Imane Khelif è nata nel 1999 e ha 25 anni a Tiaret, in Algeria. Khelif non è propriamente una donna transgender, bensì una donna con disordini nello sviluppo sessuale e intersex. È stata una delle due atlete escluse dai Mondiali di boxe nel 2023 per non aver superato il ‘gender test’. Troppo alti i livelli di testosterone per la competizione di Nuova Delhi. Ora, invece, insieme alla collega taiwanese Lin Yu-ting compete nei Giochi Olimpici di Parigi 2024. A differenza dei mondiali, infatti, il Comitato olimpico internazionale ha dato il via libera alle due pugili che avevano già partecipato nel 2021 alle Olimpiadi di Tokyo.

La ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità Eugenia Roccella oggi ha commentato la vicenda: “Desta grande preoccupazione sapere che, durante i giochi Olimpici a Parigi, in gare di pugilato femminile siano state ammesse due persone transgender, uomini che si identificano come donne, e che, in competizioni recenti, erano state invece escluse. Sorprende che non vi siano, a livello internazionale, criteri certi, rigorosi e uniformi, e che proprio alle Olimpiadi, evento simbolo della lealtà sportiva, possa esserci il sospetto, e assai più del sospetto, di una competizione impari e persino potenzialmente rischiosa per una dei contendenti“. “Le competizioni sportive vedono da sempre separati gli atleti dalle atlete, in base ad un elementare criterio di equità nella competizione, oltre che di pari opportunità. Un criterio universalmente riconosciuto, che ha portato a individuare, all’interno di ogni sport, specifiche categorie proprio per consentire un confronto fra pari”, prosegue Roccella.

Dalle informazioni che abbiamo su di lei, si tratta di una persona intersex, che si è sempre socializzata come donna e ha una storia sportiva nelle competizioni femminili”. Così Rosario Coco, Presidente di Gaynet.

“Non è chiaro – le ricostruzioni sono discordanti – se Khelif e Lin Yu ting, altra atleta intersex nella stessa situazione, abbiano dovuto effettuare test cromosomici o ormonali. In ogni caso si tratterebbe di un caso di Variazione delle Caratteristiche del Sesso, definizione ombrello all’interno della quale rientra anche l’intersessualità. Quello che sappiamo con certezza è che siamo di fronte a due atlete con una carriera nello sport femminile alle spalle. Nel caso di Khelif, per altro, va ricordato che l’Algeria proibisce anche il cambio del genere sui documenti – aggiunge Coco -.

Imane Khelif, perché fu esclusa dai Mondiali di boxe nel 2023

Nel 2023 il presidente dell’International Boxing Association (Iba) Umar Kremlev aveva riferito di un test del DNA in cui era emerso che Khelif aveva cromosomi XY e che “stavano cercando di ingannare i loro colleghi fingendo di essere donne”. Il CIO aveva parlato di una squalifica di livelli elevati di testosterone, ma per Khelif si era trattato di una cospirazione per impedire all’algerina di vincere. Dopo le controversie, il CIO ha successivamente affermato che Khelif rispettava “l’idoneità e le norme di ammissione alla competizione, nonché tutte le norme mediche applicabili”.

Per il portavoce del Comitato olimpico internazionale Mark Adams le regole sono chiare: sia la taiwanese Lin Yu-ting sia Imane Khelif possono gareggiare. “Sono idonee a competere come donne, che è ciò che sono”, dice Adams, che “sostiene pienamente” le due pugili.

Il caso simile a quello di Caster Semenya

Il caso è molto simile a quello di Caster Semenya, che dopo essere stata esclusa dalla World Athletics ha vinto la causa presso la CEDU nel 2023 dopo anni, ma non ha avuto il diritto a competere, vedendo quindi la sua carriera completamente compromessa. Chi sta commentando la notizia in queste ore non conosce in molti casi le regole dello sport e si improvvisa censore delle categorie di genere senza conoscere le linee guida del Comitato Olimpico internazionale sull’identità di genere e le variazioni delle caratteristiche del sesso del 2021, che ammettono criteri di eleggibilità per atlete trans e intersex, (come nel caso di Khelif), solo a fronte di comprovate evidenze scientifiche. Non spetta insomma alla politica dire se la gara di oggi è sicura o meno, visto che esperti, atleti e organizzazioni sportive lavorano da anni su questi temi”.