In Iran le proteste non si fermano anche se la polizia continua a reagire con violenza contro lз manifestantз. Al momento, secondo l’organizzazione Human Rights Activists News Agency, i morti sono più di 300 e le persone arrestate superano le 12.000.
I numeri non hanno intimorito le manifestazioni e, in seguito alla morte di Nasrin Ghaderi, sono scoppiate nuove proteste. La morte di Ghaderi ha subito richiamato per affinità all’omicidio di Mahsa Amini. La donna di 35 anni è infatti deceduta sabato in seguito a percosse subite durante la manifestazione a Teheran di venerdì 4 novembre 2022. Arrivata in ospedale con ferite gravi alla testa, è deceduta dopo essere entrata in coma.
La causa della morte è stata dichiarata essere una malattia o una intossicazione e persino il padre è stato spinto a dichiarare questa versione. Il corpo è stato seppellito in fretta, ma per lз manifestantз si tratta di omicidio di Stato. Sono scoppiate immediate le proteste per le strade di Marivan (Kurdistan iraniano), città d’origine di Nasrin Ghaderi, al grido di “Morte a Khamenei!”.
Nuove proteste in Iran per la morte di Nasrin Ghaderi: cosa è successo
Nasrin Ghaderi è morta sabato 5 novembre 2022 in seguito a circostanze poco chiare. Secondo le prime ricostruzioni, fornire da testimonianze dirette, Nasrin Ghaderi è stata ferita alla testa durante una manifestazione. La donna, dottoranda in Filosofia, si trovava a Teheran in una manifestazione quando è stata raggiunta da diverse manganellate alla testa. Portata in ospedale, è entrata in coma e in seguito è deceduta.
I media in Iran hanno parlato di patologia cardiaca preesistente e come causa della morte si è fatto riferimento a un avvelenamento. Domenica sono scoppiate proteste nel Kurdistan iraniano contro il governo, accusato di aver sepolto Ghaderi in fretta per occultare il corpo ed evitare così di far conoscere la vera causa della morte. Inoltre i manifestanti accusano il governo di aver costretto il padre della donna ad annunciare come causa della morte una malattia e un’intossicazione.
Proteste represse con la violenza: spari contro i manifestanti
Al grido di “Morte a Khamenei!” domenica 6 novembre 2022 sono scesi per le strade di Marivan (e altre città) molti manifestanti in seguito alla morte di Nasrin Ghaderi. Le proteste proseguono dalla morte di Mahsa Amini e ormai si contano più di 300 uccisioni da parte della polizia e oltre 12.000 arresti.
La polizia ha tentato di fermare le proteste sparando sulla folla e ha ferito circa una dozzina di persone. Nel frattempo nelle università di Teheran si organizzano e svolgono sit-in di solidarietà ai colleghi arrestati. Da parte del Parlamento iraniano c’è pressione affinché la magistratura si occupi dei “criminali” che hanno provocato i rivoltosi e di chi ha assistito ai crimini.
La macchina del fango inoltre ha iniziato a far circolare la falsa notizia sull’inizio delle proteste. I media di Stato e i membri conservatori del Parlamento stanno infatti promuovendo l’idea che Stati Uniti e Israele abbiano creato le proteste per destabilizzare il Paese. La fake news, che vuole screditare le proteste rivoluzionarie che raccontano le conseguenze di decenni di repressione, non cambierebbe comunque i fatti di repressione violenta documentati nel corso degli ultimi mesi.
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Articolo di Giorgia Bonamoneta