Nonostante il più recente e non troppo riuscito Aquaman e un’incursione nella saga di Fast & Furious, a James Wan non piace molto sperimentare. O meglio, il regista malese sperimenta eccome, ma all’interno di un genere che gli è congeniale. Parliamo naturalmente dell’horror, di cui è oggi maestro indiscusso.

D’altronde, Wan è la mente dietro una delle saghe più fortunate del genere. La mente dietro uno dei personaggi più iconici. Parliamo, è evidente, di Saw, sanguinario enigmista che ci terrorizza fin dal 2004.

James Wan sul set di Saw - Photo Credits: Nerdface.it
James Wan sul set di Saw – Photo Credits: Nerdface.it

James Wan e la saga di Saw

Fin dal primo capitolo, la storia del malato terminale e serial killer John Kramer, interpretato da Tobin Bell, ha fatto parecchio discutere. Violento, estremo, Saw – L’enigmista ha rivoluzionato il genere horror per la condizione claustrofobica a cui riduce l’essere umano, che risponde in modo bestiale e del tutto realistico. Se non fosse che la storia tende a ricadere poi in cliché del genere che, però, non ne hanno di certo fermato lo sviluppo.

Sebbene James Wan si sia allontanato dalla macchina da presa, è rimasto prima dietro la sceneggiatura e poi nella produzione della saga sprigionatasi da questo primo capitolo. Nei prossimi mesi uscirà infatti Spiral – L’eredità di Saw, reboot di Saw ma anche nono episodio della saga.

James Wan e Vin Diesel - Photo Credits: The Verge
James Wan e Vin Diesel – Photo Credits: The Verge

Wan arriva in Italia

Nel 2000 gira il suo primo lungometraggio, Stygian, questo regista cresciuto in Australia, terra che certamente nutre le fertili immaginazioni. Negli ultimi dieci anni torna invece con i terrificanti Insidious e i due capitoli di The Conjuring. Interessante è poi che tra i progetti futuri di James Wan (su cui però le notizie scarseggiano da un annetto), ci sarebbe una serie tv tratta da Dylan Dog e sostenuta da una coproduzione italiano-australiana. Non possiamo quindi che attendere con paura l’arrivo del regista sul nostro suolo, sperando che il progetto veda la luce quando l’emergenza sanitaria lo permetterà.

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Manuela Famà