Leggere che Israele ha promesso che di fornire “prove” della collaborazione di Hamas all’interno dell’ UNRWA è una notizia interessante, perché vien da chiedersi… Allora quando l’accusa è stata formulata non c’era alcuna prova?

Israele ha più volte ribadito che ci sono infiltrati di Hamas nell’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite che fornisce assistenza umanitaria ai rifugiati palestinesi nella regione, sia legata con Hamas. Ora però c’è bisogno che fornisca delle prove adeguate e sufficienti per iniziare un processo e delle indagini. L’agenzia ha comunque preventivamente allontanato le persone accusate.

Il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz:

“Forniremo tutte le prove che evidenziano i legami dell’Unrwa con il terrorismo e i suoi dannosi effetti sulla stabilità regionale”.

Sono queste le sue parole. Le pronuncia congratulandosi per la decisione delle Nazioni Unite di istituire una Commissione di indagine sull’Unrwa. Continua poi

Israel Katz:

“E’ imperativo che questa Commissione porti la verità alla luce rendendo necessarie le dimissioni del presidente dell’Unrwa”.

Leggendo queste parole vien da chiedersi però dove siano finite le prove che da ormai giorni Israele sostiene di avere ma che non appaiono mai. Le parole sono sempre molto forti, come ormai ci si aspetta da Israele.

Mai parole forti quanto le accuse del ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ad una delegazione di ambasciatori in sede Onu:

L’Unrwa è “Hamas con un restyling”

Continuano le dichiarazioni e le accuse ma e si attendono le prove, siccome non è la prima volta che Israele accusa un’agenzia della maggiore organizzazione mondiale al mondo. L’UNRWA è stata a lungo bersaglio delle critiche israeliane. Lo dice anche il Guardian. Israele ha ovviamente risposto a queste dichiarazioni con l’accusa all’agenzia di incitamento anti-israeliano. Accusa che l’UNRWA nega. Nel 2017 il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha cercato di smantellare l’organismo delle Nazioni Unite con accuse molto simile a queste ultime. Se vuoi capire meglio la questione ne parlo qui: Chiariamo la faccenda di Hamas nell’UNRWA – Metropolitan Magazine

Israele promette di fornire prove di Hamas nell’UNRWA ma queste prove non arrivano mai

Anzitutto è doveroso ricordare che le basi dell’accusa sono solo ed esclusivamente documenti dell’intelligence israeliana. Questi documenti, sempre secondo Israele, sono la prova che il personale che lavora per un’agenzia delle Nazioni Unite era collegato con Hamas a Gaza. Il dossier, che potrebbe sembrare un po’ di parte, è stato condiviso con gli Stati Uniti. Alla luce del dossier, l’UNRWA ha preventivamente licenziato nove dipendenti su dodici. Non sono tutti perché uno di questi è morto e di altri due sta verificando l’identità. Nel frattempo diversi Paesi donatori hanno sospeso i fondi all’agenzia. Il tutto finora sulla base di sole accuse perché, ricordiamo, Israele non ha ancora fornito prove in sede di giudizio.

Sulle accuse poi, citando l’analisi de il Fatto quotidiano (che resta forse l’unica in Italia, mentre all’estero se ne trovano parecchie) c’è molto da chiarire. Perché alcune cose non tornano. France24 sostiene che il documento fornito da Israele sia un po’ “incompleto“. Ovvero afferma che le informazioni raccolte hanno dichiarato che almeno 190 lavoratori dell’UNRWA erano operativi di Hamas o della Jihad islamica, ma appunto senza prove. Aspettiamo che la giustizia internazionale faccia il suo corso com’è giusto che sia.

Evitiamo di confondere le accuse con le sentenze

Diventa tuttavia cruciale soffermarsi sull’assenza di prove. Questo perché secondo il principio nel diritto noto come “principio di non colpevolezza” non ci sarebbe nemmeno da discutere (ad oggi) sull’argomento. In brevissimo il principio tratta la conosciutissima presunzione di innocenza. Stabilisce che una persona accusata di un reato è considerata innocente fino a quando la sua colpevolezza non è stata provata al di là di ogni ragionevole dubbio. Bisogna quindi fornire delle prove che assicurino la colpevolezza davanti a un tribunale. In altre parole, siccome sembra che la situazione si stia ribaltando, ricordiamo che è il caso in cui è compito dell’accusa dimostrare la colpevolezza dell’imputato, e non dell’imputato dimostrare la sua innocenza. Il principio della presunzione di innocenza è riconosciuto anche nel diritto internazionale. Deriva principalmente dalle norme di diritto internazionale consuetudinario.

