Intervista a Irama: ecco il mio Sanremo

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Di Redazione Metropolitan

“Io rispetto le persone in base a quello che dicono, che raccontano, non in base alla loro provenienza”

Siamo nel vivo del sessantanovesimo Festival di Sanremo,  dove a farla da padrona è sempre la musica; anche perché di picchi d’ascolti, presunte gaffe, siparietti, balletti, primo, secondo e terzo abito, ne abbiamo avuto un po’ abbastanza.

Al teatro Ariston questa sera andranno in scena i duetti, uno dei momenti più particolari di questo festival, dove le canzoni in gara subiranno come una metamorfosi che può incidere tanto positivamente quanto negativamente sul percorso dell’artista in gara.

Chissà come andrà il piccolo grande Irama, che si esibirà con la rossa Noemi in uno dei testi più forti di questo festival, che riguarda il difficile attuale tema della violenza domestica. La fortuna ha voluto che il nostro Irama ci concedesse una breve intervista telefonica oggi stesso, dove ci ha raccontato, con la calma di un veterano che ha alle spalle già un festival e una vittoria ad Amici di Maria De Filippi, alcune sensazioni che ha accumulato in questi giorni di festival.

Irama, quali sono le impressioni personali su questo Sanremo? Come sta andando? Più ansia o divertimento?

Sanremo è soprattutto passione, determinazione, una responsabilità, Sanremo è un’istituzione. Ci sto mettendo tutto me stesso su quel palco.

Tu che stai facendo dell’autenticità una sorta di distintivo psicologico, che tipo di responsabilità stai sentendo nell’aver portato in gara un pezzo con una tematica così forte?

Sicuramente non è un tema semplice, perché ci sono persone che l’hanno vissuto sulla propria pelle. E’un problema che succede non solo in Italia ma anche in tutto il mondo, purtroppo. Uno dei motivi per cui ho scelto di cantarla con Noemi nei duetti di stasera è proprio perché lei ha aderito a tantissime iniziative per le donne, quindi chi meglio di lei poteva raccontare insieme a me questa canzone.

Ne La ragazza dal cuore di latta c’è un pizzico di gospel, un genere ricco di storia che nell’arco della sua esistenza si è andato a mescolare nel soul, nel blues, fino ad approdare nel pop. Il suo utilizzo è stato un modo per allontanare quei pregiudizi negativi che si hanno nei confronti degli artisti che hanno partecipato ai talent?

No, assolutamente. Io penso che il giudizio negativo sui talent sia una cosa un po’ inutile; nel senso che il giudizio negativo viene da una persona o da persone che scrivono e che combattono tutti i giorni contro pregiudizi e discriminazioni: ecco, questo penso sia un controsenso, una follia. Io rispetto le persone in base a quello che dicono, che raccontano, non in base alla loro provenienza. Questo atteggiamento è sinonimo di apertura mentale, di intelligenza e penso che la mia generazione fortunatamente abbia in pieno queste due qualità.

Il video di La ragazza dal cuore di latta sta spopolando. Come è stato girarlo con Matteo Martinez?

E’ una bella soddisfazione, anche perché l’ho scritto io il copione insieme a Lorenzo Galli e Matteo Martinez. E’ praticamente un film. Matteo è una bomba, una persona squisita.

C’è stata una performance a San Remo di un’artista del passato che ti ha fatto dire: ”Wow! Anche io vorrei salire su quel palco”

Certo, tantissimi artisti. Uno di questi è Vasco Rossi con Vita spericolata.

Cosa ti sta dando la musica in questo momento e cosa tu a lei?

Io alla musica do la mia vita da sempre, da quando sono nato; la prima canzone l’ho scritta a sette anni, ho sempre amato la musica e l’ho sempre voluta fortemente, quindi più che una passione è un bisogno per me. Lei mi sta dando amore e odio, come in qualsiasi cosa che ami. Ci sono dei momenti incredibili e dei momenti pessimi; la grandezza, secondo me, sta nel sostenersi come in un rapporto, come due persone che si sposano. Diciamo che l’artista sposa la musica come se fosse un matrimonio e in un matrimonio non sempre tutto è perfetto ma la forza sta nel continuare a crederci.

Antonio Caputo