Mentre la coalizione anti-Isis era a pochi metri dalla Moschea di Al Nouri, vicina alla riconquista di un sito simbolico, un bombardamento ha colpito la moschea, distruggendola. Chi è stato?

Dopo diverse settimane di combattimenti, segnati dall’avanzata delle forze della coalizione anti-Isis, i combattenti dell’autoproclamato Stato Islamico si trovano sempre più accerchiati all’interno della città di Mosul, in Iraq.
Nella giornata di ieri, dopo aver capito di essere asserragliati dalle forze nemiche, i soldati del Califfato hanno fatto saltare in aria la Moschea di Al Nouri, la stessa dove, nel 2014, Abu bakr al Baghdadi, il leader dello Stato Islamico, ne aveva proclamato l’inizio. Di Abu bakr al Baghdadi non si hanno più notizie da diverso tempo, alcuni sostengono si sia nascosto in Siria, altri, recentemente, affermano sia stato ucciso in un bombardamento russo a maggio.

La perdita dei territori e, forse, anche del proprio leader, potrebbero aver spinto i militanti all’atto estremo, la distruzione del sito da dove tutto era partito: un significato simbolico da non sottovalutare ma che, di certo, non sta a significare l’arresa dell’Isis. Piuttosto, i combattenti hanno preferito non consegnarsi alle mani nemiche, non consentendo nemmeno a queste di riconquistare una struttura di un valore storico inegualiabile. La Moschea di Al Nouri rappresenta uno dei monumenti di maggior importanza del Medio Oriente: fu costruita nel XII secolo, in un periodo di grande splendore per il mondo arabo, tutto il contrario di quello  che sta vivendo ora.

La riconquista della Moschea di Al Nouri avrebbe potuto rappresentare, simbolicamente, la ripartenza di una civiltà ormai devastata guerre inestine, carestie ed interessi di potere esterni, e invece questo è stato negato (sappiamo bene quanto siano attenti ai messaggi di propaganda i militanti dello Stato Islamico).

<<I nostri soldati erano a soli cinquanta metri e si preparavano all’attacco, quando all’improvviso c’è stata una serie di scoppi – ha raccontato il generale delle truppe irachene Abdulamir Yarallah Hanno distrutto tutto, anche il minareto. E’ un altro grande crimine che hanno commesso>>.
L’organo di propaganda principale dell’Isis, Amaq, respinge le accuse, affermando che non sono stati loro a bombardare il sito strorico ma un’offensiva americana nel tentativo di colpirli.
Ryan Dillon, colonnello dell’esercito americano e portavoce della coalizione che sta operando sul territorio di Mosul, sostiene invece che non sono stati gli americani a distruggere la Mosche di Al Nouri, ma i combattenti dell’Isis: <<Non abbiamo condotto dei raid in quell’area in quel momento>>.

Nelle more dei rimbalzi di responsabilità, intanto, sono in migliaia i civili rimasti all’interno di Mosul, non riuscendo a scappare, accerchiati dai combattenti islamici da una parte e dalle forze della coalizione anti-Isis dall’altra. <<I civili – ha affermato il segretario Onu Antonio Guterres – sono intrappolati e affrontano le minacce da ogni direzione. Continuano ad essere uccisi, feriti e sfollati a un ritmo terrificante, mentre gli ospedali e le scuole continuano ad essere colpiti>>, riferendosi non solo a Mosul ma anche agli altri luoghi, quali Raqqa, dove ancora si sta combattendo.

La perdita della Moschea di Al Nouri rappresenta certamente una grave danno al patrimonio artistico e culturale del Mondo Arabo e mondiale, una sconfitta sia per i combattendi dell’Isis sia per la coalizione opposta che non è riuscita a salvarla ma, comunque, sempre più vicina a riconquistare Mosul. Senza mai dimenticare, però, che una perdita ancora più grave sono le vite degli innocenti che ogni giorno vengono uccise in mezzo ai combattimenti: la Moschea di Al Nouri potrà, anche se con molte difficoltà, essere ricostruita, le persone non potranno invece essere riportate in vita.

Lorenzo Maria Lucarelli