Anzitutto è necessario notare le differenze di vocabolario, se sono israeliani si chiamano “ostaggi” e se sono palestinesi sono “detenuti”. La narrazione è polarizzante ed è parte del grandissimo nodo da sciogliere rispetto al conflitto. Si tratta di un problema che attraversa l’autenticità nelle narrazioni mediatiche come essa sia influenzata dai rapporti diplomatici tra governi. Il tutto perdendo forse a volte il rapporto con la verità e la deontologia.

Israele libera gli ostaggi all’improvviso, forse teme per l’opinione pubblica (ma poi chiede lo stop agli aiuti umanitari!)

Israele ha liberato la scorsa notte a sorpresa circa 50 detenuti palestinesi. Parliamo dei primi detenuti, che erano stati arrestati dopo il 7 ottobre. I media citano un comunicato dello Shin Bet e dell’esercito secondo cui la decisione è giunta in seguito ad un sovraffollamento nelle carceri. Per chi non lo sapesse lo Shin Bet è l’agenzia di sicurezza interna di Israele, responsabile della sicurezza nazionale e del controspionaggio all’interno del paese. Nasce nel 1949 che è un anno importante per Israele perché è l’anno in cui lo stato di Israele è stato ufficialmente fondato e riconosciuto dalla comunità internazionale.

Il ministro della sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir ha scritto su X che in realtà quelle scarcerazioni sono state decise dallo Shin Bet. La decisione di liberare improvvisamente gli ostaggi sarebbe un gesto di distensione in vista del Ramadan. Una mossa a suo parere errata, ha aggiunto, essendo avvenuta ”nel giorno in cui due ebrei sono stati uccisi in un attentato” in Cisgiordania. 

Una mossa che forse serve a distendere le tensioni internazionali che gravano su Israele, al centro del mirino per il genocidio che sta compiendo a Gaza. Genocidio forse un po’ troppo indisturbato, ma l’aria di tensione c’è. Il portavoce militare delle Forze Armate egiziane, Ghareeb Abdel Hafez Ghareeb, ha dichiarato che il re Abdallah di Giordania ha partecipato personalmente ad una missione per aiutare i Palestinesi a spese di Israele (ne parlo qui).  Si aggiungono l’Egitto, la Giordania, gli Emirati Arabi Uniti e il Qatar: ciò deve aver allarmato Israele forse.

Ostaggi liberi, ma Israele decide chi:

Infatti Israele ha dato proprio ad una delle nazioni mobilitate (Egitto) i nomi palestinesi che non libererà. Channel 12 riferisce che una delegazione israeliana sarà al Cairo questa settimana. Lo scopo è discutere con funzionari egiziani i dettagli di un possibile accordo sul rilascio degli ostaggi. Israele ha fornito un elenco di detenuti di palestinesi che non è disposto a liberare se verrà raggiunto un accordo con Hamas. Lo riferisce Times of Israel. La delegazione tornerà al Cairo la prossima settimana per ulteriori colloqui.

Israele decide quali ostaggi liberare ma poi Ben Gvir vuole fermare la fornitura di aiuti umanitari a Gaza:

“Un colpo al cerchio ed uno alla botte” recita un vecchio detto. Secondo l’ANSA Israele s’è poi scagliato contro gli aiuti umanitari. La teoria portata avanti da Israele è che la fornitura di aiuti umanitari ai palestinesi, se facilitata dall’esercito israeliano, metterebbe in pericolo i soldati. Lo ha detto il ministro della Sicurezza nazionale israeliano e leader di destra radicale Itamar Ben Gvir.

Nell’incidente a nord di Gaza dove, secondo Hamas, sono state uccise dai soldati oltre 100 persone in attesa degli aiuti. Tuttavia varie fonti di diritto internazionale stabiliscono gli obblighi delle parti coinvolte nel conflitto rispetto a questo. Nello specifico si tratta di consentire e facilitare l’accesso degli aiuti umanitari alla popolazione civile e di non interferire con le attività umanitarie neutrali e imparziali. Quindi la risposta di Israele si rivela l’ennesimo tentativo di forzare il diritto internazionale per i suoi scopi. Cosa che, come ho specificato varie volte, mette in dubbio la tenuta generale dei principi di equità e soprattutto equilibrio che renderebbe il diritto internazionale un buon strumento di relazione tra nazioni. Se viene calpestato impunemente, che valore potrà sempre più assumere?

