L’ennesima fuga di Giuseppe Mastini, alias “Johnny lo Zingaro“, riporta agli onori della cronaca un personaggio temporaneamente dimenticato. Una storia simile a quella di Chad, il personaggio interpretato da Fassbender in Codice Criminale, uscito nelle sale appena tre giorni fa. Forse il finale che molti di noi immaginano per il protagonista.

credits: poliziapenitanziaria.it

L’ultima fuga di Johnny lo Zingaro

La cronaca ci racconta l’ennesima e ultima (per ora) fuga di Giuseppe Mastini, conosciuto dai più come “Johnny lo Zingaro“. Il criminale romano l’ha fatto ancora: è evaso. Non si è presentato a Cairo Montenotte, dove lavora in regime di semilibertà, sottraendosi di fatto al suo debito con la giustizia. 

Mastini deve infatti scontare l’ergastolo per una lunga scia di omicidi e rapine. Il primo compiuto a soli 14 anni, quello di Vittorio Bigi, autista di tram.

E torna a far parlare di sé proprio nei giorni in cui nelle sale è appena uscito Codice Criminale, il film in cui Michael Fassbender interpreta un criminale, “gipsy” e analfabeta come lui. Personaggio basato su una storia vera.

Fassbender in Codice Criminale fonte:web

E i punti in comune tra i due non finiscono qui.

Entrambi di origine “nomade” o rom che dir si voglia. Entrambi analfabeti. Due storie vere. Sì perché lo sceneggiatore di Codice Criminale si è ispirato, piuttosto fedelmente, ai fatti di cronaca di una famiglia di nomadi dedita a furti e rapine. Questa famiglia terrorizzava la zona delle Cotswold con le sue rapine. Mastini però si è spinto oltre, macchiandosi anche di molti omicidi.

La vita

La vita di Johnny lo Zingaro è davvero una vita da film. Un copione ricco di crimini, scene al cardiopalma, fughe e arresti “da film”. Una realtà che supera davvero la fantasia.

Figlio di giostrai lombardi di etnia sinti, Giuseppe Mastini, noto anche come “il Biondino”, è uno dei personaggi di spicco della criminalità comune romana.

Noto alle forze dell’ordine di Roma dalla tenera età di 11 anni, per un furto e una sparatoria con la Polizia. Primo delitto a 14 anni: un uomo “ucciso a freddo per un orologio e qualche spicciolo”. Lo scrive Massimo Lugli su La Repubblica nel 1998. Lugli racconterà al mondo di un Jonny lo zingaro che piange per la moglie e per le sue vittime.

Johnny lo Zingaro in una foto d’archivio de LaStampa.it

Nel 1987 fugge dal carcere durante un permesso premio. Era stato condannato a 15 anni di detenzione. Verrà poi segnalato per una serie di rapine e riconosciuto dalla moglie di Paolo Buratti, console italiano in Belgio, ucciso nella sua villa a Sacrofano mentre tentava di resistere a una rapina.

Arresto scenografico: fermato da due poliziotti, apre il fuoco; uno degli agenti muore, l’altro viene ferito in modo grave. Ma anche storia strappalacrime: la compagna Zaira morta di anoressia, incinta, agli arresti domiciliari.

Ancora carcere, dopo il processo del 1989. Poi ancora fuga. Forse il finale che alcuni sperano per Chad Cutler. Ma che non vorremmo per Johnny lo Zingaro. Il suo è il curriculum ricco di omicidi a sangue freddo, di colpi sparati senza tante remore. Un uomo così vorremmo vederlo solo in carcere, anche se avesse il fascino di Michael Fassbender.

Federica Macchia