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Ottobre 22, 2024, martedì

It’s raining nerd, Hallelujah

Nerd: sfigati? Eterni Peter Pan? Sognatori? Magari un po’ tutto, magari nulla di questo, personalmente io amo definirci come “appassionati”. Ecco, per me noi nerd siamo degli appassionati. Di cosa? Importa davvero? Ok, proviamo a dire due cose in più…

!Disclaimer: Non ho la pretesa di dare LA DEFINIZIONE GIUSTA, forse non esiste neanche e se esistesse io non la conoscerei, la mia è semplicemente una riflessione!

Certamente quella del Nerd è una cosiddetta subcultura, ossia un termine che descrive un insieme di persone con caratteristiche simili come ad esempio linguaggio, riferimenti, abbigliamento, pratiche e preferenze. In pratica un collettivo con all’interno una sufficiente omogeneità da poter sviluppare una distinzione rispetto agli “altri”. Una subcultura quindi, che nel mainstream di oggi, come a mio avviso evidenzia giustamente Enrico Gandolfi, si ramifica attorno a tre “massimi sistemi”: il gioco, l’immaginario e la tecnologia, ovviamente ognuno con le dovute cautele, ossia un gioco che non sia relegato a mero infantilismo, immaginazione intesa come capacità di attingere continuamente alle immagini circostanti e una tecnologia concepita come “abc” comunicativo e formativo.

Un Nerd quindi non è un bambino relegato all’irrazionalità che gioca col computer, ma diamine… è anche quello! E quanto è bello a volte esserlo? Comunque, il Nerd è più che altro un attore sociale pienamente consapevole del contesto nel quale è immerso, capace di attingere ai diversi codici comunicativi e in grado di agire in prima persona nel coniarli e trasformarli. Come scrive proprio Gandolfi, d’altronde, anche i consumi bizzarri “diventano istanze di libertà e autonomia” (da Generazione Nerd, 2014).

Identità Nerd

Se è vero che l’identità si forma “nel discorso”, come sostiene tutta una branca degli studi sociali e psicologici, allora è lecito pensare che un nerd si definisca tale nel momento in cui si imbatte in una comunità a lui affine e si senta inserito in un contesto nel quale condividere parti di sé stesso. Quindi quando inizia a parlare di sé stesso come tale. In fondo l’etichetta “nerd” non nasce come autodefinita, è piuttosto un’affibiazione, che tuttavia nel tempo è divenuta autoreferenziale, e perché no, identitaria per molti di “noi”. Per essere nerd in fondo occorre prima di tutto sentirsi come tali. 

Lo stesso termine ha subito modifiche sostanziali non solo a livello linguistico (come ben ricostruisce ad esempio Benjamin Nugent nel suo libro del 2008 American Nerd, nel quale mette uno dietro l’altro i tasselli storici e il fondamentale contributo della rivista Bechelor edita dal Renssealer Polytecnhnic Institute nell formulazione della parola) ma soprattutto a livello percettivo. Il nerd odierno è colui che condivide i modelli di riferimento a 360 gradi, è un curioso, è onnivoro e per molti versi si distingue dal Geek e dall’Otaku, che al contrario sono sottocategorie specialistiche.

È come dire: sono un neurologo, ciò fa di me prima di tutto un medico, ovvio, ma sono esperto di cervello. Geek è Otaku sono questo, nerd in generale, ma esperti di qualcosa, che tuttavia nel tempo rischiano di allontanarsi da quel macroverso che li ha generati, per escludersi in un sotto testo. Come il neurologo appunto, che diventa un esperto di cervello ma magari rischia di “dimenticare” come funziona il fegato (si capisce che è un esempio vero?). 

Ma quindi… cosa ci rende Nerd?

Mi piace pensare che sia il nostro restare aggrappati alle nostre passioni, qualunque esse siano. Non ci serve una “rivincita”, come suggerisce il celebre film, noi siamo qui, facciamo la nostra vita e seguiamo ciò che ci piace all’interno di un mondo che fortunatamente rispetto al passato ci da dona molte più possibilità di farlo.

Per la cronaca… Sono pazzesco a baciare, lo siamo tutti noi nerd, perché lo apprezziamo di più!”

Sam Brenner (Adam Sandler), dal film Pixels (2015)

Dario Bettati

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