I rapporti tra l’Italia e la Libia riprendono. Intanto il 2 Settembre scorso avrebbero perso la vita 100 migranti. A riferirlo è Medici Senza Frontiere, il naufragio sarebbe avvenuto in acque territoriali libiche. La notizia viene resa pubblica nel momento in cui il Ministro Moavero Milanesi si trova a Bengasi a colloquio con Haftar. Il numero uno della Farnesina è impegnato in un difficile recupero dei rapporti con il governo della Cirenaica. Ma forse è troppo tardi.

 

(Foto dal web)

La “riabilitazione” di Haftar segna di fatto l’inizio della rincorsa alla Francia per l’influenza in Libia. Il problema è che, al di la dei proclami, pochi giorni prima della visita di Moavero a Bengasi, il Generale definiva l’Italia nemica della Libia. Qualcuno potrebbe vedere dietro queste affermazioni lo zampino dei francesi. Potrebbe anche essere in parte vero ma, Ciò non deve farci dimenticare gli errori commessi negli ultimi anni da Roma sulle questioni riguardanti “il nostro giardino di casa”.

Era il 2011 quando Francia e Inghilterra decisero di intervenire militarmente in favore dei “rivoluzionari”che da settimane affollavano le strade libiche chiedendo la fine di Gheddafi. Tutti si aspettavano una presa di posizione dell’Italia, al contrario il Governo non battè ciglio e diede anche la disponibilità all’uso delle basi siciliane. Questo perchè nel 2011 in Italia un Governo vero e proprio in Italia non c’era. La caduta del berlusconismo era imminente e tutti gli italiani iniziavano a conoscere la parola che diventerà lo spauracchio degli ultimi anni, lo spread. La questione libica non era il primo pensiero di un Italia in piena crisi istituzionale. L’unico ad avere l’autorità per prendere una decisione in merito era l’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitalo. 

Ex dirigente del Partito Comunista Italiano con forti legami a Washington, l’ex Presidente si comportò di conseguenza, avallando l’intervento fortemente voluto dall’amministrazione Obama. Quei bombardamenti segnarono di fatto l’inizio del “problema Libia”. La destituzione di Gheddafi senza un reale piano per il futuro gettarono il paese nel caos. Dopo mesi di aspri combattimenti, emergono due figure, da una parte il Generale Haftar, uomo forte della Cirenaica legittimato dall’appoggio dell’Esercito, dall’altra Sarraj, uomo non particolarmente forte di Tripoli, costretto a “comprarsi” il favore delle milizie concedendo ad esse sempre più influenza. Quale dei due governi verrà legittimato dalle Nazioni Unite?

Ovviamente quello di Tripoli, considerato portatore di democrazia in un paese che non la chiede. Ma dov’era l’Italia anche questa volta? 

In politica estera era “ostaggio” dell’adorazione di Renzi nei confronti di Obama e delle Nazioni Unite. L’ONU, organo che merita un grande rispetto al di la di tutto, può essere “scavalcato” se la situazione lo richiede. Questo perchè uno dei pilastri delle Nazioni Unite è il mantenimento della sovranità nazionale (anche in politica estera) di tutti gli stati membri. Se è vero che la Libia è un paese chiave per noi, è altrettanto vero che l’ONU deve rispondere a criteri e necessità ben più grandi dell’Italia. Di conseguenza questo era uno dei casi in cui Roma avrebbe dovuto prendere decisioni indipendenti dal palazzo di vetro. Ma era il momento della ricerca spasmodica di essere “accettati nel club degli stati democratici” dopo l’isolamento scaturito dal periodo berlusconiano.

Quindi guai a fare la voce grossa con l’Onu facendo presente che un paese come la Libia non poteva essere controllato da Sarraj, il quale stenta a controllare Tripoli.  Nonostante ciò, con l’avvento del Governo Gentiloni iniziarono a sorgere i primi dubbi sulla figura di Sarraj. Si fece strada l’idea che il dialogo con Haftar fosse imprescindibile, l’Italia iniziò a rimettersi in “carreggiata”, cercando di riprendersi il ruolo che le spetta in Libia. Ma ecco che un nuovo evento scompagina le carte in tavola, il neoeletto Macron convoca a Parigi Haftar e fa una giravolta rispetto alle posizioni dell’ONU. Organizza una conferenza in Francia con le due controparti libiche e ottiene anche una foto della stretta di mano tra Sarraj e Haftar. E l’Italia?

Neanche a dirlo, nuova crisi di Governo. Sono i giorni della passione per Mattarella, alle prese con i malumori della “pancia del paese” che vuole il “Governo del cambiamento”. l’Italia non batte un colpo e la Francia si prende la scena. 

Ora che un Governo c’è, il Ministro Moavero si è recato a Bengasi per recuperare il tempo perso. Le opzioni sul tavolo sono due: cercare di legittimare Haftar per riportare in Libia l’ordine che al di la di tutto regnava sotto Gheddafi o dividere il territorio in due stati sovrani, Tripolitania e Cirenaica. La prima comporterebbe una rincorsa alla Francia nei rapporti con Haftar, la seconda appare l’unica via logicamente percorribile nel rispetto degli stessi libici, consapevoli che l’unità non fa rima con Libia.

L’inizio di Moavero, per quanto in ritardo, sembra promettente. Questo sperando che il tempismo delle nostre crisi interne non giochi nuovamente brutti scherzi alla Farnesina.