E’ già tempo di sfide molto importanti per le 4 italiane impegnate in Champions League. Andiamo a conoscere meglio le avversarie che in questi due giorni insidieranno le nostre squadre.

Ecco tutte le avversarie delle italiane in Champions League. Chi rischia di più in questa giornata europea?

SHAKHTAR DONETSK A RITMO DI SAMBA

L’Atalanta di Gian Piero Gasperini sognava decisamente un esordio migliore nella prima storica in Champions League. Invece, sul campo della Dinamo Zagabria, è arrivata un’autentica disfatta. Un secco 4-0 che non ammette repliche e che complica tremendamente il cammino dei bergamaschi. Da lì in poi, la Dea ha iniziato a volare, esprimendo un grande calcio in campionato e ottenendo vittorie importanti e convincenti. La maniera migliore per arrivare alla sfida odierna (calcio di inizio alle ore 18.55) contro gli ucraini dello Shakhtar Donetsk. La ex squadra del tecnico della Roma, Fonseca, deve a sua volta riscattare la sconfitta interna subita contro il Manchester City, comunque preventivabile alla vigilia.

Ma che tipo di squadra è lo Shakhtar? Sicuramente è una compagine assolutamente rodata, che gioca in maniera similare da anni e che ha un blocco di giocatori storici a cui aggiunge mirate pedine ogni anno. La perdita di Fonseca è stata importante, visto che il portoghese aveva tutto il gruppo al suo seguito e aveva impresso in modo indelebile le proprie idee. Lo ha sostituito un connazionale, Luis Castro, esperto tecnico dalla carriera non esaltante ma che ha le conoscenze tattiche per poter fare bene. Intelligentemente, il portoghese, ha proseguito il lavoro del suo precedessore, senza grossi stravolgimenti. Dopo un inizio non semplice, con la sconfitta in Supercoppa contro gli storici rivali della Dinamo Kiev, lo Shakhtar ha ripreso a essere lo schiacciasassi abituale in terra ucraina. Attualmente l’11 di Castro comanda il proprio campionato a punteggio pieno con 9 vittorie in altrettante gare e il vantaggio dalla seconda è addirittura di 10 punti.

Squadra esperta e ricca di talento, lo Shakhtar è presenza fissa della Champions da diversi anni.
Credits: Goal.com

Uno strapotere che va avanti da anni e che ha permesso allo Shakhtar di avere una crescita importante anche a livello europeo, dove sono arrivati spesso risultati soddisfascenti e una Europa League sotto la gestione Lucescu. Gli arancionero sono una squadra prettamente sudamericana, avendo in organico ben 12 calciatori brasiliani, blocco storico della squadra. Due di loro, il bomber Moraes e il fantasioso Marlon, sono stati addirittura naturalizzati ucraini e hanno rinforzato la Nazionale di Shevchenko. Tra i pali milita ancora Pjatov, storico portiere della squadra, che è una sicurezza. Meno certezze dà il reparto arretrato, composto da elementi esperti ma piuttosto lenti nell’incidere e che potrebbero andare in difficoltà se presi in velocità.

Dalla metà campo in su tanta tanta qualità col capitano Taison, dribblomane incallito, che è l’uomo chiamato a fare la differenza. Vicino in estate a Roma e Milan, il brasiliano ha ottenuto la fascia di capitano e sembra aver trovato anche un certo feeling con il gol, che in passato gli mancava. Due gli acquisti del mercato estivo: il giovane centrale brasiliano Vitao e soprattutto Jehven Konopljanka. Quest’ultimo è una delle stelle, da anni, della Nazionale ucraina, ma si è un pò perso nelle ultime stagioni in Germania. Tornato nel suo paese natale, conta di ritornare il devastante esterno ammirato alla Dnipro, con la quale giocò anche una finale di Europa League. In definitiva, per l’Atalanta sicuramente un avversario ostico, molto più abituato a certe gare internazionali e con tanta qualità ma anche con evidenti limiti difensivi che la squadra di Gasperini dovrà sfruttare a pieno se vuol alimentare speranze di continuare il proprio cammino europeo…

