I leader mondiali chiedono di abbassare i toni, Israele replica con il portavoce dell’esercito, il contrammiraglio Daniel Hagari, che dice: “Risponderemo all’attacco iraniano nel momento che sceglieremo”.
La de-escalation non può contare sui toni più morbidi dei vertici militari israeliani.
Il capo delle forze armate israeliane, il generale Herzi Halevi, ha dichiarato che Israele sta valutando le sue prossime mosse, ma che l’attacco di Teheran “avrà una risposta”.
Sia Halevi che Hagari hanno parlato alla base aerea di Nevatim, nel sud di Israele, che ha subito lievi danni durante il raid iraniano.
Il gabinetto di guerra, presieduto dal primo ministro Benjamin Netanyahu, si è già riunito due volte ed è atteso un altro vertice nelle prossime ore. Per il secondo giorno consecutivo, non è stata annunciata alcuna decisione, ma sul tavolo ci sono diverse opzioni. Tutte prevedono – è stato detto – “una risposta dolorosa” per l’Iran. Ma l’obiettivo è quello di non incorrere nel veto degli Stati Uniti e non scatenare una guerra regionale.
In un confronto con il leader della maggioranza della Camera degli Stati Uniti, Steve Scalise, Netanyahu ha detto che “Israele farà tutto ciò che è necessario per difendersi”.
L’attacco iraniano di sabato contro Israele è avvenuto come ritorsione per il blitz di due settimane prima contro un edificio consolare iraniano nella capitale siriana di Damasco.
È la prima volta che l’Iran lancia un attacco militare diretto a Israele, nonostante decenni di inimicizia che risalgono alla Rivoluzione islamica del 1979.
L’Iran ha lanciato centinaia di droni, missili balistici e da crociera contro Israele, che sostiene di averne intercettato e abbattuto il 99%, in coordinamento con la coalizione di partner guidata dagli Stati Uniti.
Israele e l’Iran sono stati in rotta di collisione per tutta la durata della guerra di Gaza. L’offensiva israeliana nella Striscia ha ucciso più di 33.700 palestinesi. Il conflitto tra Israele e Hamas è la causa di una delle più drammatiche crisi umanitarie nella regione.