione straordinaria dello stesso Carlo Lucarelli, pur rispettando il filo narrativo della canzone, e cioè il tema dell’affondamento nel Mediterraneo di navi contenenti rifiuti tossici e radioattivi, cerca di ampliarne e approfondirne il significato. Per noi le immagini devono servire ad ampliare e approfondire l’esperienza creativa e non a replicarla in forma diversa. Così la nave dei veleni, negli occhi di chi vede, il video non è solo metafora dell’avvelenamento del mare e del patto scellerato di mafia, politica ed imprenditoria, ma si trasforma in simbolo del degrado sociale che tocca ciascuno di noi.
MMI: Che Aria Tira, è il vostro ultimo album, che risale al 2013, siete al lavoro sul capitolo successivo?
IPDNP: Be’ anzitutto vorrei precisare che dal 2013 al 2017 abbiamo fatto tantissime cose, sia musicali che cinematografiche nonché progetti sociali e culturali Se vogliamo parlare di un capitolo successivo, facciamo una premessa. Anche qui è stato determinante l’avvento di internet che ha sconvolto tempi e modi della fruizione della musica. Infatti, oltre al legame inscindibile con le immagini, internet ha reso possibile ascoltare la musica sotto forma di spezzatino o di macedonia. Ed inoltre tutto il passato musicale diventa presente. La rete ha dato una possibilità di ascolto infinita che si è trasformata in libertà dei modi di ascolto. Quindi l’idea stessa del disco è venuta meno, senza considerare che oggi nessuno ha tempo per ascoltarsi un disco intero di un musicista. Ecco perché noi stiamo cercando di lavorare sui singoli brani che di per sé devono raccontare una storia e trasmettere un’emozione senza avere bisogno di appoggiarsi ad altri brani e a un disco. Così si risparmia pure sui costi di produzione…
Per dirla tutta, credo che spesso il disco si fosse trasformato in una specie di truffa per il pubblico, perché dopo i primi due o tre brani iniziava a calare il livello artistico fino al punto di essere inaccettabile e visibilmente un “pacco”…
Malgrado ciò stiamo lavorando ad un progetto discografico che parte dall’idea di utilizzare “l’umanità invisibile” come osservatorio privilegiato della realtà, perché nei suoi sotterranei alligna l’esperienza umana più autentica. Vorremmo raccontare questo universo umile e spesso senza voce, ma con tante e caleidoscopiche anime, che all’egoismo e all’arroganza del potere preferisce il gesto della mano tesa, della solidarietà, dell’incontro. Vorremmo raccontare il mondo dei canti e delle musiche che non passano mai nelle radio e nelle televisioni ma che costruiscono ragnatele di valori, che servono per esistere, resistere, insistere… Insomma canzoni che servono per vivere, canzoni che in parte abbiamo già anticipato, da Fuori la mafia dentro la musica a Il percorso CalabroZen.
MMI: Grazie per il tempo dedicatoci, concludiamo la nostra chiacchierata chiedendovi un album che vorreste suggerire a noi ed i nostri lettori.
IPDNP: Dopo avere affermato che il disco è morto sia come prodotto che artisticamente, è difficile consigliare un album da ascoltare… tuttavia se proprio si vuole prestare l’orecchio per più di tre minuti allo stesso musicista, consiglio di ascoltare MISSALAIKA LIVE, del pianista e compositore Arturo Annecchino accompagnato dalla Synphònia Band. In realtà il cd uscirà ad ottobre, noi abbiamo avuto il privilegio di ascoltarlo in anteprima… Missalaika è un’opera-concerto, forse rock. E’ l’incontro stravagante tra un pianista afferrato dal moto perpetuo, una rock band traballante e alcune voci incantatrici. È un caleidoscopio di stili, atmosfere, sonorità narranti che, in una lingua immaginaria, catturano attimi di un lungo viaggio: quello tra i mondi del cinema e del teatro, attraverso le musiche composte da Annecchino per questi stessi mondi.
Nicky Abrami