BAYER LEVERKUSEN, IL CLUB DELLE ASPIRINE

Si può essere una presenza fissa della Champions League e averne giocato addirittura una finale pur senza aver mai vinto la Bundesliga. E’ il caso del Bayer Leverkusen, club che rappresenta una città di industrie, la cui importanza è data soprattutto dall’omonima ditta di farmaci. Spesso etichettato come club più bello che vincente, il Bayer è anche una storica fucina di talenti per il calcio teutonico. Una squadra molto giovane e talentuosa ma anche discontinua e a volte con poco equilibrio. Tutti elementi che si sono visti nell’esordio europeo casalingo contro la Lokomotiv Mosca. Un match che le Aspirine avrebbero dovuto vincere assolutamente per alimentare qualche speranza in un girone di ferro, con Juventus e Atletico Madrid. Invece, è arrivata una clamorosa sconfitta interna che ha complicato tremendamente i piani dell’11 di Peter Bosz.

Il tecnico olandese è arrivato lo scorso anno, dopo la fallimentare esperienza al Borussia Dortmund, coronata con un inevitabile esonero. Spostatosi a Leverkusen, solo qualche chilometro più in là, Bosz ha rischiato il secondo allontanamento consecutivo, visto che il suo Bayer aveva avuto un pessimo avvio. Col passare dei mesi, i giovani talenti rossoneri hanno assimilato meglio i concetti di gioco dell’allenatore e la squadra ha avuto un’entusiasmante evoluzione. L’ottimo finale di campionato, con un crescendo continuo, ha permesso alle Aspirine di guadagnare un’insperata ma fondamentale qualificazione in Champions.

Un talento cristallino, tra i più promettenti in Europa. Il classe 99 Havertz ha deciso di restare al Leverkusen per la definitiva consacrazione.
Credits: foto dal web

Un traguardo che, con ogni probabilità, ha permesso al club di poter resistere alle tante avance per il talento purissimo Kai Havertz e riuscire a tenerlo per un altro anno. Un vero e proprio fenomeno, un astro nascente che viene inserito nella lista dei migliori prospetti a livello mondiale. Classe 1999, Havertz veniva inizialmente etichettato come il “nuovo Ballack“, vista anche la comune militanza nel Bayer. Tuttavia, il forte trequartista, è un giocatore decisamente più offensivo rispetto all’ex bandiera della Nazionale tedesca. Ama partire anche dall’esterno, è mancino e, quando viene tra le linee, sa fare veramente male. Dote comune, invece, a Ballack, è quella della fisicità. Non è comune trovare un giocatore dotato di tanto talento ed estro, arrivare quasi al metro e novanta di statura. Ma limitare il Bayer Leverkusen al solo Havertz sarebbe sbagliato.

La squadra di Bosz, infatti, ha anche altri giovani di grande talento. Uno, Leon Bailey, è finito spesso sul taccuino del club italiani, Inter e Roma su tutti. Nazionale giamaicano, Bailey è un esterno di attacco velocissimo e dotato di un grande sinistro. Ama partire da destra ma è impiegabile anche sul fronte opposto ed è un giocatore capace di spaccare in due le partite. Molto molto interessante anche il classe 2000 brasiliano Paulinho, considerato il nuovo Robinho in patria ma che deve ancora trovare il giusto mix tra colpi funambolici e concretezza. Da non sottovalutare anche Nadiem Amiri, ai box per problemi fisici in questo inizio di stagione, ma che è arrivato con grandi premesse dall‘Hoffenheim, dove aveva convinto tutti e conquistato la maglia da titolare dell’Under 21 tedesca.

Il punto debole, oltre all’inesperienza, è sicuramente quello della tenuta difensiva. Tanti i gol subiti, specialmente nei big match, dalla squadra rossonera. Nonostante in campionato la squadra sia ad un solo punto dal Bayern capolista, ha già sul groppone 7 gol subiti, di cui 4 nel derby col Borussia Dortmund. Non basta il talento del giovane Jonathan Tah a registrare a pieno una retroguardia che spesso dimentica come muoversi di reparto. Si espone, così, a brutte figure, anche l’ottimo portiere Lukas Hradecky, titolare della nazionale finlandese e recente avversario dell’Italia nella corsa ai campionati europei. In conclusione, il Bayer è una compagine da non sottovalutare, ma la Juventus appare nettamente superiore in ogni reparto e non può permettersi di perdere punti in casa.

