Continua il braccio di ferro tra il Governo spagnolo e gli indipendentisti catalani. Carles Puigdemont, presidente della Generalitat de Catalunya, si è dimostrato pronto a dar battaglia al governo centrale di Madrid presieduto dall’unionista Mariano Rajoy.

Nella giornata di ieri  il Parlamento catalano, con 72 voti a favore, 0 contrari e 12 astenuti, è riuscito a ottenere l’avvio dell’iter per la convocazione del referendum indipendentista. Colta di sorpresa la minoranza unionista non ha partecipato al voto abbandonando i lavori in aula. Una volta conclusa la votazione parlamentare, il presidente Puigdemont ha firmato l’atto, ottenendo anche che lo stesso venisse controfirmato da tutti i ministri del suo gabinetto.

Il referendum, fissato per il 1 ottobre dal Parlamento di Catalogna ,è stato duramente contestato dal premier Rajoy che lo ha definito illegale. L’intenzione del primo ministro è quella di opporvisi riunendo a sé tutte le forze uninioste dell’intera Spagna: PP (di cui è leader), Psoe e Ciudadanos. A supporto della sua tesi, Rajoy ha reputato, inoltre, di dover adire la Corte Costituzionale Spagnola. Quest’ultima, ritenendo ammissibili tutti i ricorsi presentati dal Governo centrale, ha sospeso il decreto di convocazione del referendum di indipendenza, causando una definitiva rottura tra il governo di Madrid e quello periferico. La Consulta, infine, ha minacciato di ricorrere alle vie penali qualora il presidente, i ministri, la Presidenza del Parlamento di Barcellona e i 947 sindaci della regione non rispettassero il parere della Corte Costituzionale.

Il Governo catalano, nonostante le pressioni poste in essere dagli organi supremi dello stato spagnolo, pare intenzionato a condurre la sua “crociata” indipendentista. A schierarsi dalla parte degli scissionisti, considerando il panorama politico nazionale, sono i “ribelli” del partito di Pablo Iglesias, Podemos.  L’obiettivo finale della “sovversiva” Catalogna è quello di costituirsi in Repubblica indipendente. Non è la prima volta che le mire indipendentistiche della regione a nord-est della Spagna sollevano una questione di stato. Nel 2014, infatti, l’allora presidente catalano, Artur Mas, procedette, nonostante la bocciatura della Corte Costituzionale e del Parlamento centrale di Madrid, alla convocazione alle urne della sua popolazione. L’esito, per quanto non riconosciuto a livello statale, e quindi puramente “simbolico”, dette ragione alla causa degli indipendentisti.

Oggi, a distanza di tre anni, l’unità tanto faticosamente conservata dalla Spagna sembra essere nuovamente in pericolo. La determinazione dimostrata dai vertici rappresentativi catalani lascia intendere che preservare lo status quo sia un compito arduo e difficilmente longevo.

Questo fenomeno è da inserire nel ben più vasto e duraturo fenomeno dell’autodeterminazione dei popoli, che, in diverse parti d’Europa, accende focolai di tensione e  causa ulteriore instabilità.

L’invio della “Guardia Civil” da parte della presidenza del consiglio Spagnola per impedire la sovranità della Catalogna, unita alla manifesta determinazione del Governatore Catalano Puigdemont, dimostrano che quella Spagnola è più di una semplice crisi passeggera, e che la sorte della Spagna unita, così come la conosciamo, dipende dalla pacifica risoluzione delle controversie in atto.

 

William De Carlo