Quello in questione è il Joker del 2019, con Joaquin Phoenix e diretto da Todd Phillips. Il film, basato sull’omonimo personaggio nato in casa DC Comics, dalla collaborazione di Bob Kane, Bill Finger e Jerry Robinson, ma scollegata dal DC Extended Universe, si è aggiudicato il Leone d’oro alla 76ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, due Golden Globe e due premi Oscar (su undici candidature).

Nonostante il film abbia ricevuto molti elogi (certificati dai numerosi premi vinti) al contempo in molti hanno espresso alcune riserve su come il film abbia affrontato alcune tematiche scottanti. Tra i commentatori in negativo emerge il celebre regista David Fincher, il quale ha definito il film addirittura “sleale” nei confronti di chi è affetto da patologie psichiatriche. In una recente intervista per The Telegraph lo ha apertamente ha paragonato ad una “trappola”, in quanto il risultato sarebbe un prodotto da un certo punto di vista manipolatorio e orientato a far fare facili incassi agli studi cinematografici.

È realmente così? Ma soprattutto…chi è Joker?

Joker è innanzitutto una nemesi. Nel mondo DC è quella di Batman. E chi è Batman? L’eroe che non ci meritiamo ma di cui abbiamo bisogno (citando il capolavoro di Nolan). Il lato oscuro dentro ognuno di noi che tuttavia si nutre di speranza, della speranza di poter essere canalizzato a fin di bene. Quel fiore che nasce dal letame. 

Nella realtà è forse la nemesi di una società che tende a nascondere la polvere sotto il tappeto. Joker è un trickster moderno, che da buon “briccone divino” (citando Jung) tutto il suo agire sembra essere guidato dal profondo desiderio di violare ogni regola o tabù e di prendersi gioco di qualsiasi forma di ordinamento. Quel prendersi gioco è forse proprio la caratteristica principale del suo aspetto: un pagliaccio che ride persino della morte e in faccia ad essa.

Joaquin Phoenix (Joker, 2019) – Photo Credits: auralcrave.com

Sappiamo che all’interno del macroverso/multiverso DC, Joker non ha un’identità precisa, esistono infatti molti Joker, almeno tanti quanti sono apparsi sul grande schermo, tuttavia quello di Todd ha persino un nome e un cognome: Arthur Fleck. Il Joker di Todd non è un Joker cinematografico, il Joker di Todd non è connesso all’attore (che può essere chiunque), quello del 2019 è un documentario sui Joker di tutto il mondo, quelli reali. Sulla sofferenza psicologica e sulle conseguenze che una società, che non mette la salute psichica tra le sue priorità, può scatenare.

Nel film non a caso il protagonista riceve violenze sin dall’infanzia, riceve violenze anche in età adulta, continue aggressioni e microaggressioni. E come lo tutela la società? Tagliando i fondi ai servizi sociali. Arthur si ritrova esule in un mondo che conosceva sotto la lente delle medicine, della medicalizzazione, ma allo stesso tempo si ritrova come un cane rabbioso senza più un guinzaglio. Riscopre una libertà che gli è stata da un certo punto di vista imposta, alla quale lui non ha potuto avere accesso né gradualmente ne seguendo un corretto percorso terapeutico. 

La Gotham in cui vive non è più semplicemente un il luogo dove si svolge l’azione, diviene il simbolo di tutte le Gotham del mondo, di tutti quei luoghi-non luoghi dove la distanza sociale tra poveri e ricchi è diventata ormai irrecuperabile. Joker/Arthur non aggredisce senza motivo, non è semplicemente pazzo, lui aggredisce gli aggressori. Le loro vittime? Una donna, “nel piccolo della scena”, i reietti, “in grande”: erano ricchi, quei ricchi che si sono dimenticati dei poveri. Chi uccide poi? Il presentatore. Ma quello non era “un semplice” presentatore, quello era il simulacro dei media. i media bugiardi e manipolatori, i media che sfruttano la disperazione e la miseria umana per fare ascolti. E alla fine chi uccide? “il sistema”, la donna che lo interroga poco prima della scena finale. Quel sistema che lo ha preso a calci, che lo ha ingabbiato, prima solo mentalmente, ora anche fisicamente. Eppure Joker si credeva figlio di quello stesso sistema. Un sistema impersonificato da Wayne, quel Wayne che davanti alle telecamere si candida a sindaco per salvare Gotham, ma nei bagni di un teatro lo colpisce perché evidentemente instabile.

Adesso, rileggiamo l’articolo e guardiamoci attorno. Accendiamo la televisione. Leggiamo i quotidiani. Parliamo con i barboni o con i malati mentali. Quanti Joker conosciamo? Si tratta realmente di un film sleale?

Dario Bettati

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