NEL GENK SI RESPIRA ARIA MAGICA

De Bruyne, Koulibaly, Courtois, Milinkovic Savic: sono solo alcuni degli incredibili talenti cresciuti nel Genk. Una fabbrica incredibile di talenti che hanno permesso al piccolo club belga di ottenere spesso cessioni remunerative e di mantenersi a ottimi livelli. Un continuo cambio generazionale, grazie ad un settore giovanile che, in Europa, fa invidia a molti. Forse non basta per poter essere competitivi in un trofeo difficile come la Champions, ma già esserci può essere considerato un successo. L’esordio è stato da dimenticare, travolti per 6-2 dal Salisburgo e, soprattutto, dalla furia letale del norvegese Haland, autore di una tripletta a 19 anni. Tuttavia, il Napoli non dovrà assolutamente sottovalutare la sfida. Troverà un ambiente piuttosto caldo e uno stadio piccolo e tutto tinto di bianco e di blu. Ma, soprattutto, dovrà fronteggiare la carica agonistica che ne ricaveranno i giovani talenti locali, pronti allo scherzetto.

Curiosa la storia del loro allenatore, che ha origini calabresi, di nome fa Felice e di cognome fa Mazzù. Per lui l’occasione della vita, dopo essere stato per ben 6 anni sulla panchina dello Charleroi. Un’occasione che, a dirla tutta, non è partita del migliore dei modi. Oltre alla brutta gara di Salisburgo, il Genk non ha brillato neanche in campionato, dove si trova attualmente al settimo posto a ben 7 punti di distanza dal primo. Mazzù, però, nonostante le difficoltà, ha potuto mettere in bacheca anche il suo primo trofeo. In estate, infatti, è arrivata la Supercoppa di Belgio, vinta per 3-0 contro il Malines.

La squadra del Genk schierata.
Credits: Uefa.com

Ma quali sono i punti di forza dei Campioni di Belgio in carica? Sicuramente il centravanti Mbawana Samatta, pescato in Congo per meno di un milione di euro e oggi splendido finalizzatore della manovra bianco blu. Un attaccante potente e veloce, non molto alto ma estremamente tenace e con un ottimo feeling con il gol. Sono ben 52 le marcature realizzate in campionato con la maglia del Genk in soli 3 anni. Molto promettente anche il centrocampista belga Sander Berge, un pò il nuovo Milinkovic Savic, anche per similitudini fisiche. Mastodontico grazie al suo 1,95 per 97 chili di peso, Berge abbina alla forza anche una buonissima qualità tecnica. Classe 98, è già stabilmente titolare nella Norvegia ed è stato seguito da molti club italiani, che stanno fiutando l’affare da mesi. Alla ricerca della definitiva esplosione, invece, una vecchia conoscenza del nostro calcio, nonchè figlio d’arte: Ionis Hagi.

Anche in questo caso, così come per le altre avversarie delle italiane fin qui presentate, la fase difensiva sembra essere il vero tallone d’Achille di questa squadra. Tantissimi i gol subiti in questo inizio di stagione, anche in campionato e che hanno spesso vanificato l’ottima vena realizzativa dlela squadra. Se davanti il talento non manca, lo stesso non si può quindi dire per la difesa. I due centrali sono spesso i due giovanissimi colombiani Cuesta e Lucumi, forti fisicamente ma a volte poco concentrati o troppo trasportati dall’istinto. Tra i pali è stato schierato spesso il giovane Coucke, sicuramente promettente ma che non riesce ancora ad infondere la giusta sicurezza al reparto. Una squadra talentuosa ma anche molto inesperta e tremendamente penetrabile dietro. Se il Napoli gestirà bene le folate di entusiasmo del Genk e colpirà al momento giusto, non dovrebbe avere grossi problemi a continuare il proprio cammino a punteggio pieno. D’altronde, dopo aver battuto il Liverpool, non ci si può certo fermare col Genk…

