Imane Khelif ieri sera si è laureata campionessa olimpica di boxe nella categoria 66 kg: sul quadrato allestito al Roland Garros: sconfitta la cinese Yang Liu e medaglia d’oro. Un successo destinato a fare discutere, considerando le polemiche sorte sin dall’incontro con l’italiana Angela Carini. Come ormai ben sappiamo, la venticinquenne – così come la taiwanese Lin Yu-Tang – era stata esclusa dai mondiali di pugilato per l’elevato tasso di testosterone. L’Iba – organizzatrice del torneo – fu scomunicata un anno fa dal Cio, che ha invece concesso il via libera alle due atlete a competere con le donne

Il comitato olimpico ha difeso a spada tratta la Khelif e la Lin, ribadendo che entrambe sono donne e che hanno assoluto diritto a competere con le donne, con buona pace dei cromosomi XY registrati nei test dall’Iba. Negli ultimi giorni non sono venuti meno i botta e risposta al vetriolo, ma il Cio proprio ieri con il presidente Thomas Bach ha commesso un clamoroso autogol, tale da riaprire ogni discussione su intersex, cromosomi e testosterone: secondo il numero uno del Cio, non esisterebbe un sistema scientifico sicuro per differenziare gli uomini dalle donne.

Lo scorso 1 agosto Khelif si è scontrata con l’italiana Angela Carini negli ottavi di finale. Nei giorni precedenti in Italia era stata sollevata un’estesa polemica: Khelif è stata descritta da molti, anche tra i politici italiani, come “persona trans”, ma non risulta in nessun modo che sia così. Non ci sono al momento informazioni pubbliche o altri elementi per dire se Khelif abbia semplicemente livelli di testosterone alti o se rientri nello spettro dell’intersessualità, la condizione di chi presenta dalla nascita caratteristiche biologiche sia maschili che femminili.