Benvenuti nel nostro appuntamento con la narrativa di StoryLine. Il 30 luglio di 13 anni fa se ne andavano due mostri sacri del cinema mondiale. Abbiamo perciò deciso di dedicare il nostro racconto di oggi a Michelangelo Antonioni e Ingmar Bergman. Lo abbiamo fatto ispirandoci al famoso regalo di un proiettore cinematografico ricevuto da Bergman a dodici anni .
Ingmar Bergman e Michelangelo Antonioni, l’inizio
Era una tiepida estate svedese del 1930 e a Uppsala, le campane suonavano a festa per quell’insolita calda domenica. Il suono era così bello che il giovane Ingmar pensò che anche tutta la città stesse festeggiando il suo dodicesimo compleanno. Quest’anno era ancora più contento visto l’enorme pacco che aveva tra le braccia. Era un regalo delle coriste della chiesa del padre. Qualcosa, dicevano,per essere felici ed evadere. Si trattava di una di quella nuove diavolerie che servivano per vedere film al cinematografo, niente meno che un piccolo potente proiettore tutto per se. Il giovane Ingmar pensava che fosse come una di quelle vecchie lanterne magiche del nonno che gli raccontò che con esse si poteva entrare entrare in un altro mondo. E quanto avrebbe voluto volare via Ingmar lontano dalle grinfie del suo severissimo padre. Questa fantasia prese corpo così tanto nella sua testa che non si accorse dell’arrivo di un giovanotto con una pagnotta a calda da una stradina alla sua sinistra dando luogo ad un inevitabile scontro. “Mi scusi signore, sono Ingmar Bergman non l’avevo proprio vista”, disse il giovane Ingmar. “Parla più piano non sono svedese”, disse il giovanotto riprendendosi dallo spavento, “mi chiamo Michelangelo, Michelangelo Antonioni”. Ingmar Bergman e Michelangelo Antonioni si guardarono per un attimo prima di ridere fragorosamente.
Il fantastico regalo
Il giovane Ingmar si rialzò da terra lentamente verificando il suo prezioso pacco fosse intatto. Dal canto suo Michelangelo raccolse la sua pagnotta pulendola alla bene in meglio ed imprecando quelle che a Ingmar sembravano incomprensibili parole americane. “Non sono americano“, obiettò Michelangelo,”sono italiano di Ferrara e sono in vacanza da uno zio che lavora qui e tu dove te ne vai con quel pacco non prestando attenzione a nessuno?”. “Scusami”, rispose Ingmar, “ma oggi è il giorno del mio dodicesimo compleanno e questo è il mio regalo, un proiettore cinematografico, puoi viaggiare dove vuoi con questo lo sai”. “Beh”,continuò Michelangelo, “dovresti prima accenderlo evitando di romperlo e comunque puoi farci molto di più che viaggiare”. “Davvero?”, chiese Ingmar. “Si”, rispose Michelangelo massaggiandosi la spalla, “puoi raccontarci tutto il tuo mondo, le tue emozioni, i tuoi desideri e trasmetterle senza paura di non essere compreso agli altri”. “Fantastico posso anche chiuderci dentro mio padre?”, chiese sorpreso Ingmar. “No però puoi richiuderci le tue paure ed esorcizzarle”, continuò Michelangelo. “Ho deciso adesso andrò immediatamente a casa a metterlo in funzione”, aferrmò Ingmar festante. “Non è cosi facile”, disse Michelangelo divertito, “cel’hai un film?”
Che cos’ è un film
“Un film è una di quelle cose che si vedono al cinematografo?”, rispose Bergman. “In verità un film è un racconto per immagini di un frammento di vita presente, passata e futura da cui traspaiono le nostre emozioni”, spiegò Michelangelo. “Mio padre è un pastore luterano e dice che solo Dio può vedere il passato e il futuro ma anche l’uomo può farlo?”, asserì Bergman, “Noi non possiamo ricrearlo ma possiamo immaginarlo”, sorrise Antonioni. “Voglio fare anche un io un film”, affermò entusiasta Bergman. “Beh piacerebbe anche me ma non so se sarà possibile”, riprese sommesso Michelangelo,“sono un semplice ragioniere con un interesse per la cultura e per fare un film ci vuole molto lavoro, ci vuole talento per l’arte”. “Un giorno magari lo faremo insieme chissà e saremmo tutte due a Hollywood”, concluse Bergman. Michelangelo Antonioni e Ingmar Bergman si salutarono calorosamente promettendosi un giorno di ricontrarsi ancora. Ingmar pensava di aver trovato una medicina per le sue paure mentre Michelangelo qualcosa con cui comunicare ciò che apparentemente non si poteva dire.