Jean-Jacques Rousseau e l’educazione negativa

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Di Redazione Metropolitan

Jean-Jacques Rousseau (17121789) è considerato il padre fondatore della pedagogia moderna. Emilio o dell’educazione è un “romanzo di formazione” che descrive il cammino dell’uomo verso la moralità, divenendo un nuovo modello pedagogico. La tesi sostenuta è che l’uomo è per natura buono. Tale bontà verrebbe viziata a causa dell’influsso della società in cui vive.

L’uomo allo stato di natura, dunque, sarebbe eticamente superiore a quello civilizzato in quanto avrebbe sviluppato un rapporto armonico ed equilibrato con la natura e l’ambiente. Inoltre sarebbe stato esentato dai vizi che la civiltà crea attraverso la costruzione di bisogni imposti e spesso fittizi.

In realtà nulla vi è di più dolce dell’uomo nel suo stato primitivo, allorché, posto dalla natura a uguale distanza dalla stupidità dei bruti e dai lumi funesti dell’uomo civile, e spinto unicamente, sia dall’istinto sia dalla ragione, a difendersi dal male che lo minaccia, egli è trattenuto dal fare del male ad alcuno dalla pietà naturale e non vi è spinto da nulla, neppure dopo averne ricevuto.

Emilio o dell’educazione

Il romanzo, ricostruisce l’avventura formativa, durata venticinque anni, di Emilio. la sua educazione avviene secondo natura, ovvero lontano dalle corruzioni del vivere civile. Rousseau, oltre ad essere il narratore, assume il ruolo di precettore, ponendosi contemporaneamente dentro e fuori dal racconto. Attraverso la forma del dialogo affronta i temi da una prospettiva teorica. Teoria puntualmente verificata attraverso l’attività pratica che il maestro compie nei confronti dell’allievo.

Descritta da Alberto Burgio come “controcanto” del Contratto sociale, di cui ricordiamo il famoso incipit: «L’uomo è nato libero e ovunque si trova in catene», l’opera si inserisce in un più ampio costrutto teorico di tipo politico e sociale. L’educazione è, infatti, per Rousseau strumento fondamentale per lo sviluppo di una società nuova, morale e giusta, possibile solo se i cittadini che la compongono hanno sviluppato moralità e virtù. Si creerebbe così la consapevolezza della necessità del prevalere del bene comune.

Jean-Jacques Rousseau, "Emilio o dell'educazione, Frontespizio - Photo Credits: Web
Jean-Jacques Rousseau, “Emilio o dell’educazione, Frontespizio – Photo Credits: Web

L’educazione negativa

Rousseau afferma che alla nascita si possiedono tre maestri: la natura, gli uomini e le cose. La natura provvede allo sviluppo biologico e cognitivo; gli uomini esemplificano l’uso che si può fare degli strumenti sviluppati dalla natura, mentre le cose stimolano l’apprendimento empirico.

Si evince dall’analisi di Rousseau la presa di coscienza dell’esistenza dell’infanzia. Una fase dove il bambino possiede una dimensione propria, con peculiarità, caratteristiche ed esigenze, che fino al XVII secolo è stata pressoché ignorata. È da queste peculiarità che deve muovere l’azione educativa, la quale deve possedere tre caratteri fondamentali.

Deve essere naturale, cioè a contatto con la natura in modo tale da sottrarre il bambino all’influenza negativa della società. Negativa, cioè il bambino deve avere la libertà di scoprire autonomamente ciò che è giusto e ciò che non lo è, attraverso il passaggio dalla sensazione alla riflessione. Infine indiretta, cioè volta a stimolare l’interesse dell’allievo. Il bambino si trova, per la prima volta, al centro del meccanismo educativo.

La dolorosa fine

Tali principi, ormai divenuti assiomi fondanti della pedagogia moderna, non furono accettati con tanto entusiasmo al loro primo apparire. Sia il Contratto che l’Emilio, editi entrambi nel 1762, vengono immediatamente condannati e la polizia fa sospendere la vendita dei libri. Il Parlamento fa scattare un ordine di arresto per l’autore che si trova costretto a fuggire da Parigi, ottenendo asilo politico da Federico II. Si apre per lui una stagione buia, in compagnia dell’ossessione e del sospetto che inizia a nutrire per chiunque lo circondi. Le ultime opere sono segnate da una accesa difesa delle proprie posizioni: Rousseau giudice di Jean-Jacques, Confessioni e Fantasticherie di un passeggiatore solitario, quest’ultimo scritto a partire dal 1776 e lasciate incompiute.

Laura Piro