Israele intensifica gli attacchi a Gaza, feroci scontri a fuoco sono segnalati infatti sia a Jabalia sia a Rafah, dove le incursioni militari israeliane si intensificano dopo la richiesta di nuove evacuazioni dei civili verso la costa. Secondo fonti mediche locali, almeno 82 palestinesi sono stati uccisi nelle ultime 24 ore. Intanto l’Idf continua le operazioni anche sul Libano annunciando di aver ucciso nelle scorse ore il comandante Hezbollah del fronte sud, Mekky.
L’amministrazione Biden ha intanto comunicato al Congresso che intende inviare un nuovo pacchetto di oltre 1 miliardo di dollari in armi e munizioni a Israele, secondo quanto scrive in Wall Street Journal. Si tratta della prima spedizione di armi a Israele annunciata dall’amministrazione da quando, all’inizio del mese, ha sospeso un altro trasferimento di armi, consistente in 3.500 bombe ad alto potenziale. L’amministrazione ha dichiarato di aver sospeso il precedente trasferimento per evitare che Israele usasse le bombe nella sua crescente offensiva a Rafah
Israele intensifica gli attacchi a Rafah
I carri armati israeliani entrano sempre più in profondità a Rafah, nel sud di Gaza. Le truppe avanzano verso il centro e a ovest della città, mentre un nuovo ordine di evacuazione è stato lanciato dall’esercito (Idf) a chi vive a nord della Striscia, per le operazioni in corso a Jabalya. I combattimenti contro Hamas imperversano in ogni angolo dell’enclave, Gaza City inclusa. A Nuseirat, nel centro di Gaza obiettivo di raid israeliani che nella notte hanno provocato almeno 36 morti, è stata colpita anche una scuola dell’Unrwa, l’agenzia Onu, considerata una sala comando di Hamas: 15 terroristi uccisi
Questa operazione graduale dell’esercito israeliano, che pur continuando ad avanzare costantemente non ha ancora avviato un attacco massiccio contro Rafah, è probabilmente spiegabile con le pressioni degli Stati Uniti, che stanno cercando di convincere il governo israeliano a non fare un’operazione su larga scala contro la città, per timore di una catastrofe umanitaria. Tuttavia il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, anche su pressioni del suo governo di estrema destra, ha detto più volte che l’invasione di Rafah è inevitabile, e che è soltanto questione di tempo.