La Toscana ha occhi che guardano al futuro ma il suo cuore è immerso in epoche passate, epoche che fanno capo al Medioevo dove regna la storia di cavalieri e dame. E’ qui che si inserisce il Palio di Siena, una competizione fra le Contrade di Siena nella forma di una giostra equestre di origine, per l’appunto, medievale. Il più antico documento sul Palio è del 1238, e tratta di giustizia paliesca e i primi Pali furono disputati tra nobili. Le Contrade parteciparono dal canto loro ai crudi giochi le cui grandi masse di contendenti si opponevano su base territoriale. Siena difatti era nata su tre colli, e le Contrade presero vita e forma all’interno di questa tripartizione. Le Contrade furono assai più numerose delle attuali: dopo la peste del 1347, il loro numero si ridusse a 42. Presero i loro nomi da strade, porte o fonti, chiese o da illustri famiglie residenti nel loro territorio. La vita paliesca di oggi si concentra ormai su luoghi precisi, come l’oratorio, ossia il luogo più antico della Contrada, che funge da cappella per le cerimonie religiose sia della Contrada, sia dei suoi singoli membri. Per la città sono disseminate le fontanine che portano segni araldici delle Contrade, e che vengono usate per il “battesimo contradaiolo”. Ogni Contrada dispone inoltre di una sede storico-museale. Alla Contrada si appartiene tradizionalmente in diverse maniere. La più antica è lo ius soli, ossia la nascita entro i confini della Contrada. Si appartiene anche per ius sanguinis, per discendenza diretta da membri di una Contrada. La corsa si svolge nella piazza centrale Piazza del Campo; a ogni Palio partecipano 10 contrade tra le 17 totali, scelte a sorte e secondo un particolare regolamento che consente la costante rotazione delle partecipanti. Dopo il corteo storico i fantini escono a cavallo dall’entrone del Palazzo Comunale, ricevono il nerbo (tendine di bue essiccato per sollecitare il cavallo) e si portano nella zona della partenza, chiamata “mossa”. L’ordine di ingresso è segreto fino all’ultimo momento. A questo punto il “mossiere” chiama le contrade dentro i canapi secondo l’ordine stabilito, secondo un meccanismo automatico che prende il nome di “fiasca”. Durante questa fase, è comune tra i fantini adottare strategie, porre veti incrociati, tentare di raggiungere accordi. I momenti prima della partenza sono infatti quelli in cui i fantini possono chiedere e cercare collaborazioni o aiuti ad altri fantini. Tutta questa attività è detta “fare i partiti”. Ed è anche molto emozionante, dal momento che la tensione sale sempre di più per la corsa, e la partenza conferisce una buona fetta per la vittoria finale. Il Palio viene vinto dal cavallo, con o senza fantino, dopo che per primo abbia compiuto tre giri della piazza in senso orario. Potrei ampliare parlandovi dei Palii straordinari, o dei fantini più vittoriosi o delle innumerevoli polemiche corse durante gli anni per la sicurezza equina, o semplicemente farvi intere lezioni di storia dall’Alto Medioevo al Rinascimento per percorrere a cavallo i secoli fino ad adesso, andando a scrutare ogni piccolo dettaglio. Solo parlandovi nello specifico delle Contrade, incorrerei in un libro che invece, in piccoli e brevi articoli. Già non mi pare giusto potervi, attraverso le mie umili parole di appassionato, solo incuriosire mostrandovi la superficie di una profonda bellezza terrena. Ci sarebbe da scrivere molto di più di quello che vi ho detto, bisognerebbe poter sempre scrivere di più, ma perchè scrivere quando posso invitarvi tutti quanti il 2 luglio ad assistere in prima persona all’ennesima “magia” che dal passato torna a farci sognare ogni anno. Dopotutto non sono ancora decaduti i valori cavallereschi ed esistono ancora dame al di là dell’arcobaleno…
Giacomo Tridenti