Fermare gli aiuti umanitari è illegale:

Non sarebbe la prima infrazione del diritto internazionale da parte di Israele, che sembra agire nella più completa impunità. L’argomentazione che vede sempre coinvolto Hamas per giustificare le azioni di Israele sta perdendo tenuta. La denuncia di Genocidio compiuta dal Sudafrica ne è una prova e molte nazioni stanno iniziando ad avere il pugno un po’ più duro, smettendo di ignorare la catastrofe umanitaria in corso.

Ad una nazione che pensa di poter piegare l’ordinamento internazionale per i suoi scopi (rendendo quindi la politica uno strumento di manipolazione del diritto) non risulta semplice digerire che dovrà pagare per le sue azioni. Il principio di base è che le parti coinvolte in un conflitto armato devono consentire e facilitare il passaggio sicuro degli aiuti umanitari. Necessario e imperativo è proteggere le persone colpite dal conflitto, garantendo che gli aiuti raggiungano i civili vulnerabili. Il tutto senza discriminazione. Questo principio è sancito in particolare negli articoli 70 e 71 del Protocollo addizionale I alle Convenzioni di Ginevra del 1949.

Fonti di diritto internazionale che provano che la richiesta di Israele è illegittima:

Fermare gli aiuti umanitari è illegale, secondo il principio per cui alla base si deve e vuole preservare la vita degli innocenti. Tutte le fonti principali che stabiliscono questi principi includono:

  1. Le Quattro Convenzioni di Ginevra del 1949:
    • Prima Convenzione: trattamento dei feriti e dei malati in campo militare.
    • Seconda Convenzione: trattamento dei feriti, dei malati e dei naufraghi in mare.
    • Terza Convenzione: trattamento dei prigionieri di guerra.
    • Quarta Convenzione: protezione dei civili durante i conflitti armati.
  2. Protocollo addizionale I del 1977 alle Convenzioni di Ginevra, che amplia e rafforza le protezioni per le persone coinvolte nei conflitti armati internazionali.
  3. Protocollo addizionale II del 1977 alle Convenzioni di Ginevra, che riguarda i conflitti armati non internazionali.

Senza contare chiaramente il diritto cogente, anche se la consuetudine (si sa) ha un peso cruciale nel diritto internazionale. Gli aiuti umanitari non sono solo un dovere morale, ma sono anche un imperativo giuridico fondamentale che richiede il rispetto e la protezione delle vite e della dignità delle persone colpite dai conflitti armati. Ignorare questo obbligo (rendendolo secondario alla strategia della guerra) non solo mette a rischio la vita e il benessere delle persone vulnerabili, ma mina anche la stabilità e la pace a livello globale.

Israele libera ostaggi e chiede stop aiuti umanitari: ora basta, è l’ennesima manipolazione per continuare abusi di diritto e azioni genocidiarie

Ricapitolando, gli aiuti umanitari durante i conflitti sono non solo moralmente imperativi ma anche legalmente vincolanti secondo il diritto internazionale umanitario. Il preservare la vita umana e mitigare le sofferenze dei civili è una priorità che trascende le considerazioni belliche. Come sancito nelle Convenzioni di Ginevra del 1949 e nei loro Protocolli aggiuntivi, il rispetto per la dignità umana durante i conflitti armati richiede che le parti coinvolte permettano e facilitino l’accesso agli aiuti umanitari per coloro che ne hanno bisogno.

Inoltre, gli aiuti umanitari svolgono un ruolo chiave nel mantenere la pace e la stabilità durante e dopo i conflitti. Fornire assistenza alle popolazioni civili può contribuire a ridurre le tensioni, promuovere la fiducia e favorire la ricostruzione e la riconciliazione nelle comunità devastate dalla guerra. Se questo fosse lo scopo. Tuttavia, se l’obiettivo è la cancellazione di un popolo (e costruire dei residence sulle macerie dei bombardamenti) il problema non si pone.

La mancata osservanza delle norme di cui sopra non solo minaccia la sicurezza e il benessere delle popolazioni colpite dai conflitti. Ciò inoltre rappresenta un affronto ai principi fondamentali del diritto internazionale umanitario, mettendo a rischio l’integrità dell’intero sistema.

Quindi preoccupa l’ennesima manipolazione delle informazioni da parte di Israele e lo sprezzo verso il diritto internazionale. Accettare tali abusi mina la legittimità e l’efficacia del nostro ordinamento giuridico internazionale, rendendo cruciale l’affermazione dei principi fondamentali e la loro applicazione coerente per garantire ciò che c’è di più fondamentale: la protezione delle persone durante i conflitti armati.

Maria Paola Pizzonia, Autore presso Metropolitan Magazine