Morì Bon Scott ma gli AC/DC continuarono ad esistere, morì Brian Jones e i Rolling Stones ebbero comunque una carriera quarantennale, addirittura le scomparse di Freddie Mercury e Syd Barrett non fecero calare immediatamente il sipario su Queen e Pink Floyd; ma nei Led Zeppelin trapassò il batterista John Bonham e tutto si concluse. Vi siete mai chiesti perché?. Sicuramente le personalità di Robert Plant, Jimmy Page e John Paul Jones contribuirono a questa scelta, ma evidentemente l’importanza di John Bonham – che mori’ il 25 settembre 1980 e di cui oggi ricorre il quarantesimo anniversario – è stata infinitamente più profonda per il gruppo e per l’intera storia della musica moderna.
John Henry Bonham detto “Bonzo” (per il dolce cane di un cartone animato) nacque a Redditch in Inghilterra il 31 maggio 1948. Figlio di Joan e Jack Bonham, il piccolo John mostrò un precoce e predestinato interesse per le percussioni sin dai 5 anni. Un drum-kit di lattine di caffè fu la sua prima ‘batteria’. Dopo aver avuto in regalo un rullante con il quale si esercitò nell’ascolto di Buddy Rich e Gene Krupa, John iniziò a suonare in diverse band amatoriali locali. Bonham provò diverse formazioni fin quando incappò nei Crawling King Snakes, nei quali giganteggiava un giovane Robert Plant come cantante e tra i due cominciò un’amicizia che li porterà più in avanti sulla stessa strada.
Gli esordi, la nomea di John Bonham e i tentativi di sbarcare il lunario
John Bonham per diverso tempo ebbe fama di batterista ‘troppo rumoroso’, fin al punto che numerosi locali della zona escludessero le band “con John Bonham alla batteria“. Una nomea decisamente difficile da gestire. In quel periodo però iniziò a lavorare con il padre come taglialegna e conobbe quella che sarebbe diventata in seguito sua moglie Pat Phillips, che lo implorava continuamente di smettere di fumare e di trovarsi un lavoro per sostenere loro e il nascituro che stava arrivando. John Bonham però, nonostante cercasse continuamente di sbarcare il lunario, non abbandonò mai la sua maniacale passione e dedizione verso i tamburi e le percussioni; arrivando a tramutare la sua ricerca di un sound unico e personale in qualcosa di religioso, spirituale.
L’esplosione inarrestabile dei Led Zeppelin
In sole trenta ora di registrazioni, nell’ottobre del 1968 i Led Zeppelin – con l’ormai raggiunta formazione composta da Plant alla voce, Jimmy Page alla chitarra, John Paul Jones al basso e Bonham alla batteria – pubblicarono il loro primo album omonimo. Di lì in avanti fu un susseguirsi di 9 opere di cui l’ultima postuma per John, dall’incessante evoluzione e che lo portò insieme alla band ad una fama planetaria tutta da amministrare. L’esplosione inarrestabile dei Led Zeppelin, per lui che era fondamentalmente un ragazzo della campagna inglese fu qualcosa di destabilizzante. Insieme ai suoi amici, Bonham era passato dal completo anonimato all’essere una rockstar simbolo di trasgressione e libertà espressiva per milioni di persone.
La consacrazione e gli eccessi di “The Beast”
Questo continuo protrarsi di tour mondiale in tour mondiale che catapultò i Led Zeppelin in ogni angolo del globo, sebbene fosse da una parte un toccasana paradisiaco per l’autostima dei quattro giovani artisti, fu anche veleno per il loro equilibrio interiore. Per John Bonham dover stare lontano dalla famiglia per mesi fu man mano sempre più logorante. Il batterista iniziò quindi una vita di eccessi alcolici, sessuali e addirittura vandalici. Per tutti gli anni settanta divenne un personaggio grottesco collezionando ricordi, insieme ai roadies del gruppo, fatti di ubriacature monumentali e moleste, risse, stanze d’albergo letteralmente distrutte e repentini cambi di personalità post-sbornia; tanto da essere soprannominato dagli stessi accompagnatori della band “The Beast/La Bestia”.
La tragedia pronosticabile e lo stile unico
Una parabola progressivamente discendente fu quella che vide Bonham dialogare con la sua dipendenza alcolica. Traiettoria che si concluse questa stessa sera del 1980, in un periodo in cui gli Zeppelin stavano progettando un ritorno sulla scena e allestendo le prove nella villa di Page a Windsor. John provò con il gruppo illimitatamente ubriaco e continuò persino a bere, fino a quando venne portato in una stanza della casa per dormire. La mattina seguente fu trovato privo di vita e riverso nel suo stesso vomito, da John Paul Jones e Benji LeFevre (Manager che aveva rimpiazzato Richard Cole). John Bonham aveva solamente 32 anni.
trasformando come mai nessuno prima di lui, il batterista ad un potenziale elemento solista di spicco del gruppo e non solamente ad un ruolo di accompagnatore ritmico
John Bonham aveva uno stile ed un approccio innovativo alla batteria pressoché unico. Essendo cresciuto strumentalmente come autodidatta, la sua tecnica musicale era incisiva ed assolutamente personale, aderendo perfettamente a quella che era la sua inclinazione temperamentale selvaggia ma determinata. Nonostante ciò, studiò a fondo l’ambito teorico dello strumento trasformando come mai nessuno prima di lui, il batterista ad un potenziale elemento solista di spicco del gruppo e non solamente ad un ruolo di accompagnatore ritmico. I suoi grooves avveniristici sono ispirazione per migliaia di musicisti fino ai giorni d’oggi.
L’importanza di John Bonham per i Led Zeppelin e per il genere
All’inizio della carriera Bonham era solito persino rompere le pelli della batteria per ottenere uno specifico suono. Quando capì che foderando l’interno dei suoi tamburi riusciva ad ottenere maggiore risonanza avvenne una svolta decisiva per il suo stile e per il genere. Infine arrivò a trovare un ‘sua’ accordatura delle pelli ed una pendenza nel colpirle talmente accurata da far sembrare un suono di ordinaria intensità, un colpo dalla potenza “monumentale”, come amava definire lui stesso il suo suono. Bonham aveva la capacità di oscillare da un sound potente ed aggressivo come in Dazed and Confused, Rock and Roll, Immigrant Song, Black Dog; ad un tocco melodico e raffinato come in Since I’ve Been Loving You.
Il groove di Fool In The Rain è oggetto di studio dai musicisti che sono venuti dopo di lui per l’espressione sonora che lo contraddistingue. E il leggendario assolo di batteria di Moby Dick è ormai diventato una sezione strumentale culto dei Led Zeppelin, intoccabile dalla scaletta ed atteso dai fans come una sorta di rito liturgico per la teatralità, l’armonia e la timbrica difficili da riscontrare in altri artisti della batteria. La creatività e la furia durante le improvvisazioni che hanno portato John a suonare anche con le mani quando perdeva le bacchette hanno stravolto il modo di concepire l’uso dello strumento; creando uno stile più fisico nel percuotere e incentrando sul timbro del colpo e del sound nell’insieme più che sulla stretta tecnica di base, il fulcro della cifra artistica.
Ciò ha reso John Bonham un autentico modello da cui trarre ispirazione per quasi ogni musicista contemporaneo e ha fatto si che i Led Zeppelin presero all’epoca della sua morte la scelta di smettere, perché semplicemente: “Non possiamo più essere come eravamo“.