James Joyce moriva il 13 gennaio 1941 a Zurigo in seguito ad un intervento chirurgico. E’ stato un poeta e drammaturgo, definito il più grande scrittore modernista inglese. Joyce nacque a Rathgar una frazione di Dublino il 2 febbraio 1882. Iscrittosi all’università di Dublino si laureò in lingue moderne manifestando da subito un carattere anticonformista. Nel 1904 scrisse il saggio autobiografico “A portrait of the artist” che più tardi trasformò nel romanzo “Stephen Hero”.
Nel 1914 Joyce con lo pseudonimo di Stephen Daedalus pubblicò ” Gente di Dublino“, una raccolta di quindici racconti, pubblicata originariamente da Grant Richards (sempre nello stesso anno), dopo essere stata rifiutata diciotto volte da quindici diverse case editrici. Nella raccolta Joyce fa un ritratto della vita di Dublino all’inizio del XX secolo. Una società “stagnante” vittima della paralisi e delle costrizioni morali, religiose, politiche e culturali della loro città.
Le opere di James Joyce
Il racconto più celebre, “I morti“, nel 1987 è diventato un film, diretto da John Huston. I protagonisti del racconto sono Gabriel Conroy e sua moglie Gretta. Gabriel, un giornalista di successo, rappresenta ciò che Joyce sarebbe diventato se non avesse lasciato Dublino, paralizzato dalle tradizioni obsolete del suo paese. Il titolo si riferisce specificatamente alla morte spirituale degli irlandesi e della gente che Joyce fino a quel momento ha incontrato.
Il romanzo “Stephen Hero” costituì il nucleo centrale de il “Ritratto dell’artista da giovane“. Il romanzo è incentrato sulla ricerca del bello, nel quale il protagonista, Stephen Dedalus, è l’alter-ego di Joyce. Dedalus rappresenta e incarna la metafora dell’artista moderno, anticonformista e ribelle al dogmatismo sociale. Questa è espressa attraverso una complessa analisi psicologica degli stati d’animo del protagonista.
L’Ulisse
L’ “Ulisse” di James Joyce rappresenta la massima espressione del romanzo modernista inglese. L’opera pubblicata per la prima volta a Parigi nel 1922, arrivò in Inghilterra solo nel 1936, fino ad allora bandito. Ambientato a Dublino come tutti i romanzi di Joyce è la storia di un giorno, il 16 giugno 1904. Denominato “il Bloomsday“, rappresenta il giorno di svolta nella vita di Leopold Bloom, un anonimo agente pubblicitario, di sua moglie Molly, fallita cantante d’opera e moglie frustrata, e di Stephen Dedalus, un artista alienato (già protagonista del romanzo Ritratto di Artista da Giovane).
Durante quella giornata Leopold vaga per la città di Dublino, proprio come Ulisse ha vagato nel Mediterraneo. Nel suo vagabondare incontra molte persone tra cui Stephen Dedalus, costretto anch’egli a girare per le strade di Dublino alla ricerca di una casa. Leopold durante quella giornata ricorda vari episodi della sua vita tra cui la sua infedeltà a sua moglie e la morte del figlioletto. Un lungo monologo di Molly chiude il romanzo. La donna ricorda un periodo della sua vita in cui si è sentita felice e realizzata a differenza della vita vuota che conduce nel presente.
di Loretta Meloni
Immagine in copertina (james Joyce) photo credit: periodicodaily.com