Chiunque mastichi un minimo di diritto internazionale sa bene che le consuetudini sono una fonte primaria. Il diritto consuetudinario può avere autorità giuridica paragonabile (se non superiore) a quella dei trattati internazionali. Specialmente quando è universalmente riconosciuto e seguito dalla maggior parte degli Stati. Insomma, si parla di principi chiave del diritto internazionale. Questo ai sensi dell’articolo 38 dello Statuto della Corte Internazionale di Giustizia, che elenca le fonti del diritto internazionale riconosciute dalla Corte. Quindi per concludere, le accuse sono per ora assolutamente non provanti. Si attende che (prima o poi) Israele fornisca delle prove adeguate in sede di giudizio. Semplicemente perché si rischia altrimenti di restare in una stagnazione di supposizioni che non aiuta minimamente a fare chiarezza.

Evitiamo di escludere l’UNRWA da questo scenario internazionale

È comune che le organizzazioni nelle zone di conflitto affrontino sfide come crimini e corruzione interna. Questo si è visto con i problemi nelle missioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite, compresi i casi di abusi sessuali. Ritirare il sostegno finanziario all’UNRWA a causa delle accuse verso alcuni membri del personale senza offrire un’alternativa è un approccio miope. Potrebbe portare a molti problemi.

Quando l’UNRWA riduce i suoi servizi nei campi profughi impoveriti (come in Libano, Giordania, Siria, Cisgiordania e Gaza) sorge la domanda: chi interverrà per colmare il divario? È probabile che i gruppi che prenderanno il sopravvento non saranno allineati con gli interessi degli Stati Uniti o dell’Europa. Anche parte del’esercito israeliano ha riconosciuto che tagliare i fondi per i servizi essenziali ai rifugiati potrebbe significare problemi per Israele.

Le accuse mosse da Israele contro l’agenzia UNRWA sono serie e meritano un’attenta valutazione. Non si può escludere la possibilità che queste accuse siano fondate, ma al momento mancano prove concrete che le sostengano. È essenziale che Israele fornisca le prove di tali accuse per consentire una valutazione accurata della questione. Senza prove concrete, la questione rimane complessa e soggetta a speculazioni. È necessario un approccio basato sui fatti e sull’evidenza per risolvere questa controversia in modo equo e trasparente.

L’UNRWA è un’agenzia che ha svolto un ruolo fondamentale nel fornire assistenza umanitaria e sostegno alla popolazione di Gaza, contribuendo significativamente al miglioramento delle condizioni di vita nella regione. Il suo impegno nell’assistenza ai rifugiati palestinesi e nel promuovere lo sviluppo socio-economico ha avuto un impatto positivo sulla stabilità e sull’equilibrio geopolitico della zona. Infine, dopo il conflitto in Palestina, ci saranno sfollati e flussi migratori che necessiteranno di assistenza e supporto. Sarà essenziale che un’organizzazione internazionale si impegni a fornire aiuto per affrontare queste sfide.

Israele deve fornire prove di Hamas nell’UNRWA per dar fondamento alle sue accuse

È comune che le organizzazioni nelle zone di conflitto affrontino sfide come crimini e corruzione. Ciò si è visto con i problemi nelle missioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite, compresi i casi di abusi sessuali. Quindi non è da escludere che, una volta terminate le indagini (che giustamente sono iniziate) si trovino effettivi collegamenti. Non è da escludere, tuttavia non è ancora da appurare. Si dovrebbe procedere così quando si prende in esame un’iniziativa di parte come l’accusa di Israele.

Nel diritto internazionale un paese ha ovviamente il diritto di avanzare accuse nei confronti di un altro stato. Lo farà quando ritiene di avere ragionevoli sospetti (o prove!) che sostengano tali accuse. Tuttavia, è importante notare che il diritto internazionale stabilisce anche procedure e criteri specifici che devono essere seguiti per avanzare le accuse ma soprattutto per condurre indagini in modo equo e imparziale. Le accuse infondate o prive di prove possono essere considerate violazioni del principio di buona fede nel diritto internazionale, che si trova sia nella Convenzione di Vienna (art.26) che in varie sentenze CIG.

Diventa allora interessante notare come, con la stessa disinvoltura con cui Israele viola il diritto umanitario (perché ricordiamo, fino ad oggi è soltanto Israele ad avere addosso il crimine di Genocidio con prove annesse, persino di torture filmate dagli stessi soldati dell’IDF), esso “sorvola” anche su altro. Come ad esempio fornire le prove adeguate alle sue accuse. Del senso di impunità di Israele non c’è molto altro da dire, perché è schietto ed evidente. C’è solo da chiedersi una cosa, a questo punto. Come mai è così difficile per il giornalismo italiano trattare le informazioni sul conflitto in modo un po’ più imparziale?

Maria Paola Pizzonia, Autore presso Metropolitan Magazine