Per la rubrica a Passi di danza, oggi proponiamo un’intervista a Evelyn Bovo e Mariavittoria Muscettola, due ballerine professioniste che, italiane all’estero, ci raccontano la loro esperienza attraverso il contatto diretto con il mondo della danza.
Quando avete capito che la danza sarebbe diventata la vostra vita? Qual è il vostro rapporto con la danza?
E: è stato tutto molto naturale, ho sempre avuto le idee chiare. La danza ci porta via un sacco di ore, quindi abbiamo poco tempo libero.
M: non c’è stato un momento in cui ho detto voglio fare la ballerina. Forse quando sono entrata in Scala, ho pensato che il primo gradino fosse stato superato e che avrei fatto davvero la ballerina nella vita. Poi vengono fatte le audizioni dove ci vuole un po’ di fortuna, oltre che il talento, la costanza giornaliera, l’impegno. Mi ricordo che quando ero piccola dovevo dire “non posso ho danza”. La vita è stata difficile a Milano, quando tornavo a Napoli pensavo di star sacrificando tutto per qualcosa che non sapevo dove mi avrebbe portato.. c’erano dei momenti di sconforto. Quando si entra in compagnia però è diverso, perché ci si gestisce da soli e si è più maturi.
Com’è stato far parte dell’Accademia del teatro Alla Scala? Com’è stato stare lontane da casa?
E: ti prepara bene poiché quando si esce ci si sente pronte ad entrare in compagnia, a stare sul palco. Si fanno tanti spettacoli, ti insegnano la disciplina, a essere sempre pronti ad entrare in scena, imparare tutto alla perfezione. L’accademia è una seconda casa, una seconda famiglia. La mia famiglia si è trasferita a Brescia per lavoro di mio padre, quindi si è alleggerita la cosa, ma comunque c’era tanta nostalgia.
M: per me stare in accademia ha avuto alti e bassi, ho iniziato bene che ero mossa da tanta adrenalina e passione, il secondo anno anche ma il fattore nostalgia di casa si è fatto sentire tanto e quell’anno era il periodo in cui inizia a cambiare il fisico e per me è stato un problema. La vita della ballerina è incentrata sul corpo, ma dopo con il supporto della mia famiglia è andata bene. Ti forma non solo come ballerina ma anche come donna.. devi avere qualcosa in più. La competizione c’è, sia positiva che negativa e bisogna sapersi difendere. Per me è stato uno shock venire a Milano, abituata a svegliarmi con il mare a Napoli. La mia famiglia mi ha sempre protetta ed è stato spaesante trovarsi in una grande metropoli.
Com’è la danza in Germania?
E: qui c’è un’educazione al teatro, a differenza dell’Italia nonostante i bellissimi teatri che ci sono, inutilizzati..
M: nonostante l’Italia sia la culla dell’arte e della cultura, il teatro qui è sempre stracolmo di spettatori di tutte le età. Le scuole portano i bambini a vedere le nostre lezioni.. in Germania la danza viene vista come un bene primario, una necessità.
Qual era e qual è la vostra giornata tipo?
E: siamo state fortunate essendo in due, ci siamo fatte compagnia e alla fine è passato. Adesso che abbiamo ripreso è comunque uno sfogo andare a teatro in una sala.
M: Prima del lockdown avevamo la lezione alle 10 e dopo prove fino alle 18. Durante il lockdown, il teatro ci ha fornito il tappeto da danza e dei nostri amici hanno aperto danzoom dandoci la possibilità di fare lezione, ma ora abbiamo ripreso: facciamo lezione di 50 minuti in piccoli gruppi con mascherina e distanza.
Quali ritenete siano le doti più importanti per un ballerino?
E: puoi avere tanti doti fisiche, ma se non hai la testa non vai da nessuna parte e tanta disciplina.. poi ovviamente la danza è una disciplina visiva, il bello attrae e ci vuole personalità.
M: testa, costanza, voglia di fare, rigore; ci vogliono proporzioni, devi saperti presentare.
Qual è il vostro rapporto con il cibo?
E: noi mangiamo tutto, ho avuto un periodo in cui ero molto fissata, poi dopo cresci e guardi le cose in modo diverso. Poi noi siamo fortunate che di costituzione siamo muscolose e non abbiamo problemi di metabolismo. Ovviamente mangiamo sano. Il nostro direttore vuole persone sane e bisogna stare in forma perché con il corpo si lavora.
M: l’importante è stare bene con se stessi. La nostra compagnia è varia come fisicità a differenza di altre che possono causare più problemi. Il corpo dev’essere armonioso, bisogna mangiare perché altrimenti non ce la si fa.
Cosa direste ad un giovane danzatore che si sta affacciando ora al mondo della danza classica?
E: noi ancora abbiamo da imparare, non bisogna spaventarsi e abbattersi perché passare dalla scuola alla compagnia è un grande cambiamento, non si è più uno studente, sei un professionista, nonostante all’inizio ti possa sentire spaesato, va tutto in migliorando. Avere obbiettivi ma non crearsi aspettative.
M: Ci vuole molto rispetto.
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