Di origini inglesi ma radicata parigina, Jane Birkin muore a 76anni nel suo appartamento di Parigi, tra foto d’epoca e frame cinematografici. L’attrice e cantante, divenuta nota grazie al suo corpo androgino ed alla spontaneità conturbante, è stata un’icona per le battaglie sessuali del 1968, per la moda 80s, e figura di spicco nel processo di emancipazione del corpo femminile. Tutti ruoli portati avanti dentro e fuori il grande schermo, dove compositori e director come John Barry e Pierre Grimblat la ritrarono come la ‘’messy Birkin’’.
Jane Birkin: amore e trasgressione
Nata nel 1946 a Londra, si sposta a Parigi in giovane età e lì comincia ad assumere usi e costumi locali, in una reinterpretazione all’inglese che rese la città lo scenario ideale per i French Swinging Sixties. Dopo anni di studio e qualche lavoretto, comincia ad avvicinarsi al cinema grazie al noir, in quello stesso periodo si innamora per la prima volta di un musicista inglese. È la fine degli anni ‘60, e la giovane Birkin si sposa per la prima volta con il compositore John Barry, dal quale ha la prima figlia Kate Barry. Dopo aver concluso il primo matrimonio, vissuto ‘’tra musica, compiacimento e sessualità’’, incontra l’italiano Antonioni per il quale recita nelle vesti provocanti della ‘’ragazza bionda’’ senza nome, che la rende nota al pubblico per il suo erotismo e la sua seduzione giovanile. Ma è nel 1968, sul set del movie Slogan, che avviene l’incontro con l’amore storico, quello con il cantante Serge Geinsburg: un contatto artistico e sentimentale che si protrarrà per anni, mutando in una delle storie più trasgressive dell’entertaiment dell’epoca, che piaceva ai giornali dell’epoca che non mancavano di narrare anche i segreti più intimi. Alla fine di quello stesso anno, presi dalla passione, i due registrano il loro primo album musicale il cui titolo è dato dall’unione dei loro nomi: Birkin-Ginsburg. Le tracce contenute sono tutte reinterpretazioni dei singoli di Gainsburg, ma a spiccare tra tutte è ‘’Je t’aime, moi non plus’’, prodotta nel 1969: uno dei singoli più discussi della storia della cantante. Nel brano si sentono dei versi che simulano un rapporto sessuale consumato nello studio di registrazione, che porteranno l’audio ad essere proibito in alcuni paesi, perché ritenuto osceno. Ma fu proprio questa proibizione a far raggiungere la vendita internazionale di miglia di miglia di copie al singolo. Dopo i primi guadagni, i due prendono casa insieme, e vi si spostano con la figlia Charlotte Geinsburg. Quella casa che la Birkin disse essere:
‘’un luogo d’incontro, quasi fosse un locale notturno, per gli amanti del cinema, musica e moda’’
. Ma nonostante la grande notorietà raggiunta grazie alla musica, che vale un incremento lavorativo per entrambi, le coppia si allontana, dopo anni di sregolatezza e discussa convivenza, ma senza mai alterare il sodalizio artistico che rimase lo stesso fino alla morte di Gainsburg nel 1991. In quegli anni, di nascosto a quest’ultimo, l’attrice si avvicina a Jacques Doillon, con il quale si apre l’ultimo periodo artistico della Birkin, nel quale lascia l’erotismo per un’immagine molto più matura, complessa e ragionata. Da Doillon ha avuto anche l’ultima figlia Lou, diventata attrice, cantante, modella come la madre, che negli ultimi anni prestò la sua immagine a campagne di brand come Ami Paris.
Birkin: un nome, due borse
Candidata due volte ai premi César nel 1984 e nel 1986, Jane Birkin si presenta alle soire cinematografiche sempre con look innovativi, trasgressivi, i cui veri protagonisti sono proprio gli ‘’improbabili’’ accessori, come le macro bag. Prima tra tutte il secchiello in vimini indossato a Cannes nel 1974. Al mini abito acceso, i collant blu marine, e i sandali metallizzati abbina un cestino rigido, acquistato anni prima a Londra in qualche store vintage, dal quale non si separerà mai, portandolo con se nella quotidianità come nei grandi eventi pubblici. La borsa scompare con la storia con Jacques Doillon, quando quest’ultimo la prese in pieno con l’auto, andando così distrutta. La seconda borsa, nonché compagna di vita, fu l’iconica Birkin di Hermés, realizzata, nel suo primo modello, nel 1984. La storia narra che l’attrice, di ritorno da un viaggio a Londra, salendo in aereo, le sia caduto tutto quello che portava con se, lamentandosi con il vicino che non esistesse una borsa così capiente da contenere tutto quello che le servisse. La Birkin però, non sapeva che il suo vicino era Jean-Louis Dumas, l’allora direttore esecutivo di Hermés, che nel tempo dello stesso volo le disegnò una borsa spaziosa, maneggevole e utile ai suoi spostamenti. L’attrice affermò più volte: ‘’nella mia borsa c’è sempre un foulard di seta, la mia agenda. Poi un cellulare ed un caricatore. Senza loro non esco, è come se dovessi lasciare a casa una parte di me’’. Così, da quell’incontro, nacque la borsa simbolo del desiderio di generazioni intere, che lessero nelle sue ampie dimensioni il segno inequivocabile di un’appartenenza sociale.
I look iconici della Birkin
Disinvolta e leggera, a volte leggerissima, Jane Birkin nelle sue apparizioni si mostrò sempre ‘’senza veli’’, in quel gioco di velature che mostravano nudità senza mai svelarla del tutto. Su questo equilibrio si costruiva il suo nude look, spesso formato da abiti in maglia e sandali bassi. Uno dei più noti dell’attrice è quello indossato alla prima di Slogan, dove, in un mini dress in maglia liscia, lascia intravedere la pelle dai microfori del tessuto. Simile ma non uguale, il look scelto sempre lo stesso anno per ‘’The Artist Union Gala di Parigi’’, dove, accompagnata da Serge Gainsburg, attira l’attenzione per il suo abito dall’importante scollatura, e la lavorazione crochet: ‘’non mi ero resa conto che dall’abito si vedesse tutto. Se l’avessi saputo non avrei messo l’intimo’’, disse la Birkin in merito alla scelta dell’abito. Come non ricordare quello di Cannes anno 1972, quando indossando un mini dress metallico ballava la ‘’decadense’’, e muovendosi si intravedevano i micro shorts, dei quali disse: ‘’ho tolto circa 10pollici di metallo dal fondo per intravedere i miei shorts’’. E anche se i look più citati di Jane Birkin sono quelli degli anni ‘60 e ‘70, gli altri della maturità non sono da meno. Dopo la fine del periodo con Ginsburg, l’attrice lascia le vesti provocanti per quelle più mature di pantaloni dritti dalle tinte chiare, camicie ampie dal taglio maschile, top bianchi, ed accessori micro: ‘’mi sono trovata più interessante a 40anni. Ho cominciato ad indossare camicie da uomo, pantaloni ampi e scarpe sportive.’’ svelò in un intervista, ponendo, ancora una volta, l’attenzione su un corpo senza che non guarda all’età, ma alla consapevolezza con la quale lo si veste.
Luca Cioffi
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