Italiani che guadagnano in media meno di 20 anni fa: lo afferma il Fmi nell’Articolo IV sull’Italia.

Il minor guadagno degli italiani è dato dai salari e dalla ricchezza della popolazione in età lavorativa. Essi sono scesi sotto i livelli del 1995, prima dell’ingresso nell’euro. La crescita lenta e la crisi si sono fatte sentire anche sui giovani, fra i quali il tasso di disoccupazione è al 35%. Tra le più alte in Europa.

Molti i giovani in cerca di un lavoro (Photo Credits: www.allnewslive24.com)

Le ragioni sono varie, tra cui “l’incertezza politica, possibili ostacoli al processo di riforma, fragilità finanziarie e una rivalutazione del rischio di credito durante la normalizzazione della politica monetaria”. Afferma il Fmi.

La quota degli italiani a rischio povertà è aumentata al 29%, con un picco del 44% al Sud.

Inoltre, il sistema bancario italiano appare frammentato, con un numero di banche più alto rispetto a molti altri Paesi Ue. Il consolidamento del sistema bancario può svolgere un ruolo utile per ritrovare efficienza.

Troppe banche in Italia (Photo Credits: dagospia.com)

La soluzione? Il mix migliore prevede la riduzione delle aliquote fiscali sul lavoro, la riforma della contrattazione salariale, un contrasto più efficace all’evasione fiscale, la riduzione della spesa pensionistica.

Il rapporto Articolo IV loda tuttavia le riforme, invitando però a fare di più. “Gli ultimi governi italiani, dice il Fmi, hanno avanzato importanti iniziative di riforma. Sono riusciti a sostenere la ripresa e in generale a stabilizzare gli squilibri”. Ma servono sforzi politici più ambiziosi. Soprattutto per portare il debito su una decisa traiettoria di ribasso. 

L’istituzione guidata da Christine Lagarde ribadisce le stime di crescita sull’Italia. Rese note solo pochi giorni fa con l’aggiornamento del World Economic Outlook.

Christine Lagarde, il Direttore operativo del Fondo Monetario Internazionale (Photo Credits: www.mexicomigrante.com)

Il Fmi conferma il rafforzamento della ripresa italiana. Ma sottolinea come il potere d’acquisto delle famiglie sia ancora vittima della lunga crisi economica e di decenni di mancata crescita.

Patrizia Cicconi