Into the wild è un film uscito nelle sale cinematografiche nel 2007. Diretto da Sean Penn, la pellicola si basa sulla vera storia di Christopher McCandless, un giovane avventuriero americano. Penn che si è anche occupato della scrittura della sceneggiatura, si è ispirato al libro Nelle terre estreme di Jon Krakauer. Il romanzo è uscito nel 1996 – 1997 in italia – ed è stato ciò ha fatto conoscere al mondo la storia di McCandless.
Trama
Christopher McCandless (Emile Hirsch) è un ragazzo americano che dopo la laurea deve far fronte ad una vera e propria crisi d’identità. Ha una famiglia benestante e un futuro promettente davanti a sé: tutto nella sua vita sembra andare per il verso giusto. Tuttavia, si sente estremamente insoddisfatto. Infatti, complici un non roseo rapporto con la famiglia e la lettura di scrittori come Henry Thoreau e Jack London, considera sempre di più ogni aspirazione materialistica come superflua e futile.
Decide, dunque, di intraprendere da solo un viaggio attraverso gli Stati Uniti e il Messico del nord e si dà il nome di Alexander Supertramp. Lo fa lasciandosi alle spalle qualsiasi suo avere e affetto. Questa prima parte del viaggio gli serve anche per prepararsi a quello che è il suo obbiettivo finale: raggiungere l’Alaska e viverci in solitaria. Infatti, in questo periodo mette alla prova e allena il suo corpo per questa futura esperienza. Inoltre, si documenta e impara, anche grazie alle persone che incontra lungo il cammino, varie cose che gli serviranno per sopravvivere in quelle terre desolate.
Una volta pronto, intraprende questo suo ultimo e più importante viaggio. Arrivato in Alaska, trova per caso un vecchio pullman abbandonato e vi crea il suo rifugio. Inizia, quindi, a vivere cibandosi con vegetali e selvaggina che lui stesso si procura e caccia. Grossi problemi arrivano, però, con l’inverno. Christopher non riesce a conservare la carne di alce che ha recuperato come scorta per i mesi più freddi dell’anno. Comincia, dunque, a diventare sempre più affamato. Questo lo porta a mangiare radici e ad avvelenarsi con delle bacche dopo averle confuse per quella di una pianta commestibile.
Into the wild: un viaggio alla ricerca di sé stessi
Into the wild ha di fondo uno dei più classici topoi letterari: il viaggio come processo di scoperta e cambiamento di sé stessi. Il viaggio è, infatti, un simbolo che perfettamente rappresenta il percorso di mutamento personale di una persona. Infatti, una persona deve effettuare un vero e proprio lavoro interiore per apportare un cambiamento. Inoltre, lo stesso processo serve sicuramente per conoscersi meglio e scoprire qual’è il proprio posto nel mondo.
Questo è proprio ciò che accade in Into The Wild. Christopher, infatti, si mette in viaggio non solo per allontanarsi dalla vita borghese che lui considera soffocante e frivola. Lo fa soprattutto per intraprendere un processo di conoscenza e di scoperta di sé stesso e di ciò che può renderlo pienamente soddisfatto e felice. La risposta arriva, però, solo a pochi passi dalla morte. Lo scrive lui stesso su uno dei libri che si è portato in Alaska, con le ultime forze che gli sono rimaste.
“La felicità è vera solo se condivisa”.
Si rende dunque conto che nonostante la vita a contatto con la natura l’abbia reso più soddisfatto, gli manca qualcosa. Ha, infatti, commesso un errore, ossia quello di aver chiuso i ponti con qualsiasi contatto umano.
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Giorgia Silvestri