Oggi vi voglio raccontare qualcosa di nuovo e diverso, ma prima di iniziare vorrei che rispondeste a queste domande:  chi di voi conosce davvero le tradizioni cubane? Il mondo di Cuba? La storia di Cuba? Che cos’è la salsa? Noi di Metropolitan abbiamo incontrato una persona che in 45 minuti ci ha emozionato ed è riuscito a trasportarci in una vita parallela, ci ha regalato la possibilità di immaginare un mondo lontano da noi, la possibilità di sognare Cuba e la sua storia, ci ha fatto scoprire anche quella “parte misteriosa” che nessuno sa, che nessuno conosce, che la gente ignora. Abbiamo incontrato un “grande della salsa”: Oscar Savon. 

Oggi non sarà una semplice intervista, alle quali voi tutti siete abituati, eh no. Oggi io vi racconterò una storia, ma una di quelle belle belle, vi racconterò la sua storia.

MMI: Raccontami la tua vita, raccontami il mondo della Salsa, fammi capire che cos’è, trasportami nel tuo mondo, Oscar ha iniziato a viaggiare nei ricordi più belli della sua vita così:

Oscar: “La passione del ballo l’ho sempre avuta innata in me, senza neanche saperlo, da piccolino. Ballavo di nascosto e se qualcuno mi vedeva, mi fermavo, perché mi vergognavo. Qualche anno dopo ho fatto sport, come judo, karate, arti marziali. Poi quando ho detto ai miei amici di voler iniziare di ballare, loro hanno pensato subito che io fossi impazzito, perché stupidamente si associava il ballo all’omosessualità. 

Il cubano balla per passione, cammina per strada ballando e ti saluta cantando.

Il ballo lì è passione, però fare il ballerino come mestiere viene considerato strano dalla gente. A 15 anni ho iniziato a ballare, perché mio cognato non voleva che io crescessi nei quartieri di Cuba un po’ malfamati, quindi mi portava ai musei, nelle sale di danza. Galeotto fu l’interesse verso una ballerina, già mi piaceva andare a ballare, ma con lei mi sarebbe piaciuto di più.

Oltre a ballarla, da piccolino, mi piaceva anche ascoltarla e trascrivere tutte le canzone portoricane, colombiane, purtroppo in quel periodo non arrivava tutta la musica a Cuba, però alle due di notte c’era una radio che stranamente riusciva a farci ascoltare anche le canzoni di questi “cantanti diversi dal comunismo”, ed io aspettavo la notte per registrare la trasmissione insieme ad altri appassionati come me, in questo modo ho ascoltato per tanto tempo la salsa degli altri Paesi e a volte la gente si chiedeva come io avessi scoperto anche questa musica, nonostante il divieto tra i paesi americani e Cuba.

La passione per la Salsa cresce così tanto che qualche anno dopo inizio ad organizzare feste a casa mia tra amici, nel mio terrazzo, piacevano così tanto che nel giro di poco tempo la voce è girata nel quartiere e le mie feste sono diventate sempre più importanti. Io avevo 14 anni, quando ad una festa ci siamo “imbucati” incuriositi dalla musica, dalle persone, dalla potenza che aveva su di loro e mentre stavo tornando a casa, un signore anziano, un barbone, mi ferma e mi dice: “Tu da grande sarai un capitano, qualunque cosa tu farai sarai il leader” io lì per lì ho subito pensato “ma che vuole questo vecchio, cosa sta dicendo”, con il passare degli anni quella “profezia” è diventata realtà: leader della scuola, come capitano della squadra di lotta libera, insomma nel corso della vita gli occhi di quel signore con la sua voce sono state le mie compagne e ancora oggi sorrido ricordando quell’incontro durato nemmeno un minuto ma che è diventato uno dei momenti che ricordo con piacere.”

A volte basta davvero poco, basta un semplice istante e tutto si capovolge. In questo caso le parole di un saggio anziano sconosciuto, sono diventate la colonna sonora della vita di Oscar. I colori del destino che tutto è segnato, forse da sempre.

Sono venuto a Roma nel 1995, per una tournée a Napoli, in quel periodo facevo il tecnico delle luci e grazie a questo viaggio ho lasciato quest’esperienza per venire a Roma e scoprire se le voci sulla salsa, nella capitale italiana, fossero vere. Da quel giorno non me ne sono più andato, sono 22 anni che gli italiani mi hanno accolto.

