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Settembre 8, 2024, domenica

Italia, Francia e Germania unite per decidere sui migranti

Marco Minniti, ministro degli Interni italiano, ha incontrato a Parigi i rispettivi colleghi per discutere in anticipo su come affrontare la questione migranti e arrivare forti e preparati al vertice di Tallin

Il Governo italiano continua a lavorare sulla questione migranti, aggravatasi ancor di più nelle ultime ore con l’arrivo di nuove navi sulle nostre coste.
L’Italia non ce la fa più, i porti siciliani, sardi, pugliesi calabresi e campani non ce la fanno più a sostenere un ritmo di arrivo così alto e allo stesso tempo garantire concretamente servizi ed accoglienza adeguati.
I centri preposti, distribuiti su tutto il territorio, dalla Lombardia (che conta la maggior percentuale) alla Sicilia sono saturi e gli stessi migranti lamentano la propria situazione. Nemmeno loro voglio stare in quelle condizioni.

Per questo, per decidere un piano condiviso e sugellare un accordo prima dell’Incontro tra i Ministri degli Interni europei a Tallinn, in Estonia, il ministro degli Esteri italiano, Marco Minniti, si è recato a Parigi per un vertice a tre, insieme al collega frencese e tedesco Gérard Collomb e Thomas de Maizière.
Insieme al il commissario europeo per gli Affari interni Dimitri Avramopoulos, l’obiettivo è quello di redigere un documento che fissi le basi da cui partire nell’incontro estone dove sarebbe meglio arrivare forti e preparati per far falere davanti agli altri paesi europei le proprie itanze, soprattutto quelle italiane.

L’Italia, il ministro Minniti in primis, chiede ormai da tempo l’intervento degli altri paesi dell’Ue per affrontare un fenomeno migratorio che non ha eguali e che il mondo intero è costretto a sopportare: allora meglio governarlo bene che esserne sopraffatti. Date le poche risposte avute fino ad ora, si è anche cominciato a pensare ad un blocco delle navi straniere che portano i migranti in Italia: le imbarcazioni delle principali Ong, infatti, battono per la maggior parte bandiera straniera, principalmente sono tedesche, francesi, olandesi e spagnole. Queste potrebbero non ricevere più accesso nei porti italiani o addirittura essere sequestrate dalle nostre autorità.
L’Italia, però, in base ad accordi internazionali sottoscritti e ratificati è obbligata a farsi carico dell’accoglienza mentre le operazioni di salvataggio sono state internazionalizzate, come ha ricordato anche il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni pochi giorni fa: “Abbiamo internazionalizzato le operazioni di salvataggio ma l’accoglienza resta di un Paese solo”.

Uno dei tanti “barconi” che giungono sulle coste italiane, colmi di gente ammassata in cerca di un futuro – Immagine dal Web –

Il grave esodo dei migranti può essere risolto sono con il coinvolgimento attivo anche degli altri paesi europei, i quali, anche loro, dovrebbero farsi carico dell’accoglienza.
E’ proprio questo uno dei punti fondamentali che ha animato il dibattito dei ministri degli Interni italiano, francese e tedesco, rivelatisi aperti a raggiungere un’intesa: i governi di Parigi e Berlino, come quelli di altri paesi Ue, chiedono però che venga fatta una distinzione tra migranti “economici” e “rifugiati”, solo i rifugiati avrebbero diritto ad essere accolti.
Fondamentale è anche controllare gli arrivi, consentendo solo alle navi in regola di attraccare nei porti italiani (si pensa di consentire l’accesso solo alle navi del nostro paese), le altre potrebbero raggiungere i porti di Barcellona e Marsiglia, anche se su questo punto il governo francese non è sembrato molto favorevole.
Ancor più importante è agire direttamente alla fonte, cioè in Libia, punto di snodo e passaggio di migliaia di migranti che da lì si imbarcano per raggiungere l’Italia: lì c’è bisogno di “un governo stabile e stiamo lavorando per farlo” – afferma il Ministro Minniti, aprendo anche alla possibilità di intervenire attivamente con un sostegno economico europeo alla Libia.

Il Ministro degli Interni Estone, preso atto del vertice tra Italia-Francia-Germania sulla questione migranti, riferendosi all’incontro che si terrà a Tallin nei prossimi giorni ha affermato: “ascolteremo l’Italia, per vedere come affrontare la questione della protezione delle frontiere, dei porti e le relazioni con la Libia“. Un approccio abbastanza fuggitivo quanto superficiale tanto che sarà difficile, anche al netto dell’accordo, raggiungere risultati concreti a Tallinn.

Intanto, c’è chi ritiene che l’incontro parigino non sia servito ad altro alla Germania e alla Francia per assicurarsi una chiusura delle frontiere europee rispetto al territorio italiano, buona pace per la grave crisi migratoria e le migliaia di persone che ancora continuano a morire in mezzo al mare. A sostenerlo è l’Avvocato Salvatore Fachile, membro dell’Asgi, l’associazione che si occupa degli studi giuridici sull’immigrazione: “Il vertice di Parigi? Lo scopo è chiudere l’Europa attraverso di noi. E’ teso a questo scopo: chiudere l’Europa attraverso l’Italia, come è già stato fatto con la Grecia, costringendo il nostro Paese a violare la normativa internazionale che dovrebbe regolare anche il comportamento del ministero dell’Interno. Il pacchetto normativo prodotto dalla comunità europea – conclude l’avvocato – è teso a quella direzione: si chiude, accollando responsabilità e oneri ai Paesi di frontiera“.

In attesa che il 6 e 7 luglio arrivi qualche risposta concreta da Tallin continuano a partire e ad arrivaree navi piene di migranti, molti proprio in questo momento sono in mezzo al mare, alcuni di loro potrebbero essere in gravi condizioni, malati o a rischio di affondare, nelle mani di gente senza scrupoli che pur di guadagnare li fa partire abbandonandoli poi nelle nostre mani. 
Di questo fenomeno migratorio di massa, causato da carestie, crisi economiche e guerre (delle quali anche l’Occidente, e l’Italia, è responsabile) dobbiamo per forza farcene carico, ma uniti e non da soli, considerando che un fatto di tali dimensioni potrebbe essere senza alcun problema governato se ogni paese accettasse di intervenire. Senza dimenticare che bisogna agire anche alla radice perchè, se potessero, i migranti rimarrebberro nel loro paese senza mai pensare di abbandonarlo rischiando anche la vita.

L’acqua di una diga che viene aperta in più punti e fatta defluire fa molti meno danni di quella che improvvisamente investe tutto ciò che si trova davanti.

Lorenzo Maria Lucarelli

 

 

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