BARCELLONA, MAS QUE UN CLUB

Difficile presentare una squadra come il Barcellona senza correre il rischio di scrivere qualcosa che già tutti sanno. Da anni, probabilmente, è il miglior club del mondo: per fascino, per organizzazione, per risultati raggiunti. E soprattutto perchè, in squadra, ci gioca lui: Leo Messi. Assieme a Cristiano Ronaldo, è il miglior giocatore del pianeta attualmente in attività. Ha infranto record su record e non ha alcuna voglia di smettere. Attorno a lui, un’interminabile schiera di campioni che, però, nelle ultime stagioni sembra essersi abbonato a eliminazioni clamorose. La notte di Roma, con la clamorosa rimonta dei giallorossi all’epoca allenati da Di Francesco, era sembrato il classico incidente di percorso. Tutti, in casa blaugrana, avevano a più riprese dichiarato di aver fatto tesoro di quella sconfitta. Eppure, lo scorso anno, sul campo del Liverpool, il patatrac si è ripetuto. C’era un importante vantaggio di 3 reti da poter difendere ma il Barcellona non è praticamente mai sceso in campo, permettendo alla squadra di Klopp di ribaltare tutto.

Una sconfitta che, abbinata a quella in finale di Coppa del Re contro il Valencia, aveva fatto pericolosamente vacillare la panchina di Valverde. L’ex tecnico del Bilbao sembrava aver perso la situazione di mano e il club iniziava a guardarsi attorno. Alla fine, dopo lunghe riflessioni, si è scelto di continuare insieme il rapporto, cercando di rinforzare a dovere la squadra sul mercato. Operazione che, poi, è stata fatta solo per metà. Il grande obiettivo dichiarato era Neymar, che sarebbe stato un clamoroso cavallo di ritorno. Nonostante la volontà del giocatore, il Barca non è riuscito a trovare un accordo col PSG e la trattativa è sfumata. Con mille difficoltà e con tanto di processo, è invece arrivato Antoine Griezzman dall’Atletico Madrid. Curiosa, invece, la scelta di non rinforzare la difesa, forse il reparto più rivedibile di questa squadra nonostante la presenza tra i pali di Ter Stegen, tra i migliori interpreti mondiali del ruolo

Piquè, pur continuando a essere il punto fermo della retroguardia, inizia ad accusare il peso dell’età e al suo fianco, da tempo, non c’è più Puyol. Svanito in breve tempo l’effetto Umititi, col francese che è prima esploso e poi si è incartato, le speranze sono tutte sulle spalle dell’ex Siviglia Lenglet. Sulle fasce Semedo ha dimostrato di essere più bravo quando attacca che quando difende, Sergi Roberto è un prezioso jolly mentre Jordi Alba ha avuto problemi fisici nelle ultime stagioni. Da qui la scelta di affiancarli un talento come Junior Firpo, pronto a darli il cambio quando necessario. A centrocampo è stato speso tanto per prelevare uno dei migliori talenti mondiali nel ruolo: quel de Jong che tanto ha fatto bene con l’Ajax. Il giovane regista, però, deve ancora ambientarsi al meglio e Valverde ha subito anche diverse critiche per la scelta di impiegarlo in posizione più avanzata.

Il giovanissimo talento Ansu Fati, classe 2002, grande rivelazione di questo difficile inizio di stagione del Barcellona
Credits: fcbarcelona.com

L’attacco rimane un reparto esplosivo, forse il migliore al mondo. Alla classe sopraffina di Messi, si abbina la fame di gol e la grinta (a volte eccessiva) di Luis Suarez. Detto di Griezmann, c’è anche il talento e la velocità di Dembelè a dare ulteriore scelta a Valverde. Un’altra buona notizia, per il tecnico spagnolo, proviene dal settore giovanile. Dopo aver sfornato campioni a raffica, negli ultimi anni la famosa cantera blaugrana sembrava aver subito una brusca frenata. Dopo alcuni anni di magre, in questa stagione sono stati aggregati alla prima squadra dei giovani di grandissimo talento, che si stanno mettendo in mostra nel frequente turn over di Valverde. Il 2002 Ansu Fati sta facendo stropicciare gli occhi a tutti ed è spesso decisivo con la sua velocità e la sua tecnica eccellente mentre il giovane centrocampista Puig ha già scomodato paragoni importanti con Xavi.

La Champions è chiaramente il grande obiettivo del Barcellona, che deve anche riscattare un inizio di Liga non molto convincente che ha fatto piovere ulteriori critiche su Valverde. Il tecnico spagnolo sa che, per salvare la propria panchina, dovrà fare necessità virtù ed evitare altre notti tremende come quelle di Roma e Liverpool. E dovrà farlo a partire dalla gare di domani contro l‘Inter, un appuntamento da non sbagliare.

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