In Iran e in tutto il mondo in questi giorni aumentano le proteste e le azioni di solidarietà per la morte della giovane Mahsa Amini.
La scorsa settimana a Teheran la ragazza iraniana di origini curde, Mahsa Amini, passeggiava per strada insieme alla sua famiglia, quando una pattuglia della polizia della morale e del buon costume l’ha fermata. La ragazza è stata arrestata perché non indossava correttamente l’hijab: da sotto il velo spuntavano troppi capelli. Poche ore dopo il suo arresto, Mahsa Amini è entrata in coma ed è morta qualche giorno dopo, il 16 settembre.
La polizia della morale e le proteste in Iran
La polizia della morale di Teheran ha detto che Mahsa, dopo il suo arresto, è stata portata in un centro di detenzione per essere “istruita e rieducata”. Poche ore dopo il fermo però la ragazza è stata trasferita in un ospedale poiché presentava i sintomi di una commozione cerebrale.
Le autorità hanno subito cercato di smentire le accuse di violenza, sostenendo che la giovane donna era entrata in coma per un problema cardiaco. Il fratello di Mahsa – a cui è stato vietato di fare foto – quando è giunto in ospedale ha visto la sorella con le gambe contuse e il volto gonfio.
Durante i funerali di Mahsa, molte donne hanno protestato contro il regime togliendosi il velo e agitandolo in aria. Altre lo hanno bruciato, altre ancora si sono tagliate in capelli in luoghi pubblici e molte hanno cantato “Jin Jiyan Azadi” (Donna Vita Libertà) in kurmanci, il dialetto settentrionale della lingua curda.
Nelle principali città dell’Iran si continuano a verificare scontri violenti con tante vittime. Le persone scendono in piazza per rivendicare libertà e giustizia, si bruciano bandiere e veli come simbolo di rivolta contro il regime.
Dopo la rivoluzione del 1979, in Iran i mullah al potere continuano a decidere come devono vestirsi le donne, con l’aiuto della polizia della morale e del buon costume. La polizia è responsabile del codice di abbigliamento del paese e dell’applicazione dell hijab.
La morte di Mahsa Amini e il risveglio delle coscienze
La morte di Mahsa ha risvegliato tante coscienze. Quanto successo alla giovane è stato definito un caso di femminicidio non isolato, ma parte «di un massacro sistemico delle donne». Il clima di violenza di stato contro le donne è peggiorato dopo l’elezione del presidente Ebrahim Raisi, vicino ai conservatori del regime. Il governo autoritario è guidato da religiosi sciiti.
Il movimento delle donne del Kurdistan, KJK, in questi giorni ha fatto un appello a tutte le donne affinché rafforzino «la loro lotta di autodifesa». Poi ha aggiunto: «Chiediamo alle donne di tutte e quattro le parti del Kurdistan e all’estero di intensificare la resistenza contro l’occupazione e la politica dominata dagli uomini».
Anche il Women Living Under Muslim Laws si è espresso sulla morte della Amini. Il WLUML è un’associazione nata per monitorare la condizione femminile nel mondo islamico, che fornisce aiuti alle donne che intendono contrastare leggi e costumi basati sulla disuguaglianza di genere derivante dalla religione.
Il WLUML ha affermato che Amini «è solo l’ultima di una lunga serie di donne imprigionate o uccise dalle autorità iraniane. Di alcune di loro si ha notizia, di molte altre no».
L’associazione ha ribadito il carattere eccezionale delle proteste in corso, guidate dalle donne ma alle quali partecipano anche molti uomini, e ha definito Mahsa «il simbolo per una generazione di giovani stanchi di essere maltrattati, messi a tacere e costretti a vivere nella paura».
La solidarietà in Europa per la morte di Mahsa Amini
Sui social da giorni circolano immagini e video di ragazze di tutto il mondo che si tagliano i capelli in segno di solidarietà e protesta per la morte di Mahsa Amini.
La morte di Mahsa ha suscitato contestazioni in tutto il mondo: da Berlino a Milano fino a Toronto. Nel capoluogo lombardo, un centinaio di persone hanno manifestato in piazza.
Molte donne hanno bruciato il velo e si sono tagliate i capelli. A Berlino in centinaia hanno partecipato alla manifestazione per la ragazza morta dopo l’arresto. Anche in questo caso le ragazze presenti si sono tagliate i capelli in piazza, come è accaduto anche a Toronto.
A Stoccolma le foto di Mahsa hanno riempito le strade insieme alle bandiere nazionali iraniane e a quelle del principale partito di opposizione dei Mojahedin del popolo iraniano.
Francesca Mazzini
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