“Creature mitologiche” che incantano e sensibilizzano, il duo drag queen Karma B, si racconta a Metropolitan Magazine.
Le avete viste nella seconda edizione di ‘Ciao maschio’, il celebre programma trasmesso su Rai 1 in un’esplosione di energia e creatività senza precedenti. L’universo delle Karma B, vere e proprie divinità moderne, si sviluppa nell’incontro tra le loro identità originali, Carmelo e Mauro, e l’iconica Raffaella Carrà. Sono metà umani e metà leggenda, una fusione sorprendente che cattura l’immaginazione e rafforza la rappresentazione dell’identità. Vestite in abiti straordinariamente ricercati, realizzati con maestria dalle loro stesse mani, le Karma B incarnano l’essenza dell’eleganza e dell’audacia.
Ma il loro impatto va ben oltre l’aspetto esteriore, sono diventate un autentico simbolo di fierezza e rappresentanza per la comunità LGBTQI+ italiana, portando la loro voce in tutto il mondo. Con disarmante sincerità, spiegano il significato della loro favolosità e della loro protesta. Così la storia di Carmelo e Mauro rappresenta un capitolo fondamentale nella narrazione della comunità LGBTQI+ italiana. Insieme abbiamo parlato di rappresentazione, diversità di sé, arte e politica.
L’intervista alle Karma B
Con voi è inevitabile parlare della rappresentazione televisiva del mondo drag e della comunità queer. In che modo oggi la televisione contribuisce a dare spazio alla comunità stessa anche nell’immaginario della società italiana?
Karma B: La televisione è tutt’oggi uno strumento della quotidianità: quello che passa per la tv arriva direttamente nelle case di tutti. Rispetto ai social non scegli e non sceglie per te, in base a un algoritmo. La tv è ancora uno strumento di legittimazione, per questo è importante per noi e per gli esponenti della comunità queer. Con la televisione riesci ad arrivare in maniera colloquiale e naturale a tutti e raggiungere un pubblico anche più adulto e lontano dalla comunità. È quindi anche l’occasione per scoprirci, per condividere, per sensibilizzare. È una forma di apertura verso gli altri.
Parliamo di arte drag e di rappresentazione artistica: aiuta a riconoscere la propria identità e convivere con le diversità del sé?
Karma B: Questo momento per noi nasce dal camerino. Non siamo le Karma B prima, siamo due uomini comuni, nella trasformazione che avviene in camerino scaviamo dentro noi stessi. E quando saliamo sul palco siamo molto più sinceri e onesti, comunichiamo molte più cose in questa veste. Come si dice? Date a un uomo una maschera e vi dirà la verità. Figurati se dai una maschera a una drag queen.
La drag ancor prima di essere una forma d’arte è un linguaggio. E ne parliamo in un momento in cui la lingua è uno strumento di parità di genere e di rappresentazione identitaria. Cosa pensate a riguardo e in che modo la vostra arte contribuisce?
Karma B: Bisogna saper modulare il linguaggio, tenendo saldi i concetti e non arretrando le idee.
Il linguaggio è uno strumento di democrazia. E riguarda tutti, siamo cittadini prima che persone LGBTQ. Attraverso la politica assorbiamo un linguaggio che poi rimettiamo alla società. Per questo è importante fare attenzione a quello che si dice e soprattutto a come lo diciamo. Mai come in questo momento la forma è anche contenuto. Rispetto per un linguaggio attento, ampio, che tenga presente tutte le diversità e le sensibilità.
In questo momento storico come si è trasformata la vostra arte attraverso i cambiamenti della società? Se tutto cambia, si adatta anche l’arte. Avete notato una trasformazione negli anni? E in che direzione?
Karma B: In periodi come questo l’arte ha una funzione di resistenza. Nei cambiamenti storici l’arte è un modo per manifestare le proprie idee e la propria identità in un momento importante. L’arte è socialmente parte della democrazia. È per tutti e di tutti. L’arte queer è uno strumento di resistenza.
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