In Iran si usa lo stupro per fermare il movimento “Donna Vita Libertà”

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Di Maria Paola Pizzonia

Un rapporto ufficiale di Anmesty International conferma che in Iran si è usato lo stupro come arma per fermare il movimento “Donna Vita Libertà”

vi ricordate la rivolta del movimento Donna Vita Libertà del 2022? Ora è ufficiale: le forze di sicurezza iraniane hanno usato lo stupro alle attiviste, insieme AD altre forme di violenza sessuale, per intimidire e punire chi aveva manifestato in forma pacifica.

Il rapporto racconta le strazianti esperienze di 45 persone sopravvissute (26 uomini, 12 donne e sette minorenni). Queste persone sono state sottoposte a stupro, stupri di gruppo e/o altre forme di violenza sessuale da parte di agenti dei servizi segreti e delle forze di sicurezza, in seguito all’arresto. Ad oggi, le autorità iraniane non hanno accusato o processato alcun funzionario per i casi di violenza sessuale e stupro documentati nel rapporto e questo è inaccettabile.

Lo stupro come arma politica in Iran: la punizione atroce per fermare il movimento “Donna Vita Libertà”

Agnes Gallard

“I servizi segreti e le forze di sicurezza dell’Iran hanno usato lo stupro e altre forme di violenza sessuale per torturare, punire e infliggere gravi danni fisici e psicologici a persone scese in strada per manifestare, anche di soli 12 anni. Le drammatiche testimonianze che abbiamo raccolto rappresentano solo una parte del sistema repressivo attuato dalle autorità iraniane, che usano la violenza sessuale per reprimere le proteste e il dissenso e per rimanere aggrappate al potere a ogni costo. Magistrati e giudici iraniani si sono resi complici di questo sistema non solo ignorando o insabbiando le denunce di stupro, ma anche utilizzando confessioni estorte con la tortura per muovere accuse false contro le persone sopravvissute, per poi condannarle a morte o al carcere. Le persone sopravvissute sono state lasciate senza possibilità di fare ricorso o richiesta di risarcimento; per loro, solo impunità istituzionalizzata, silenzio e molteplici cicatrici fisiche e psicologiche che hanno lasciato segni profondi”

responsabili degli stupri e delle altre forme di violenza sessuale includono agenti delle Guardie rivoluzionarie, della milizia paramilitare Basij e dei servizi segreti, così come varie sezioni delle forze di polizia tra cui la Polizia di pubblica sicurezza, l’Unità investigativa della polizia e le Forze speciali di polizia. Le vittime comprendono donne e ragazze che si sono rifiutate di indossare il velo e uomini e ragazzi che sono scesi in strada per esprimere la loro indignazione per decenni di discriminazioni di genere e oppressione. Leggi il rapporto Amesty qui e i racconti sono atroci.

Farzad, che ha subito una violenza di gruppo su un veicolo appartenente alle Forze speciali di polizia, ha raccontato ad Amnesty International:

“Gli agenti in borghese ci hanno messo di fronte al veicolo e ci hanno dato scosse elettriche alle gambe…mi hanno torturato picchiandomi… rompendomi il naso e i denti. Mi hanno abbassato i pantaloni e violentato…mi hanno davvero ridotto a pezzi… vomitavo molto e sanguinavo dal retto”

Maryam, che ha subito uno stupro di gruppo in un centro di detenzione delle Guardie rivoluzionarie, ha raccontato che uno dei suoi stupratori le ha detto:

“Voi siete tutte dipendenti dal pene, così vi abbiamo fatto divertire. Non è questo che volete dalla libertà?”

Maria Paola Pizzonia, Autore presso Metropolitan Magazine