Lacrime e sangue. 4000 gli esuberi chiesti dai nuovi proprietari dell’Ilva di Taranto per procedere con gli investimenti. Ministero e sindacati sul piede di guerra.

Si annuncia una lunga giornata a Taranto. A scendere in piazza sono i lavoratori dell’Ilva, il polo siderurgico più grande d’Europa, per protestare contro il piano di rilancio presentato dalla multinazionale franco-indiana Arcelor Mittal. 

I nuovi acquirenti del gruppo Ilva si sono incontrati al ministero dello sviluppo economico quest’oggi con il ministro Calenda ed i sindacati dei metalmeccanici Fim, Fiom, Uilm e Usb. L’azienda è rimasta ferma sulle proprie richieste: 4000 esuberi, di cui 3.300 solo a Taranto, per poter avviare il piano di investimento programmato. Inoltre, tutti i dipendenti verrebbero riassunti da una newco, la Am InvestCo, con il contratto a tutele crescenti previsto dal jobs act, azzerando quindi l’anzianità di servizio e tutto ciò che ne consegue per i lavoratori.

Il ministro Calenda ha definito il piano della Arcelor Mittal “irricevibile”. I lavoratori da riassumere nello stabilimento Ilva di Taranto sarebbero all’incirca 9930, sempre secondo il piano presentato oggi. “Bisogna ripartire dall’accordo di luglio, dove si garantivano i livelli retributivi. Se non si riparte da quell’accordo la trattativa non va avanti” ha ribadito Calenda ai giornalisti dopo la fine dell’incontro, durato molto poco. 

I sindacati si sono mobilitati già da questa mattina, mettendo in atto uno sciopero che durerà 24 ore. Presidi di lavoratori e sindacati sono in corso davanti alle portinerie A, D, Tubifici e imprese dello stabilimento Ilva di Taranto, secondo quanto riportato dall’Ansa.

Dal canto suo, l’azienda non sembra smuoversi di un millimetro dalla propria posizione. “Il raggiungimento di un accordo con i sindacati di Ilva in un tempo ragionevole è importante affinché, una volta chiusa la transazione, possiamo iniziare a mettere in atto i nostri piani di investimenti. Gli investimenti che ci siamo impegnati a fare sono cruciali per migliorare la competitività di Ilva. Di conseguenza, è vitale che l’implementazione del nostro piano non venga ritardata”. Così ha scritto la società in una nota diramata alla fine dell’incontro.

Che ne sarà di Taranto e della sua acciaieria? Al punto in cui ci si trova adesso, si può solo  sperare che dal prossimo incontro la posizione dell’azienda si ammorbidisca. 

Lorenzo Spizzirri