Jannik Sinner, il campione mai sazio: non gli basta il numero 1!

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Di Redazione Sport

Un vero campione non si culla mai e poi mai sul risultato appena conquistato, ma posa lo sguardo sul prossimo obiettivo da raggiungere. Questa è la filosofia sportiva che sembra aver sposato in pieno il nostro Jannik Sinner, lo sportivo italiano più in vista del momento. Nonostante abbia raggiunto il primo posto nel Ranking ATP del tennis mondiale diventando il primo azzurro ad aver toccato questa vetta altissima, l’altoatesino sta rimuginando sulla sconfitta nella semifinale del Roland Garros 2024 patita contro Carlos Alcaraz, poi vincitore del torneo parigino. Un modus operandi di lavoro, fatica e concentrazione che ha aiutato fortemente l’italiano a diventare il primatista dell’universo della racchetta.

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Più che al numero uno del mondo sto ancora pensando alla partita con Alcaraz in semifinale a Parigi. Domenica ho visto un po’ della finale, e ho fatto un po’ fatica perché comunque mi sarebbe piaciuto di più essere lì. Sto ancora metabolizzando: adesso mi interessa questo. Il trofeo di numero uno mi piace ma purtroppo domenica non sono riuscito ad essere nel posto dove averi voluto stare – queste le dichiarazioni di Jannik Sinner che ai microfoni de Il Corriere della Sera ha parlato della sua situazione attuale –. È una grande lezione per me: mi fa capire dove devo lavorare e dove devo migliorare. Nulla di drammatico. Oggi mi godo il trofeo da numero uno del ranking. Ispirazione? Ogni numero uno è molto speciale, se devo sceglierne uno dico Roger Federer. Sono cresciuto quando lui giocava, l’ho guardato tanto, mi è sempre piaciuto il suo essere stiloso fuori e dentro il campo. Il mio numero uno dei numeri uno è Federer. Interessante vedere quanto a lungo riesco a rimanere numero uno, verificare come mi comporto ad Halle, il prossimo appuntamento, poi c’è Wimbledon e sono curioso di scoprire come giocherò a Londra. L’anno scorso sull’erba ho fatto una fatica incredibile, già il primo torneo sul verde mi dirà molto. Poi ci saranno altri obiettivi, quelli non mancano mai. La responsabilità l’ho sempre sentita. Quella da numero uno è diversa ma il peso lo conosco e l’ho sempre sopportato e gestito. Io continuerò a fare ciò che ho fatto fino a ora: chiedere alle persone che mi stanno intorno di essere molto oneste con me. La sera del giorno in cui Djokovic si è ritirato dal Roland Garros, garantendomi il primato, ho riunito il team: voi dovete sempre dirmi la verità, ho detto, perché è l’onestà che mi ha portato ad accettare dei momenti difficili. Ha fatto in modo che io accettassi delle cose che non andavano. E mi è servita a fare un passo in più“.

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