Sono rimasto qui, con il primo contratto di lavoro in televisione a Uno Mattina come ballerino e da quel momento non mi sono più fermato nel mondo televisivo. Subito dopo con Domenica In, Maurizio Costanzo Show ed infine per 14 anni sono stato ballerino fisso al programma di Alicia Colò “Alle falde del Kilimangiaro”. 

Sono stato intervistato l’anno scorso da Alicia Colò sulla questione “Obama – Cuba” sulla nuova apertura tra l’America ed il mio paese, ovviamente sono contento e fiducioso per questo nuovo inizio e la possibilità di crescita per Cuba, mi auguro tutt’ora che si mantenga sempre un rapporto amichevole con gli americani. A cuba la medicina e la cultura sono sempre stata gratis, i libri sono davvero un diritto, viene completamente offerto tutto da loro, come anche le cure, le visite, un paese ancora rimasto a quel comunismo che rende la società una vera e propria famiglia.  

MMI: Cosa pensi degli italiani che insegnano latino americano?

Qualcuno è valido, altri sono davvero esagerati e convinti di saperne più di noi, quando in realtà non hanno mai vissuto le nostre emozioni, a volte non sanno nemmeno il significato delle parole delle canzoni, non mettono lo stesso nostro sentimento, perché non è solo un insegnamento la salsa, dietro c’è una vita, c’è una cultura che solo noi sentiamo addosso, anche nella nostra quotidianità. Nelle canzoni si parla sempre di santeria, la nostra religione, che ci accompagna in tutti i giorni nella preghiera. 

Ho iniziato ad insegnare nel 96′ presso alcune palestre e nel 2000 ho aperto la mia scuola di Salsa “Bailando con mi Habana” , ma vorrei precisare che la salsa non è quel ballo che tutti nella loro “ignoranza” immaginano e vivono, vorrei davvero sottolineare che è davvero una cultura, è davvero una danza che ci permette di sfogare le nostre sensazioni, ad esempio da noi si balla in gruppo, siamo in sei o sette tra amici e cugini e balliamo tra di noi, come un vero e proprio momento di condivisione, a volte non viene vista come realmente dovrebbe essere considerata, quel momento di divertimento, svago o passione che ti permette di staccare la testa dal mondo e liberarti con il tuo corpo insieme alla musica.

Noi cubani, siamo amichevoli, entriamo in un bar e siamo già amici di tutti, ma nel ballo c’è quella chiusura mentale che non è la “salsa” che alcuni intendono, ma quel momento intimo e passionale che decidi di voler condividere con qualcuno di speciale. A Cuba la salsa è un’altra realtà rispetto a quella che si “vede” qui.

Anche l’insegnamento è realmente difficile, non devi essere solo bravo a ballare la salsa, ma la devi sentire davvero pulsare nel sangue, io ho iniziato davvero da piccolo senza mai studiarla, ma mi sono trovato in una famiglia che viveva davvero di musica ed ho imparato attraverso i miei occhi, ma non ho mai studiato, solo ora sto perfezionando il mio percorso di autodidatta.

Quando sono venuto a Roma, ricordo ancora che ero appena arrivato al Palacavicchi in autobus, sotto la pioggia e senza documento. Appena sono entrato ho fatto amicizia con tutti, che addirittura mi sono messo anche ad aiutare a palare le patate, quella stessa sera mi propongono di fare animazione, in sala era presente una colombiana che subito dopo mi ha proposto di insegnare nella sua palestra ai Parioli ed è stata la mia prima esperienza di insegnamento che mi ha cambiato davvero la vita nel giro di pochissimi mesi.

Ci siamo emozionati di fronte la bellezza della storia di Oscar, oggi è uno dei nomi più importanti del mondo latino americano nella capitale, ma di fronte a noi si è denudato in una chiacchierata pura, semplice e vera, riuscendo a trasportarci nei suoi ultimi 25 anni di vita, rendendoci complici di una storia lontana che forse non ci appartiene, facendoci innamorare di una cultura che forse solo in pochi conoscono. Oggi, io personalmente, mi porto addosso una bella conoscenza in più, un’emozione che ricorderò per tanto tempo e auguro davvero ad Oscar di continuare sempre così, come ha sempre fatto, da solo e con la sua forza, con l’amore incondizionato verso Cuba, verso la sua cultura, verso il suo passato. Amore oltre oceano che quella sera abbiamo respirato a pieni polmoni e con occhi chiusi.

Alessia Spensierato