Ricostruire la propria vita dopo un attacco d’acido, quando lo specchio rimanda l’immagine di un volto deformato, segni rossi e cicatrici. Ripartire dal lavoro, da un’occupazione che permetta di recuperare il proprio coraggio, di essere indipendenti. In Pakistan comincia ad essere possibile.

La diffusione degli attacchi d’acido

La prima donna ad essere intervistata dal Guardian è stata sfigurata dal marito non contento della dote ricevuta dalla sua famiglia. Non lo hanno pagato abbastanza per sposarla, non è soddisfatto, così l’ha chiusa in una camera e le ha versato acido sul viso e sul corpo.

Altre sono madri, colpevoli di aver generato una neonata. O donne accusate di sfuggire dal patriarcato. Mogli che non soddisfano. Ragazze che rifiutano una proposta di matrimonio. L’elenco delle accuse è lungo, la sentenza la stessa: acido. O kerosene.

Secondo i dati raccolti dalla ONG Acid Survivors Foundation (ASF), tra il 2007 e il 2018 sono stati segnalati 1.485 casi di attacchi di acido in Pakistan. L’80% degli attacchi avviene nella provincia del Punjab.  Circa un terzo ha coinvolto bambini. I bambini sono colpiti a volte perché dormono accanto alla madre nel momento in cui viene attaccata, altre volte proprio per vendicarsi sulla donna.

Bambine sfigurate dall'acido entrate nel programma Credits: depilexsmileagain.com
Bambine sfigurate dall’acido entrate nel programma Credits: depilexsmileagain.com

La fondazione a sostegno delle vittime

Masarrat Misbah decide di fare qualcosa. Prima, nel 1980, apre i suoi saloni a estetiste colpite dall’acido, poi fonda la la Depilex Smileagain Foundation: un ente che supporta le vittime di ustioni, dovute a attacchi di acido o a tentativi di bruciarle vive con il kerosene. Le donne entrano così in un programma di istruzione e inserimento nel lavoro come estetiste, e sono aiutate con interventi di chirurgia ricostruttiva.

Non solo quindi supporto medico, ma anche psicologico e un aiuto concreto a tornare alla vita, indipendenti e con un ruolo attivo nella società che cerca di emarginarle. Trovando un lavoro, spesso le donne diventano a loro volta supporto per le nuove vittime, creando così una sorellanza contro il tentativo continuo di sottometterle.

Masarrat Misbah, la fondatrice. credits: depilexsmileagain.com
A destra Masarrat Misbah, la fondatrice. credits: depilexsmileagain.com

Masarrat Misbah scrive sull’homepage del sito della sua associazione:

Nel nostro mondo pieno di sorrisi, colore e gioia, raramente sembriamo renderci conto di quanto dolore, angoscia e agonia colpiscano tutti quei poveri sfortunati che diventano vittime di un’atrocità così brutale, a volte rubando persino il loro diritto essenziale alla vita.

Il sito riporta lo storico dei loro interventi dal 2008 ad ora, ed i numeri sono sconvolgenti. Solo nel primo semestre del 2018 hanno organizzato 48 interventi chirurgici per ricostruire parti del corpo bruciate dall’acido o dal kerosene.

L’associazione lavora anche sull’educazione della popolazione e cerca di agire informando il Governo della necessità di una legislazione più attiva contro questi criminali.

Storie di donne

Il marito di Sabra Sultana, nel 1993, la sfigura perchè insoddisfatto della dote. Lei trova il coraggio di denunciarlo, ma in tribunale lui la accusa di essere mentalmente instabile e viene rilasciato senza pena. Sabra si rivolge alla Depilex smileagain, segue dei corsi come estestista e apre il suo centro a Jhelum, nel Punjab, trovando la sua indipendenza e sostenendo altre vittime.

Salone Depilex a Lahore. credits: Guardian
Salone Depilex a Lahore. credits: Guardian

Saria, che il Guardian ritrae nella foto qui sotto, è stata sfigurata da un uomo perché si è rifiutata di essere rapita e sposata. Adesso lavora al centro Depilex smileagain di Lahore, la seconda città del Pakistan.

Un'estetista colpita da acido. credits: Guardian
Saria, un’estetista colpita da acido. credits: Guardian

In Pakistan vi è il bisogno di migliorare il quadro giuridico per punire gli aggressori. Ma in tutto il mondo è urgente e necessaria un’azione comune, che educhi la popolazione e fermi questa spirale di violenza contro le donne. Che metta bene in chiaro chi sono le vittime e chi i carnefici per creare una società che affianchi le prime e non giustifichi in alcun modo le aggressioni di matrice patriarcale.

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